OPPOSIZIONE L’ultima battaglia di Enrico Berlinguer
a cura di ERNESTO BERRETTI ♦
All’inizio degli anni Ottanta, Enrico Berlinguer viene considerato un leader conservatore, ideologico e ancorato a categorie novecentesche. Analisti e giornalisti decretano che il suo tempo politico è finito e nella direzione del Pci monta un dissenso sempre più duro verso le sue scelte. Ma intanto, nel Paese, il segretario comunista è diventato un mito per intere masse di persone: compresi tanti che non votano per il suo partito. Il suo funerale, con milioni di italiani in lacrime che sfilano davanti alla bara, lo dimostrerà con l’evidenza di un lutto collettivo mai più provato dopo di allora. Cosa era successo? Semplice: Berlinguer, in quegli anni, aveva fatto opposizione. Difendeva gli interessi dei lavoratori, dei ceti popolari, degli ultimi, che per lui erano i primi. E intercettava i problemi più vivi e contemporanei: la difesa della pace, la lotta delle donne, la battaglia per l’ambiente. Non era, come è stato dipinto, l’uomo della questione morale, ma quello della questione sociale e proprio per questo, negli anni che portarono a quell’ultima campagna elettorale, navigò nel più difficile dei mari: senza rendite sicure, appoggi forti o scelte facili. Perse il consenso della classe dirigente, ma conquistò un popolo. Luca Telese ripercorre oggi gli ultimi anni dell’avventura umana e politica di Enrico Berlinguer e la battaglia che lo portò a una morte epica e straziante, sul palco di Padova. Lo fa ridando voce, volti e nomi a un mondo ormai scomparso, ma la sua non è un’operazione nostalgia. È un messaggio attualissimo per la politica di oggi, per le sue ritrosie, per i suoi compromessi: l’opposizione è stata un’altra cosa. E potrebbe ancora esserlo.
- L’autore
Luca Telese è nato a Cagliari nel 1970, ma cresciuto a Roma. Ha iniziato a fare il giornalista a “Il Messaggero” nel 1989. Per diventare professionista ci ha messo la bellezza di dodici anni. Tendenzialmente scrive di politica, spettacoli e varia umanità. Il primo che lo ha assunto come giornalista è stato Pietrangelo Buttafuoco quando era direttore de “Italia Settimanale” (per la cronaca, il periodico chiuse dopo soli quattro mesi). Dal 1996 al 1998 lavora da free lance per “Sette”, l’inserto del giovedì del Corriere della sera, con Andrea Monti prima e Maria Luisa Agnese poi. Nel 1998 viene assunto a termine a “Il Corriere della Sera” (al politico, nella redazione di Milano). Dal 1999 è a “Il Giornale”, chiamato da Maurizio Belpietro come “redattore parlamentare”. Dal 2004 collabora con “Vanity Fair” e, dal 2008, con “Panorama”. Da settembre 2009 è al “Fatto Quotidiano”. Insieme a Roberto Corradi è stato anche il fondatore de Il Misfatto, il supplemento di satira de Il Fatto su cui di solito scrive un corsivo contraffatto con la voce dei protagonisti della settimana. I primi passi nel mondo della televisione, li muove in una tv privata, “Teleambiente”, in cui poteva sbagliare tutto e imparare moltissimo. Poi è autore di “Chiambretti c’è” (Rai Due, solo la prima edizione), “L’Alieno” (Italia uno), “Batti & ribatti” (Rai Uno), “Cronache Marziane” (Italia uno, solo la prima edizione) e nel 2006 ha condotto “Omnibus estate” (La7). È stato poi autore e conduttore di “Parenti Serpenti”, “Planet 430″ (su Planet, 2004 e 2005), e “Tetris” (su Raisat extra prima e su La7 ora). Dal giugno del 2010, con Luisella Costamagna, conduce “In onda”, talk show di approfondimento serale di La7. Con lei ha fatto circa 170 puntate. Poi, nel settembre 2011 Luisella Costamagna è stata sostituita da Nicola Porro. Nel 2017 conduce Bianco e nero, un prima serata di cronaca che ha rappresentato (per ora) l’esperienza più bella e sfortunata della sua carriera: grande squadra, grande soddisfazione per il prodotto, ascolti bassi. Dal giugno 2017 è tornato a condurre In Onda estate. Ha scritto sei libri: “La lunga Marcia di Sergio Cofferati” (Sperling & Kupfer 2003), “Lula! Storia dell’uomo che vuole cambiare il Brasile e il mondo” (con Oliviero Dottorini – Castelvecchi 2003), “Cuori neri” (Sperling & Kupfer 2006), “Qualcuno era comunista” (Sperling & Kupfer 2009), “La marchesa, la villa e il cavaliere” (Aliberti 2011) e “Gioventù, amore e rabbia” (Sperling & Kupfer 2011). Sempre per la Sperling cura la collana “Le radici del presente”, che si occupa di raccontare il passato prossimo dell’Italia. Per tre anni ha lavorato al settimanale The Post internazionale (e per due anni è stato vicedirettore della rivista). Dal 2023 ha collaborato con Carlo Verdelli, pubblicando le sue interviste su Oggi. Da questa estate è direttore di uno dei più prestigiosi quotidiani regionali, il Centro, il primo quotidiano dell’Abruzzo.
ERNESTO BERRETTI
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(Scheda a cura di SOLFERINO EDITORE)

Grazie, Telese e’ un giornalista molto valido secondo la mia opinione sottovalutato♥️🐈⬛
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Telese e Berlinguer sono due nomi che non andrebbero avvicinati nemmeno per scherzo, anche se il primo ha sposato la figlia del secondo.
Nel merito, Berlinguer fu un eroe tragico, perchè capì i problemi profondi dell’Italia e cercò contraddittoriamente una via d’uscita, fino a quando intervenne il terrorismo di sinistra a sopprimere Aldo Moro e ogni possibile via d’uscita riformatrice. Il dopo Moro fu una serie di tentativi di uscire dall’impasse, con poca fortuna e poca lucidità. Sullo sfondo, il distacco chiaro da Mosca ma la timidezza del giudizio sul socialismo realizzato che non lo portò ad abbracciare una svolta socialdemocratica. Era purtroppo un leader sconfitto, quando morì.
E l’opposizione che lui condusse negl ultimi anni aveva sempre ben presente il senso dello Stato, che gli conservò immutata credibilità politica.
Marcello Luberti
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