ALCUNE CONSIDERAZIONI – (PARTE 3)

di FRANCESCO CORRENTI

Luigi Piccinato

(Legnago, Verona, 30 ottobre 1899 – Roma, 29 luglio 1983)

Laureato in architettura a Roma nel 1923, diede avvio sin dai primi anni ad un’intensa attività didattica e professionale orientata principalmente nel campo della sua “vocazione” per l’urbanistica ma non esente da interventi in campo architettonico e strutturale. Dimostrò subito la sua sensibilità per le matrici storiche del territorio, partecipando fin dal 1926 a un “contropiano” per Padova in cui chiese il rispetto per “quel minuto organismo tradizionale che i secoli avevano conservato in città”, contestando la distruzione che si intendeva attuare con gli sventramenti tipici del tempo. Tale atteggiamento portò a un congresso nel 1929 e furono i suoi principi quelli posti poi a base dell’Istituto Nazionale di Urbanistica. La sua sensibilità al tema ambientale si riscontra anche quando affronta il tema architettonico: così a Roma, nella casa sui Monti Parioli, poi nella villa Bossiner e nell’interessante Casa-albergo in via Nicotera. Come ancora, nella Mostra d’Oltremare a Napoli e nel concorso nazionale per la Facoltà di Medicina e Chirurgia, sempre a Napoli, in cui pone con vigore il problema dell’ambientamento. Suo lo Stadio Adriatico di Pescara. che vinse nel ’61 il premio IN/Arch Domosic  e ancora il Premio Nazionale Olivetti per l’Urbanistica, motivato dall’equilibrio fecondo con cui seppe cogliere gli aspetti storico-problematici e creativo-pratici dell’attività urbanistica, fino al progetto per il piano regolatore di Roma e quelli di Aprilia nel ’33 e per Sabaudia nel ’34, città fondata, in cui manifesta la sua impostazione razionale dei problemi urbanistici e socio-economici  per un centro di nuova formazione, che si attua in modo concreto e conseguente nel centro direzionale. La creazione di nuovi centri abitati lo vede protagonista in Argentina, con interventi per 50.000 abitanti, e per interi villaggi in Turchia e altrove. La profonda conoscenza delle matrici storiche del territorio – tema su cui scrisse numerose libri – lo vede protagonista da Brescia a Matera, da Napoli a Roma e in prestigiosi incarichi internazionali, tra cui il piano di Tel Aviv, quelli di Skopje e di Bursa e quello di Istanbul. Membro di accademie (San Luca) e istituti culturali, docente e poi professore emerito (1973), ha insegnato a Napoli (1937-50), Venezia (1950-63) e Roma (1963-83), influenzando, tra l’altro, oltre alla definizione scientifica e didattica dell’insegnamento urbanistico, la disciplina della materia e della legislazione relativa, nonché la formazione degli architetti laureati alla “Sapienza” e, quindi, di quanti operanti in quegli anni a Civitavecchia, sia nel settore della pubblica amministrazione (in Comune, alla Provincia e in Regione), sia nella sfera della professione per l’edilizia privata e cooperativa.

Proprio a Civitavecchia, fu chiamato nell’anteguerra a redigere – in base alla nuova legge urbanistica del 1942 –, il Piano Regolatore cittadino, che non giunse all’adozione, ma gli permise di essere pronto, fin dal giugno del 1945, con un ottimo Piano di Ricostruzione della città distrutta dai bombardamenti, in cui impostò una intelligente riedificazione di quanto era rimasto, come lo storico isolato a ridosso del porto, dalla cattedrale ed episcopio, con Campo Orsino, la chiesa di Santa Maria e il convento domenicano, la Rocca pontificia. Inoltre, con la previsione di una zona di espansione che avrebbe consentito di trasferire volumetrie dal centro storico, diradando le cubature secondo il concetto applicato già altrove. Purtroppo, la cecità del Ministero dei Lavori Pubblici, la pessima ricostruzione operata dai commissari straordinari con l’avallo del vescovo e l’intervenuta previsione dell’autostrada Roma-Civitavecchia (che rese impossibile di fatto l’attuazione della variante Aurelia di Piano Regolatore), fecero sì che quel piano fosse del tutto snaturato. Il successivo incarico del PRG, col supporto del civitavecchiese Renato Amaturo e del brillante Nico Di Cagno, recente protagonista di interventi romani, rappresentò un’importante occasione, resa però anch’essa meno valida dalla lunghezza dell’istruttoria ministeriale (quasi dieci anni), durante i quali deroghe e improvvide realizzazioni soffocarono l’espansione e portarono a livelli di mostruosa assurdità le volumetrie e le altezze degli edifici abitativi del fronte portuale su suoli in parte prima pubblici (da 3 piani a 8-9). Rimedio, sia pure parziale, furono i tre Piani di zona ex legge 167 dell’Uliveto, Campo dell’Oro e Cisterna-Faro. Altri interventi di Piccinato furono il quartiere INA-Casa (intorno alla chiesa sulla piazza che si è riusciti finalmente a intitolare al suo nome), la scuola su via Togliatti ed il quartiere di edilizia privata di Villa Albani. Con gli altri due progettisti del PRG, intraprese poi nel 1968-69 lo studio del Piano per il centro direzionale della zona R, che fu interrotto per l’opposizione della DC. La contemporanea istituzione della Ripartizione Urbanistica comunale, consentì di impostare l’attuazione del PRG con uno strettissimo e cordiale rapporto tra progettisti ed ufficio, protrattosi per vari decenni.

Roma, 23 giugno 2024

FRANCESCO CORRENTI

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