IO STO CON I PESCI – L’azione umana associata a un Codice di comportamento di consumo di prodotti della pesca basato su strategie di economia circolare 4. Cap2.

di GIORGIO CORATI

L’argomentazione di questo documento si basa su concetti di strategie di economia circolare, specula sulla necessità di un consumo sostenibile dei prodotti della pesca avvertita dal consumatore, propone una soluzione in merito, ipotizzandone i vantaggi e i benefici generali.

Nell’articolo che segue riporto la conversazione in merito che intrattengo con il mio amico Ettore.

RIPRESO*

Ettore: ”Scusa, Giorgio. Non potevo non rispondere al cellulare”.  

Allora, Ettore, riprendiamo. Vediamo… stavo dicendo di questo mio documento. Bene, entriamo nel vivo. Cosa dirti sulla sostenibilità e sul consumo di prodotti della pesca! Beh, ti riporto prima delle informazioni, che credo possano essere interessanti da conoscere e poi una brevissima panoramica sull’“Approccio” come introduzione della proposta vera e propria destinata al consumatore di prodotti della pesca.

Ebbene, iniziamo dicendo che nel 1973 il biologo Barry Commoner,1 che a quel tempo negli Stati Uniti era considerato il pioniere degli studi ambientali, lanciava un ammonimento che, Ettore, puoi leggere a p.260 del suo illuminante libro dal titolo Il cerchio da chiudere. La natura, luomo, la tecnologia. L’essere arrivati alla crisi ambientale, quella di inizio anni Settanta del Novecento per intenderci, scrive Commoner, “è dovuto al fatto che i mezzi da noi usati per ricavare ricchezza dall’ecosfera sono distruttivi dell’ecosfera stessa”. Nella pagina successiva, Commoner avverte, inoltre, che “la situazione di rapido peggioramento ambientale”, secondo lui determinerà dei costi globali, per cui è necessaria una “riforma della produzione”. Così la definisce e continua dicendo che […] “deve essere portata avanti senza una pesante riduzione degli attuali livelli di beni utili, disponibili per l’individuo; al tempo stesso controllando l’inquinamento, la qualità della vita può migliorare in modo significativo”. Questo, Ettore, è quanto sosteneva Commoner. Era il 1973! Che dire, Ettore?

Ettore: “Che aggiungere”!

Proseguo! Ho già detto, Ettore, che le attività economiche producono sviluppo e crescita economica; non si può celare il fatto, comunque rilevante, che esse determinino benessere e prosperità. Tuttavia, gli esseri umani, come sostenevano nel 1997 Vitousek, Mooney, Lubchenco, e Melillo,2 esercitano delle alterazioni sostanziali e crescenti sulla Terra da cui originano effetti diretti e indiretti sul suo sistema. Questo del resto è un concetto già più volte ribadito in seguito. Per quanto riguarda la pesca, nel 2010 Swartz, Sala, Tracey, Watson, e Pauly3 scrivevano che tale attività genera enormi impatti sugli ecosistemi marini e sulla biodiversità in essi presente, nonostante secondo il biologo Wilson, così come riporta nel 2015 Sachs,4 l’amore per la biodiversità sia qualcosa di profondamente radicato nell’umanità.

L’epoca attuale, Ettore, è contrassegnata dal dilemma relativo alla capacità portante della Terra di poter fornire e rigenerare le risorse che gli esseri viventi necessitano per vivere nell’attuale e soprattutto nel futuro. 

Ettore: “Si conosco questo tema. Si tratta praticamente di un dilemma sulla sostenibilità dell’uso e dell’utilizzo delle risorse naturali e degli ecosistemi; un dilemma che, per dirla con te e cioè parlando delle risorse ittiche, riguarda sia la necessità di un buono stato dei mari sia l’attenzione per la biodiversità delle popolazioni ittiche. Ciò a maggior ragione date le condizioni di criticità in cui versano le quantità sfruttabili delle popolazioni ittiche a livello globale.  

Benissimo Ettore, mi sorprendi. Davvero! Le quantità sfruttabili delle popolazioni ittiche sono dette stock in lingua inglese… E poi, oltre a ciò che hai detto, è da sottolineare che all’aumento crescente dei consumi sono connessi i concetti importanti di impronta ecologica5 e di earth overshoot day.6 Ettore, andando oltre, ti dico che, faccio mio e sostengo il monito espresso da Daly, riportato nel 2007 da Pulselli, Bastianoni, Marchettini, e Tiezzi.7 Voglio dire di essere d’accordo quando Daly, in sostanza, afferma che è importante che gli esseri umani compiano una transizione verso un’economia sostenibile per poter continuare a operare anche in futuro, ponendo attenzione ai limiti biofisici inerenti all’ecosistema globale. Il monito di Daly, che è così datato molto indietro nel tempo, riguarda l’importanza della transizione verso un’economia sostenibile, al fine di scongiurare il rischio di incorrere in una catastrofe ecologica, la quale, secondo lo stesso Daly, avrebbe ripercussioni sugli stili di vita degli uomini. Ne abbiamo già parlato, del resto, però mi piaceva rimarcarlo.

Ettore: “Stai dicendo di cose dette e scritte tanti anni fa! Pensa alla situazione attuale generale!”

Già. Tanti anni fa!… Ettore. Eppure la questione è ancora aperta. Comunque sia, semmai ci fosse bisogno di ripeterlo, anche le attività umane in generale condotte lungo la costa tendono ad alterare gli equilibri degli ecosistemi marini e delle risorse ittiche presenti. Del resto, appunto, questo è già stato detto da molti autori. 

Ettore: “Ma che ci vuoi fare! Per certi aspetti rientra in ciò che definiamo normalità”.

È certo che la biodiversità delle specie sia a rischio. Inoltre, crea allarme il consumo di prodotti della pesca in crescente aumento, così come viene comunicato da più parti e come hai certamente letto anche tu, Ettore. Anche tu ne hai parlato. Certamente, per di più non può sfuggire che il consumo dei prodotti della pesca è molto spesso incentrato soltanto su poche specie ittiche rispetto alle molteplici disponibili. 

Sai, Ettore, tra le pubblicazioni che hanno attratto la mia attenzione c’è l’Annuario dei dati ambientali 2021 pubblicato da ISPRA.8 Riporta come, nel periodo 2007-2019, il livello di mortalità degli stock ittici in termini di “mortalità da pesca” risulti essere superiore al livello di catture necessario per conseguire uno sfruttamento sostenibile nel lungo periodo, considerando condizioni ambientali medie. In tal senso, Ettore, credo sia estremamente importante che, nell’ambito dell’attività della pesca e in merito alle risorse alieutiche, il Parlamento europeo9 in una sua Dichiarazione del 2012 abbia invitato la Commissione europea a condurre una campagna informativa a favore dei cittadini europei e a promuovere interventi legislativi, orientati a garantire l’utilizzo sostenibile delle risorse ittiche, considerate bene comune globale. Se ci pensi, Ettore, sono proprio le caratteristiche di rivalità e di non-escludibilità connesse alla risorsa bene comune che determinano ciò che nel 1968 Hardin10 ha definito “tragedia dei beni comuni”, cioè situazioni di sovrasfruttamento e insostenibilità. 

Ettore: “Ah… non ho mai fatto questa considerazione!”

L’alternativa a tali situazioni è da ricercarsi nelle politiche pubbliche di gestione della risorsa stessa, proprio perché si tratta di un bene collettivo; sarai però d’accordo con me, Ettore, che il sostegno è da ricercarsi anche nel comportamento del consumatore, in un “comportamento di consumo rinnovato” direi, attraverso il quale un consumatore “attento” al tema in questione assume certamente un ruolo di rilievo e magari anche ulteriormente incisivo.

Ettore: “Dunque, tutto ciò vuole argomentare la tua proposta, quella dell’Approccio… come si chiama… ah, si… “C0/C9al consumo sostenibile dei prodotti della pesca così, come lo hai chiamato tu, no”?

Si, Ettore, però ancora ho molto altro da argomentare. Ti dico, che se guardi di nuovo sul piano della scrivania vedi che su quest’altro foglio, in cui ho delineato quella che chiamo Tabella 1, vedi, appunto, che lì ho rappresentato il Codice di buone pratiche di consumo. Ti ricordo che è basato su modi e modalità di consumo sostenibili secondo un’ottica di economia circolare

Ettore: “Adattate da strategie di economia circolare proposte in uno studio del 2017 da Potting, Hekkert, Worrell, e Hanemaaijer”.11

Bravo Ettore, mi sorprendi sempre più. Vero! Ti rammento pure che si tratta di un importante studio che propone un quadro di strategie che può essere definito come “Quadro delle 9R”. Se vuoi ti mostro la grafica. Eccola, tratta da una pubblicazione di Netherlands Environmental Assessment Agency.11

CORATI !Poi, se non ricordi bene quanto ti ho già detto, ripeto senza problemi che il Codice definisce modalità di consumo sostenibile supportate da “buone pratiche” intraprese dal consumatore “dal basso verso l’alto”. Mi spiego meglio… il Codice propone azioni “utili”, concrete e specifiche che ho definito “AttuAzioni C0/C9”, le quali concettualmente costituiscono il “Quadro delle 9C”. Le “AttuAzioni” sono motivate e facenti parte di un processo di crescita personale continuo che si delinea lungo la traiettoria di un potenziale consumo sostenibile. I loro effetti o gradimento ed efficacia possono essere sottoposti a una valutazione qualitativa. Poi, lasciami dire che il termine “utile” lo scrivo virgolettato per un motivo ben preciso, che va oltre il significato del termine in sé. Poi ti dirò di più quando sarà il momento. 

Ettore mi osserva con uno sguardo perplesso.

Si, Ettore. Effetti o gradimento ed efficacia possono essere valutati, ma per il momento, in merito, non ho avuto ancora modo di condurre alcuna indagine tra i consumatori nell’ambito territoriale del Compartimento marittimo di Civitavecchia e zone di “prossimità”. Certo sarebbe estremamente interessante farlo. Comunque anche di questo ne parlo di più in seguito, perché nel documento riporto delle note in merito. Ora, basta dire che l’indagine può essere diretta ad analizzare se e quanto decisioni di consumo basate su informazioni concrete, come quelle proposte dall’Approccio “C0/C9”, alternative alle “pratiche solite di consumo”, possano essere apprezzate, ritenute sostenibili e possano, inoltre, avere la capacità di poter determinare un cambiamento nel comportamento di consumo dei prodotti della pesca. Intendo dire di un cambiamento lungo una traiettoria di sostenibilità nel contesto della transizione verso l’economia circolare. Tutto ciò auspicato dalla possibilità che il consumatore sia e possa essere sempre più consapevole dell’importanza che assumono le proprie decisioni di consumo, senza considerare il comportamento altrui. Lasciami, ora, chiarire quest’ultimo concetto, Ettore. Possibili decisioni e comportamenti opportunistici di alcuni consumatori, che sono tipici della natura umana e sono o possono essere ritenuti indesiderabili, non dovrebbero ostacolare il comportamento di altri consumatori che mira a concorrere, ad esempio, a mitigare o a evitare del tutto sprechi inutili di risorse o magari sprechi dannosi.

Ettore: ”Beh… devo dire che… certamente le decisioni di consumo proiettano i loro effetti al di là dello scopo immediato che si propongono di raggiungere”.

Ben detto, Ettore. Si tratta, se ci pensi, di effetti anche indiretti sui quali a volte non ci soffermiamo, magari per pigrizia o per miopia. 

Ettore: “Certo che… se penso a quanto mi hai accennato fin qui in merito alle alterazioni crescenti dei processi naturali e cioè che a distanza di tempo rappresentano sempre più dei rischi sistemici, che tra l’altro si ritengono essere alla base dell’attuale problema del cambiamento climatico… allora… mettendo da parte questioni come lo scioglimento dei ghiacciai, l’acidificazione del mare, il riscaldamento in superficie delle acque marine e l’eutrofizzazione causata dall’inquinamento antropico… che dire… il cambiamento climatico, che molti studiosi ritengono connesso strettamente al modello economico di sviluppo divenuto globale nel corso del tempo, sta accelerando ulteriormente la frequenza e la gravità degli eventi naturali avversi. Non c’è da chiedersi né da meravigliarsi più di tanto dunque perché mai le calamità naturali si manifestino sempre più come eventi estremi! Al contrario, un aspetto che sembra essere alquanto trascurato è che i “danni” inferti da tutti questi eventi naturali avversi rimangono un fardello a carico di tutti, indistintamente! Poi, scusa Giorgio, lasciami aggiungere ancora un pensiero. Per quanto mi ha detto dell’economia circolare, mi viene da riflettere sul fatto che… certo, si tratta di costi importanti da sostenere per cambiare modello produttivo, però, sai… tutto sommato, mi pare di capire che a fronte di sacrifici all’orizzonte ci siano molti benefici per tutti. E quando dico tutti, intendo dire produttori, consumatori, cittadini e ovviamente l’ambiente naturale generale. Dunque sacrifici, di cui come al solito non se ne può fare a meno, a favore di potenziali benefici, di prosperità biologica ed economica e di un miglior adattamento alle contingenze, anche se sembrerebbe impossibile un adattamento, diciamo, tendente all’infinito! E il tutto, considerando pure che l’uso di molte delle risorse naturali impiegate come fattori di produzione, così importanti per le catene di approvvigionamento, dipende, a ben vedere, strettamente anche dalla localizzazione geografica delle risorse stesse. È anche per questo motivo che il modello di economica circolare si ritiene e tende a rivelarsi utile per sopperire non soltanto alla rarefazione delle risorse ma anche per poter rivendicare a livello nazionale una certa dipendenza dalle proprie importazioni. Ecco, questo è ciò che mi viene da dire! Ma credo pure che tutto ciò sia davanti agli occhi di tutti!”.  

Ettore, le tue osservazioni non mi sorprendono, ma sicuramente sono in molti a non essere d’accordo. Comunque, dai… Ora, però, prima di tornare a parlare più in dettaglio della sostenibilità del consumo dei prodotti della pesca, ti chiedo io di prenderci una pausa, Ettore.

Ettore: “Si, sarà bene fare una pausa”! Sul volto di Ettore si staglia un sorriso che sembra dire mi piace ciò che ascolto, mi incuriosisce pure, però se non avessi fatto troppe domande mi sarei risparmiato tante chiacchiere. 

GIORGIO CORATI                                                                                                                          (SEGUE)

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Bibliografia
* Pubblicato il 18 settembre 2024 su https://spazioliberoblog.com/2024/09/18/io-sto-con-i-pesci-lazione-umana-associata-a-un-codice-di-comportamento-di-consumo-di-prodotti-della-pesca-basato-su-strategie-di-economia-circolare-3-cap1/
 Commoner, B. (1973, pp.260-261). Il cerchio da chiudere. La natura, l’uomo, la tecnologia. Titolo originale “The Closing Circle”. Seconda edizione. Stampato in Italia: Garzanti.
2 Vitousek P.M., Mooney, H.A., Lubchenco, J., & Melillo, J.M. (1997). Human Domination of Earth’s Ecosystems. Science, Vol 277 Issue 5325, pp.494-499. https://doi: 10.1126/science.277.5325.494.
3 Swartz, W., Sala, E., Tracey, S., Watson, R., & Pauly, D. (2010). The Spatial Expansion and Ecological Footprint of Fisheries (1950 to Present). PLoS ONE 5(12): e15143. https://doi: 10.1371/journal.pone.0015143.
4 Sachs, J.D. (2015, p.452). L’era dello sviluppo sostenibile. San Giuliano Milanese (MI): Università Bocconi. 
5 Vedi, http://www.footprintnetwork.org.
6 L’earth overshoot day è un giorno preciso, determinato di anno in anno dal Global Footprint Network, in cui l’umanità a livello globale esaurisce le risorse naturali che la Terra rende disponibili per quell’anno preso di riferimento.
7  Pulselli, M., Bastianoni, S., Marchettini, N., & Tiezzi, E. (2007, p.7). La soglia della sostenibilità. Ovvero quello che il Pil non dice. Volume realizzato con finanziamenti  di Provincia di Modena, Fondazione Cassa di Risparmio Provincia di Modena, Provincia di Rimini. Roma: Donzelli. 
8 Istituto per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ISPRA. (2021). Annuario dei dati ambientali 2021 in collaborazione con le Agenzie regionali e delle province autonome nell’ambito del Sistema Nazionale per la Protezione dell’ambiente (SNPA). Sito web consultato il 23 maggio 2022: https://annuario.isprambiente.it/sys_ind/macro/34.
9 Parlamento europeo. (2012). Dichiarazione del Parlamento europeo del 18 aprile 2012 sulle risorse ittiche come bene comune (C.1). 
Sito web consultato il 24 marzo 2021: https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/TA-7-2012-0129_IT.html. 
https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/TA-7-2012-0129_IT.pdf.
10 Hardin, G. (1968). The Tragedy of the Commons. Science, New Series, Vol. 162, No. 3859 (Dec. 13, 1968), pp.1243-1248. American Association for the Advancement of Science. http://www.jstor.org/stable/1724745.
11 Potting, J., Hekkert, M., Worrell, E., & Hanemaaijer, A. (2017, Fig.1, p.5). Circular Economy: Measuring Innovation in the Product chain. English translation of the report Circulaire economie: Innovatie meten in de keten. Policy report. The Hague: PBL Netherlands Environmental Assessment Agency. PBL n.2544.