IO STO CON I PESCI – L’azione umana associata a un Codice di comportamento di consumo di prodotti della pesca basato su strategie di economia circolare 0 – Intro -.
di GIORGIO CORATI ♦
Un argomento molto particolare che tengo a condividere si basa concettualmente sulla possibilità e concretamente sulla potenzialità di adottare e attuare delle “buone pratiche di consumo sostenibile” prima, durante e dopo l’utilizzo di pescato da cattura locale. Lo so è una questione su cui discutere e speculare ampiamente e a volte può anche essere tediosa. Forse è un argomento che interessa pochi, ma sono sicuro che non sia così e, dunque, ne parlo, sperando di incuriosire. La verità è che si tratta di una questione molto dibattuta nella letteratura internazionale seppure questa la consideri da punti di vista scientifici diversi e con finalità distinte.
Ho già avuto modo di condividere il mio pensiero o meglio la mia argomentazione che non soltanto sostiene come importante l’adozione di “buone pratiche di consumo sostenibile”, che possono essere utili per soddisfare il bisogno di informazione in merito che manifesta il consumatore, bensì propone in sé una soluzione che può rivelarsi estremamente valida. L’ho fatto con Ettore, un mio amico al quale devo riconoscere la virtù della pazienza per aver atteso fino all’ultima parola quanto avevo da raccontargli. Certo tra noi c’è stato uno scambio di battute e lui non ha potuto esimersi dal farmi delle domande derivanti da sue perplessità. Credo sia normale che ciò accada e soprattutto quando l’argomento è oggetto anche di ipotesi e talvolta di congetture. Si sa, però, che non c’è alcun limite concreto alla visione. È accaduto non molto tempo fa, a seguito di una sua visita, durante la quale Ettore mi ha sollecitato a spiegargli cosa stessi studiando, vedendomi immerso tra libri, appunti e, forse, assorto con lo sguardo “tra le nuvole”.
Riporto qui scritta per esteso la mia argomentazione, evitando di proporla come discorso diretto, eludendo in questo modo le frequenti inserzioni di dialogo tra lui e me, anche se alcune saranno doverose.
Il testo è molto lungo e perciò ho pensato di suddividerlo, proponendolo in capitoli e paragrafi relativamente brevi in modo tale che la lettura, mi auguro, risulti piacevole e ne possa trarre interesse anche il più profano della questione.
Ettore, devo dire, è una persona curiosa. Entrando in casa da me, ha subito compreso che ero intento nei miei pensieri – d’altronde non attendevo nessuno in quel momento – e senza profferire altra parola ha esordito dicendo: “che stai scrivendo? Ancora di pesci!”
Si Ettore, ancora di pesci! Ho risposto con un leggero disappunto.
Ettore: “Ah”!
Ettoré… sto argomentando una proposta che ha bisogno di molte informazioni e per questo il tempo non basta mai, tanto più le parole.
Ettore: “Ho capito, Giorgio. E dimmi, ti va di farmi comprendere quello che stai scrivendo? Ho tempo, per questo; lo sai” e sorridendo mi incastra, “non mi tiro indietro all’ascolto!”
Va bene Ettore, ma mettiti comodo. Non ti lascio andar via fino a che non ho detto tutto. Ma attenzione potrebbe essere noioso se poi scopri che non ti interessa granché.
Ebbene, devi sapere che la mia argomentazione si inserisce, per quanto ne so, in un vuoto nella letteratura internazionale, e ha l’intenzione di indicare al consumatore come potersi orientare con maggiore consapevolezza e responsabilità lungo la traiettoria del consumo sostenibile di prodotti della pesca, data la sua necessità rilevata di soddisfare un bisogno di informazione maggiormente puntuale e concreto.
Ettore: “Ah, perbacco!”
Non fare lo spiritoso. Sei pronto, Ettore? Bene, siediti e ascolta, dunque dicevo che nella letteratura internazionale esiste un’ampia rassegna di studi e ricerche che indagano preferenze, motivazioni e modalità di consumo di prodotti della pesca. Talvolta sono focalizzate su specifiche specie ittiche. Recenti studi e ricerche di letteratura scientifica sul consumo sostenibile dei prodotti della pesca si incentrano sulla rilevazione di dati in termini di impatti negativi o di minacce alla biodiversità delle specie ittiche o su aspetti del comportamento del consumatore come, ad esempio, quelli nell’ambito di attività di marketing o rispetto al tema della salute. Vi sono anche lavori che, oltre a porre l’attenzione sul tema della sostenibilità, secondo l’ottica di vari ambiti disciplinari, convergono sulla difficoltà che incontra il consumatore a comprendere fino in fondo sia il significato di sostenibilità sia come dovrebbe agire in merito. Come ti dirò in seguito, inoltre, in merito a produzione e a consumo sostenibili vi sono lavori concordi sull’importanza di un’adeguata informazione pubblica. Tuttavia, nella generale e ampia discussione sulla sostenibilità, in termini di consumo efficiente ed efficace delle risorse biologiche e naturali in generale, molte ricerche e studi scientifici sul comportamento di consumo di prodotti della pesca tendono, generalmente, a trascurare la formulazione e la descrizione di specifiche pratiche sostenibili di consumo, cioè di azioni concrete utili, alternative al “consumo come al solito”, che possano favorire il consumatore nelle proprie decisioni di consumo di prodotti della pesca di origine locale e “di prossimità” e che possano, inoltre, limitare qualsiasi tipo di manaccia alla biodiversità delle specie ittiche.
Ettore, ti dico che a mia conoscenza, rispetto a ciò, allo stato attuale sono sono assenti studi e lavori scientifici che formulano, sviluppano concettualmente e propongono delle azioni concrete da attuare come “buone pratiche” o modi e modalità di consumo sostenibile che siano alternativi al “consumo come al solito”. Questo mio documento, per farti capire meglio, si inserisce in tale presunto vuoto nella letteratura internazionale, nel tentativo di indicare o, se vuoi diciamo, suggerire al consumatore come potersi orientare con maggiore consapevolezza e responsabilità lungo la traiettoria del consumo sostenibile di prodotti della pesca, nel tentativo di soddisfare un suo bisogno di informazione rivelato in quell’indagine di studio universitario che, come sai o almeno spero che rammenti Ettore, ho condotto nel 20211 e che, a pena di smentita, caro Ettore, è stata la prima mai svolta nell’ambito territoriale del Compartimento marittimo di Civitavecchia”.2
Ettore: “Si, mi ricordo, ma la mia memoria in questo momento…”
Si va bene, ti rinfresco la memoria. Dalla mia indagine è emerso che il consumatore necessita di informazioni concrete, sostanziali al fine di poter intraprendere o attuare un consumo sostenibile di prodotti della pesca. Ciò appare in linea con quanto riportato nella letteratura scientifica internazionale da molti studi e ricerche che rilevano l’importanza di un’adeguata informazione pubblica sotto vari punti di osservazione e di indagine. Ah, un momento… non ti ho ancora detto. Il titolo che ho pensato per questo mio documento è “Il comportamento di consumo sostenibile dei prodotti della pesca secondo l’Approccio “C0/C9”. Estensione del concetto di consumo sostenibile, utilizzando un Codice di comportamento di consumo basato su strategie di economia circolare”. Si lo so, è un titolo lungo per un documento o un cosiddetto “paper”, all’inglese; però dovrebbe far capire bene di cosa tratta; almeno lo spero! Il “paper” propone uno studio e una proposta di comportamento di consumo rivolta al consumatore. La proposta si sostanzia in un innovativo Approccio “C0/C9” al consumo sostenibile dei prodotti della pesca da cattura locale e “di prossimità”. Si tratta di un modello di consumo sostenibile, rappresentato da un Codice di buone pratiche di consumo dei prodotti della pesca. Il Codice è costituito da azioni “utili”, concrete, specifiche e definite, denominate “AttuAzioni C0/C9”, descritte, motivate e proposte in ordine di priorità per essere implementate dal consumatore “dal basso verso l’alto”, che costituiscono un quadro concettuale definibile “Quadro delle 9C”. A questo punto, Ettore, guarda questa grafica che ho predisposto.
Ettore: “Quale”?
Questa che ho nominato Figura1, qui, sul foglio sulla scrivania. So che la tua pazienza non ha limiti Ettore, per cui poi ti spiegherò per filo e per segno le “AttuAzioni” una per una.
Ora, però, lasciami proseguire. Le “AttuAzioni C0/C9” si basano su modi e modalità di consumo ovvero su “strategie di circolarità di consumo” adattate da strategie proposte in un importante studio sull’economia circolare pubblicato nel 2017 da quattro studiosi, Ettore. Vuoi sapere i loro nomi? Si chiamano Potting, Hekkert, Worrell, Hanemaaijer.3 Nel loro studio, questi autori hanno sviluppato una cornice concettuale, denominata Circularity strategies within the production chain, in order of priority. Si lo so che magari in inglese non ti dice niente, però si tratta veramente di un lavoro notevole sul ruolo dell’innovazione nelle transizioni da un’economia lineare verso un’economia circolare4 nelle catene di prodotti, che può essere visto come “Quadro delle 9R”. Tale cornice definisce delle strategie di circolarità all’interno della filiera produttiva in ordine di priorità, al fine di abbandonare definitivamente il modello economico lineare, che poi è quello “classico”, quello di sempre insomma! Si tratta, in estrema sintesi, di strategie mirate a Rifiutare (R0), Ripensare (R1), Ridurre (R2), Riusare (R3), Riparare (R4), Rinnovare (R5), Ricostruire (R6), Riutilizzare (R7), Riciclare (R8), Recuperare (R9) da implementare in ordine di priorità dall’ultima verso la prima.
Ettore: “Insomma… sono quelle strategie di cui si parla ormai spesso ma che talvolta, mi sono reso conto, possono essere fraintese in termini nel loro significato vero e proprio. Non è così?”.
Si, è proprio così. In ogni modo, dai, fammi proseguire, altrimenti facciamo notte… dunque… dov’eravamo rimasti… si, ecco. L’adattamento al consumo da tali strategie di produzione è un presupposto rilevante della proposta del mio Approccio “C0/C9” nel rapporto tra produzione e consumo; può essere fruttuoso sia per la “transizione verso l’economia circolare”,5 con l’abbandono definitivo del modello economico lineare, sia per la “transizione verso la sostenibilità” e la “transizione ecologica”, oltre che verso la bioeconomia blu.6 Un giorno, poi quando tornerai a trovarmi di spiegherò un altro mio documento sulla bioeconomia blu e sulla questione dello “scarto ittico” e la sua valorizzazione in merito a cui ho scritto e proposto una possibile soluzione di tipo sistemico. Per ora, è tanto quello che ti sto dicendo e temo che, nonostante sia infinita, anche la tua pazienza possa abbandonarci. Comunque. L’Approccio “C0/C9” è formulato in merito a quanto stabilisce e sostiene la Commissione europea in una sua Comunicazione7 e cioè che per esercitare i propri diritti e per migliorare le proprie conoscenze “i consumatori devono disporre di informazioni chiare, attendibili e comparabili e degli strumenti per comprenderle”. È scritto a pagina 9, Ettore. L’Approccio vuole poi far riflettere sui modi e sulle modalità attuali di consumo e stimolare nel consumatore il senso di consapevolezza e responsabilità, promuovendo un “consumatore rinnovato”. A proposito, mio caro Ettore, in questo “paper”, quel consumatore lo definisco astrattamente “homo edoctus” come credo nessuno lo abbia considerato prima d’ora. Poi te ne parlerò più ampiamente descrivendolo. Ora continuo a spiegare. L’Approccio “C0/C9” ipotizza vantaggi per la comunità e, in tal senso, aspira, quale contributo, a poter generare benefici associati e connessi ai nuovi modi e modalità sostenibili di consumo intrapresi, supporta concettualmente l’importanza della disponibilità futura delle risorse, quale lascito alle future generazioni, oltre che l’attività alieutica della piccola pesca costiera che certamente è da tutelare. Ettore mi interrompe; “meno male, così faccio una pausa”, penso tra me.
Ettore: “Interessante. Certo, la piccola pesca costiera è un’importante attività economica locale di produzione e poi è pure una preziosa alleata della nostra alimentazione e soprattutto della dieta mediterranea. Sai quanto sono curioso e quanto adoro sperimentare novità a tavola” e sorride compiaciuto, come se avesse detto qualcosa di mai ascoltato.
Ettoré?! Riprendo. Infine, e spero proprio di non averti abbrutito, ho ancora qualcosa da dire sull’Approccio. È orientato sulla traiettoria di molteplici Politiche e Strategie dell’Unione europea, ad esempio. Vuoi un elenco? Ebbene, sia: “Green Deal Europeo”,8 “Economia blu sostenibile”,9 “Strategia dell’UE sulla biodiversità”,10 Strategia dell’UE “Dal produttore al consumatore”.11 Poi, devo ancora dire che l’Approccio si pone nell’ottica delineata dalla “Politica comune della pesca”, che, come sostiene una Comunicazione della Commissione europea,12 ha l’intento di “garantire la sostenibilità a lungo termine della pesca” […] [e] “la disponibilità dell’approvvigionamento alimentare” […]. È riportato nell’Introduzione di quella Comunicazione, Ettore … Non venirmi a dire che non ti avevo avvertito che poteva essere noioso. Ebbene, Ettore, ho quasi finito, poi ci prendiamo una bella pausa, dicevo… l’Approccio “C0/C9” è altresì orientato a sostenere gli Obiettivi di Sviluppo sostenibile n.12 Consumo e produzione responsabili e n.14 La vita sott’acqua dell’Agenda 2030, definiti in sede ONU nel 2015,13 e considera le Priorità 1 e 3 del Fondo europeo per gli Affari marittimi della Pesca e dell’Acquacoltura, noto come FEAMPA 2021-2027,14 come possibili opportunità di innovazione, di sviluppo oltre che di valorizzazione delle risorse ittiche. Adesso però, facciamo una pausa, Ettore. Prendiamoci un caffè.
GIORGIO CORATI (SEGUE)
