GIOVANNI RANALLI UOMO DI PARTITO E DELLE ISTITUZIONI

di  MARINA MARUCCI ♦

Il 31 maggio 2024  sono stati  ricordati  i cento anni della nascita di Giovanni Ranalli “Uomo di partito e delle istituzioni” come si definisce lui stesso nella sua autobiografica scritta nel 2004 con l’ incipit che inizia così: “Ho sempre rinviato l’invito a scrivere, che mi veniva rivolto da compagni, amici, parenti. Non ero incline a parlare di me, del ruolo esercitato nella vita politica cittadina e non solo, dei compiti impegnativi ricoperti nelle Istituzioni, nell’arco ormai di quasi 60 anni. Una vita intensa di lavoro, prove, lotte successi, sconfitte. Un intreccio fitto e inseparabile tra vita di Partito (PCI) la sua condizionante presenza, ora forte, ora debole, sempre avvincente, affascinante, nella continuità e nella evoluzione e trasformazione, lungo le tappe e i traguardi che dal 25 aprile 1945 conducono ai nostri giorni”.

In queste parole, così intense, c’è la storia di una esistenza vissuta con passione  civile e politica, nel rispetto delle istituzioni democratiche da onorare,  perché tante vite sono state immolate durante il secondo conflitto  mondiale, nella guerra  e  nell’antifascismo,  per la costruzione della Repubblica Italiana.

Nella sua introduzione aggiunge alcune riflessioni di forte attualità: “Abbiamo già troppo sbrigativamente cancellato e liquidato momenti della nostra storia   protagonisti di quelle stagioni. Non sono un nostalgico di ieri, non sono un passatista. Il passato non torna,  è un archivio per gli storici; dobbiamo guardare avanti. Ma non mi sono mai vergognato di quel che sono stato e di quel che ho fatto, perché ho agito in piena libertà e democrazia,  e perché ho operato insieme a quanti si battevano  per il lavoro, la pace, la scuola, la giustizia, contro le discriminazioni razziali e la pena di morte, per la terra ai contadini, la civiltà nella campagne, per la sanità pubblica non speculativa, non truffaldina”.

Forse alcuni temi sono datati ma altri attualissimi, come quelli riguardanti  il riconoscimento dei valori costituzionali, la pace, oggi più che mai in bilico, il lavoro sempre più sottopagato, la scuola dequalificata , il razzismo  e l’immigrazione risolte con la costruzione di luoghi di “raccolta” in Italia e all’estero, per non parlare della giustizia e del grande tema della sanità pubblica.

Tra i vari incarichi che il senatore Ranalli  ricoprì negli anni della sua attività politica, tra il

1976-1981 vi fu quella di Assessore alla sanità nella Regione Lazio. Nelle sue numerosi realizzazioni c’è stata anche la revisione del Piano Regionale delle case di Cura convenzionate e dei poliambulatori specialistici. Lo ricordo molto bene perché mia nonna materna aveva allora  più di ottanta anni e la necessità di essere costantemente assistita. Quella convenzione le permise di accedere a una ottima Casa di cura che oggi chiamiamo RSA (Residenza Sanitaria Assistita) malgrado la sua magra pensione. Tale soluzione oggi è impensabile perché molte delle attuali RSA hanno tariffe che permettono l’accesso ad un ceto medio alto, provvisto di un buon reddito o rendita: l’alternativa è il cronicario o l’abbandono.

Il senatore Giovanni  Ranalli nasce a Civitavecchia in un casolare di campagna, si trasferisce  dopo alcuni anni a Via Achille Montanucci per poi frequentare  l’Oratorio Salesiano.  Si iscrive al ginnasio del Seminario Collegio Barbarigo di Montefiascone (VT)  per poi seguire il primo biennio della facoltà di filosofia nel Seminario maggiore di Roma.  Era il 1942-1943 anni difficili,  anni  di guerra e in quella struttura erano nascosti numerosi antifascisti, che assunsero poi rilevanti incarichi nella  direzione del Paese, come da lui ricordato.  Nel dopoguerra lavora come contabile presso il Mulino Assisi e inizia il suo impegno come sindacalista per la difesa dei lavoratori, dei contadini e dei loro diritti.

SEDE PRIMALa sede prima della pandemia

Quello che vorrei ricordare, in questo momento della vita della città di Civitavecchia,   è la donazione fatta dal senatore Ranalli alla scuola Cesare Laurenti  attraverso il Fondo a lui denominato. L’associazione di volontariato culturale ODV “Amici del Fondo Ranalli”  ne gestisce dal 2014  il patrimonio,  costituito da opere di Carlo Levi, da lui chiamato “Dolce Virgilio”; quadri di artisti quali Galice , Massaccesi,  Vespignani; icone russe di metà ottocento; una edizione pregiata del Codice Atlantico di Leonardo da Vinci; il Messale Borgia; il Codice  Resta; sculture, riproduzioni in bronzo e oltre duemila volumi di storico valore.

SEDE DOPOsede dopo la pandemia

Tutti questi beni, nel periodo della pandemia  del 2020, sono  stati letteralmente  accatastati in un’unica sala  per l’esigenza  del complesso scolastico di disporre di maggiori aule. Terminato il periodo del Covid-19  l’associazione non ha più avuto la possibilità né di rioccupare gli spazi concessi, né di poter catalogare e riordinare i beni lasciati  all’istituzione scolastica, come da convenzione stipulata nel 2014, rinnovata ed ampliata nel 2017.  L’associazione,  che operava all’interno dell’istituto scolastico, ha sviluppato  negli anni progetti di Alternanza scuola-lavoro con il liceo Classico e Scientifico, ha promosso convegni,  corsi  di Haiku nelle scuole primarie, approfondimenti  storici, quali il Viaggio di Hasekura a Civitavecchia, i 150  anni della morte di Luigi Calamatta,  proposto il lavoro di Arnaldo Massarelli  dedicandogli una mostra “Civitavecchia veduta dal XV al XIX secolo” e  presso la Rocca, nel porto storico, ha realizzato lo scorso anno   un convegno di alcuni giorni su l’80° del bombardamento della città del 14/05/1943. Inoltre  sono nove anni  che l’associazione organizza  l’evento  rivolto al mondo femminile denominato “Donna Arte”  che nel 2023 ha vinto il bando comunale  per l’inclusione sociale,  coinvolgendo varie associazioni cittadine e la Casa Circondariale della città.  Ora  però, non avendo più  una sede ogni attività diventa  difficile.  Tale situazione  vede i soci, come nomadi, spostarsi costantemente da una casa all’altra dei  suoi componenti,  da una sede all’altra delle organizzazioni ospitanti, lasciando il patrimonio  del Fondo Ranalli  inutilizzato,  perché nell’impossibilità di mostrarlo. Il grande merito del Senatore è stato  proprio quello di averlo donato alla città, in modo che tutti potessero averne visione, e non farlo rimanere ammassato e dimenticato in qualche saletta scolastica. E’ necessario trovare una soluzione urgente  e  prendendo spunto da questa ricorrenza faccio  appello ai cittadini , alle Istituzioni, a  tutti   coloro che, sensibili alla storia, al patrimonio culturale rappresentato dal  Fondo Ranalli, possano  riattivarne la sede o individuarne un’altra  e  restituire  così una conoscenza  unica e sapiente alla città.

MARINA MARUCCI