PREMIO RICORDANDO … ANAGRAFE CITTADINI ILLUSTRI – SCHEDE GRUPPO 1

Iniziamo la presentazione delle schede per costruire l’anagrafe dei personaggi illustri che sono nati o che hanno operato nel nostro territorio nel dopoguerra. Questo lavoro, importante di per sé, costituirà anche la base del premio Ricordando….

Le schede sono state elaborate da Claudio Galiani e Giovanni Insolera e costituiscono una base di lavoro non esaustiva.

Si tratta di una bozza che sottoponiamo alla attenzione di tutti coloro, a partire dagli studiosi di storia locale e dai ricercatori, che sono in grado di proporre modifiche e integrazioni.

Ogni giorno ne presenteremo alcune e chi avesse proposte integrative o di modifica o anche testimonianze interessanti, collabori con questo progetto inviando materiale all’indirizzo premio.ricordando@gmail.com.

SCHEDE GRUPPO 1

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Massimo ALESI

(Civitavec­chia, 26 luglio 1907 – Roma, 18 giugno 1988).

Militare di professione, nel periodo prebellico opera nella Marina come sommergibilista.

Il 5 maggio 1938, tenente di vascello, è al comando del sommergibile Aradam che prende parte alla rivista navale “H” organizzata nel Golfo di Napoli per la visita in Italia di Adolf Hitler.

Nel corso della seconda guer­ra mondiale appartiene al comando «Betasom» dei sommergibilisti, che opera nel settore  atlantico.

L’11 agosto 1942, capitano di fregata, imbarca provvisoriamente sulla torpediniera Climene per accompagnare un’operazione di posa di mine al largo della Sicilia.

Nel dopoguerra si stabilisce a Venezia, impegnato come dirigente e consulente di diverse aziende.

Nel 1954 è nominato componente del Consiglio Superiore del Commercio interno, in rappresentanza dei datori di lavoro delle categorie commerciali.

Nello stesso anno è Presidente della XXVII Esposizione internazionale d’arte di Venezia e, dal 1955 al 1957, Presidente della Biennale di Venezia.

Dal 1967 ricopre a lungo la presidenza della Confcommercio di Venezia. Per un periodo diviene vice Presidente nazionale dell’associazione.

Dirigente del PLI, di cui è Segretario del Comitato regionale triveneto e provinciale di Venezia, dal 1957 al 1975 è consigliere comunale di Venezia.

Nel collegio di Ve­nezia è eletto deputato negli anni 1963, 1968 e 1972.

Nel corso della tre legislature parlamentari è firmatario e cofirmatario di 121 disegni di legge e autore di 187 interventi.

In momenti e legislature differenti, fa parte delle commissioni Giustizia, Finanze e tesoro, Difesa, Industria e com­mercio, Lavoro e previdenza sociale.

È sottosegre­tario per l’Agricoltura nel governo Andreotti dal 30 giugno 1972 al 7 luglio 1973.

Dal 1977 al 1988 è membro del CNEL in rappresentanza degli im­prenditori del commercio.

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Raffaele AMATURO

(Civitavecchia 1° gennaio 1922 – Roma 17 gennaio 1983)

Il nonno materno, il notaio Antonino Carbonaro, si era trasferito da Floridia  (Siracusa) a Civitavecchia sul finire dell’Ottocento. Il padre era un imprenditore edile che ebbe un ruolo rilevante nella ricostruzione di Civitavecchia.

Raffaele frequenta il Liceo classico “P. A. Guglielmotti”, dove consegue la maturità nel 1939, dopo aver “saltato” la frequenza della 2a liceo superando da privatista la sessione autunnale del 1938.

A seguito della guerra, la famiglia Amaturo si trasferisce a Roma come una parte cospicua della borghesia civitavecchiese.

Il 16 aprile 1945 si laurea in Lettere alla Sapienza con la votazione di 110/110 e lode.

Fino al 1950 è assistente del suo relatore, il professor Natalino Sapegno, insegna Italiano (anche al “Guglielmotti”) e intraprende la sua attività di studioso.

Dal 1950 è insegnante di ruolo di Italiano e Storia nelle scuole superiori di Roma, dove si trasferisce stabilmente.

Svolge contemporaneamente attività di ricerca e collaborazione con l’Università di Roma e l’Istituto dell’Enciclopedia Treccani. In particolare, per il Dizionario Biografico degli Italiani avviato negli anni ’60, compila le voci Bernardino Baldi (V,1963), Francesco Baldovini (V, 1963), Girolamo Baruffaldi (VII, 1970), Domenico Batacchi (VII, 1970).

Al termine del lungo periodo di insegnamento nelle scuole secondarie gli viene attribuito il premio Debenedetti per il saggio Congetture sulla “Notte” del Parini (1969).

La carriera universitaria di Raffaele Amaturo si sviluppa nell’arco di tredici anni.

Tra il 1970 e il 1974 è incaricato di Storia della critica letteraria e Lingua e Letteratura italiana all’Università degli Studi di Cagliari, facoltà di Magistero.

Dal 1974 al 1980 è professore associato di Letteratura Italiana all’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”.

È professore ordinario di Letteratura Italiana presso l’Università degli Studi di Salerno dal 1980 al 1983, anno della morte.

Nella sua intensa attività di ricerca si dedica con particolare cura a Petrarca e al Trecento (due volumi nella collana Laterza diretta da Carlo Muscetta, con il quale ha una lunga corrispondenza) e Parini. Si può segnalare il riconoscimento che Ettore Bonora e Dante Isella, il più autorevole studioso della letteratura lombarda, attribuiscono alle Congetture.

Pubblicazioni

Il Giorno (a cura di) Feltrinelli 1966

Congetture sulla “Notte” del Parini – In appendice i manoscritti ambrosiani criticamente ordinati, Einaudi Torino, 1968

Prefazione a Natalia Ginzburg, Lessico famigliare,Club degli Editori 1969

Il Trecento, Laterza Bari, 1971

Petrarca, Laterza Bari, 1971 – 1981

Post Mille Annos : per un sonetto del Petrarca, Edes Cagliari 1974 – Napoli 1980

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Aristide BAGHETTI

(Civitavecchia, 25 febbraio 1874 – Milano, 21 marzo 1955).

Diplomatosi in ragioneria, si impiega alle Poste e Telegrafi, ma presto lascia il suo lavoro per il teatro.

Nel 1898, la sua prima scrittura in una piccola compagnia teatrale dà inizio a una carriera artistica destinata a durare più di mezzo secolo.

Dal 1900 lavora con diverse compagnie, ricoprendo presto il ruolo di “primo attore brillante”.

Nel 1915 approda alla «Fert» di Ermete Novelli, dove recita accanto alla grandissima Lyda Borelli, e, nel 1917, alla Stabile Milanese diretta da Marco Praga.

Dal 1918 al 1932 allestisce con Ermete Liberati una sua compagnia presso il teatro Argentina, specializzata soprattutto nella pochade parigina, dove assume il ruolo di capocomico.

Nel 1927 esordisce al suo fianco Elsa Merlini.

Dal 1933 lavora con altre compagnie: nel 1934 con Gandusio, nel 1937 con Febo Mari, nel 1939 con Elsa Merlini, nel 1940 ancora con la Merlini e R. Cialente.

In questo periodo, abbandonato il repertorio della commedia leggera, prende parte ad alcuni lavori impegnativi e nuovi, come la Piccola città di T. Wilder, e Così è se vi pare di Pirandello, che dirige.

Durante la guerra prosegue a ritmo ridotto, aprendo nel 1942 la stagione del Teatro Nuovo di Milano e prendendo parte ad alcune pellicole, tra cui, nel 1943, Gianburrasca diretto da Sergio Tofano.

Nel dopoguerra torna a calcare vari palcoscenici: nel 1945 a Palermo con Zazà, di Pierre-Francisque Berton e Charles Simon, accanto a Isa Miranda; nel 1947 al Teatro Romano di Ostia Antica con gli Uccelli di Aristofane; nel 1949 ne Gli Innamorati di Goldoni e, al Maggio fiorentino,  in Troilo e Cressida di William Shakespeare per la regia di Luchino Visconti.

Nel 1950-51 lavora nel complesso stabile del Teatro Ateneo di Roma.

In questo periodo si impegna anche nella prosa radiofonica.

Nel 1953, ancora sotto la regia di Luchino Visconti, si fa apprezzare nel ruolo dell’usciere Ferapont in Tre sorelle di Anton Čechov.

Baghetti affianca all’attività teatrale un’assidua presenza nel cinema.

Già nel 1916 svolge un piccolo ruolo nel film “L’ombra” del pioniere Mario Caserini.

Dal 1931 al 1953 prende parte a oltre 30 pellicole, dirette da celebri registi. Tra questi, Alessandro Blasetti (Resurrectio, 1931 e Prima comunione, 1950), Camillo Mastrocinque (Voglio vivere con Letizia,1938), Mario Mattali (La dama bianca, 1938), Guido Brignone, Carmine Gallone, Carlo Ludovico Bragaglia, Raffaello Materazzo (Joe il rosso,1936 e I figli di nessuno, 1951) Luigi Zampa (L’onorevole Angelina, 1947), Antonio Pietrangeli (Il sole negli occhi,1953) Georg Wilhelm Pabst (La voce del silenzio, 1953).

La sua filmografia elenca in prevalenza soggetti comici o sentimentali, in cui gli viene affidato il ruolo di caratterista, ma non mancano film storici e drammatici.

Il 14 gennaio 1955 offre l’ultima sua apprezzata prestazione teatrale al Piccolo di Milano, nei panni del vecchio servo Firs, in una memorabile rappresentazione del Giardino dei ciliegi di Cechov, sotto la regia di Giorgio Strehler.

Muore due mesi dopo all’Ospedale Benefratelli di Milano, dove è ricoverato per un’improvvisa emorragia cerebrale.

Nel 1956, la Pro-Loco di Civitavecchia istituisce un “Comitato onoranze ad Aristide Baghetti”, per rendere omaggio alla sua carriera.

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Salvatore BASTIANELLI

(Civitavecchia, 25 giugno 1885 – 9 giugno 1975)

Archeologo autodidatta, dedica allo studio delle antiche civiltà che si sono succedute nel nostro territorio tutto il tempo che gli rimane dal suo lavoro di dipendente pubblico. S’impegna dunque in una operosa attività di indagine e comunicazione delle sue ricerche, che persegue l’intento di suscitare nei concittadini la passione per l’archeologia.

Lo strumento principale di tale azione incessante è costituito dalla Associazione archeologica Centumcellae, della quale, nell’anno 1911, è socio fondatore accanto al capitano Francesco Scotti, nonno materno di Eugenio Scalfari. All’interno di quella Associazione raccoglie l’eredità del Molletti e del Torraca e introduce a pieno titolo l’archeologia nella tradizione storica cittadina illustrata in quegli anni da Carlo Calisse. A Bastianelli si deve la formazione della prima schiera di archeologi (ricordiamo i nomi di Fernando Barbaranelli, Basilio Pergi, Giovanni B. Ferrari, Fabrizio Pirani). Una tradizione che sarà poi ripresa da Odoardo Toti, Antonio Maffei, Giovanni M. Amicizia, Carlo A. Falzetti, Enrico Seri ed altri giovani conquistati dalla sua lezione.

Tra i principali risultati conseguiti dobbiamo ricordare lo scavo dei resti delle Terme Taurine, per il quale vennero impiegati anche prigionieri di guerra austriaci, lo studio dei centri abitati del territorio (Centumcellae, Castrum novum, la Castellina del Marangone), il recupero e la tutela del ricco patrimonio archeologico che emergeva dall’attività di ricerca e dagli scavi successivi alle distruzioni della guerra.

Tale benemerita attività approda alla costituzione del Museo civico nell’antico convento dei domenicani di S. Maria, devoluto al Comune per effetto delle leggi ‘eversive’. Bastianelli riprende, non casualmente, il criterio adottato da Giuseppe Cultrera nella costituzione del Museo Nazionale Tarquiniense (1924): le sette gallerie archeologiche sono coronate, al secondo piano del chiostro dei domenicani, dalla collezione delle incisioni di Luigi Calamatta donate al Comune da Luigi Cialdi. Come Cultrera (di lì a poco nominato soprintendente), Bastianelli sceglie di “contaminare” la connotazione prevalentemente archeologica dell’esposizione con opere che appartengono a periodi diversi della storia della città.

Sotto la guida di Bastianelli, la Centumcellae collabora generosamente alle attività della Soprintendenza archeologica e della consorella Società Tarquiniense d’Arte e Storia, partecipando agli scavi della Civita, da cui emersero i Cavalli alati, e al restauro della chiesa di S. Pancrazio.

La tenacia e la pazienza che caratterizzarono la sua preziosa collaborazione con le autorità ministeriali – atteggiamento divenuto successivamente tanto raro – vengono riconosciute e premiate con la nomina ad Ispettore Onorario alle Antichità e Belle Arti ed a Direttore del Museo Civico.

Ricordiamo tra le sue pubblicazioni: Centumcellae (Civitavecchia) – Castrum novum (Torre Chiaruccia) edita dall’Istituto di Studi Romani nella collana “Italia Romana: Municipi e Colonie; L’abitato etrusco sul poggio detto “la Castellina”, edito dall’Associazione Archeologica “Centumcellae” nel 1981 per celebrare il 70° anniversario della fondazione; gli Appunti di campagna editi nel 1988, che riproducono gli otto libretti compilati dal Bastianelli tra il 1913 e il 1949, con le annotazioni minuziose e i disegni degli scavi e delle esplorazioni del territorio. Un’opera fondamentale per la conoscenza della nostra storia che spesso conserva la memoria di monumenti andati perduti e costituisce l’impianto della carta archeologica del territorio.

Nel 1961, ricorrendo il 50° anniversario della Centumcellae, gli viene conferita la medaglia d’argento che premia i benemeriti della cultura e dell’arte. Quella medaglia voleva premiare anche il coraggioso recupero, durante i bombardamenti del 1943, di quanto si era salvato delle raccolte del Museo civico.

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