Il cerchio alla testa: una inguaribile emicrania locale

In riferimento all’articolo “Establishment e cerchi magici di Roberto Fiorentini ” riceviamo una opinione di Fabio Angeloni.

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Su Blog del 20 dicembre Roberto Fiorentini con “Establishment e Cerchi magici” affronta il tema della scena culturale civitavecchiese (interessante) presentando il suo cahiers-de-doleance (molto meno interessante).
Non sono (per fortuna mia) esperto di emicranie, ma sul mio personalissimo tabellino epidemiologico penso che in questa città sia un disturbo diffusissimo a giudicare dal “cerchio alla testa” che affligge i più a queste latitudini, perché si sa che con quel mal di testa anche le pagliuzze diventano travi: classe politica, sedicente classe intellettuale, altrettanto sedicente classe imprenditoriale… il “cerchio alla testa” non risparmia nessuno.
Troppo facile etichettarlo come “provincialismo”.
Si tratterebbe, infatti, di una vera e propria sindrome complessa che oltre alla testa coinvolge molti altri organi, sicuramente  la bile, ma anche il reflusso esofageo che provoca punte acide ogni qualvolta si tratta di esprimere giudizi su un qualsiasi concittadino che provi a distinguersi in qualsiasi attività dello scibile umano. Una sindrome che, in qualche caso più grave, provoca inappetenza, depressione, senso di isolamento.
Ma il sintomo più comune si manifesta come un diffuso torpore agli arti inferiori… in altre parole impedisce “di darsi una mossa”.
Specie dopo una certa età non esiste una cura sicura. Moltissimi e moltissime trovano giovamento…su Facebook manifestando una gioia incontenibile davanti ad un calamaro Cannavacciuolo (come non postarlo) o dedicandosi alla Nail Art, immortalando così le loro unghie stiletto ad artiglio (per questo autunno/inverno consigliati rosso ciliegia, il blu notte, il verde bosco e il bordeaux) o scendendo a Positano, giusto il tempo di un selfie…per poi risalire subito sul primo traghetto in partenza.
Per converso, queste “Pictures at an Esibition” (Emerson-Lake&Palmer in questo caso sono innocenti) provocano malumori e veri e propri malesseri, a chi legge FB, dimostrando come questa forma di “cerchio alla testa” possa essere gravemente contagiosa.
Si dirà…ma non accade solo a Civitavecchia. Certamente no, ma se non sei mai andato oltre Mignone  o non hai mai varcato il Marangone  l’effetto è devastante. Perché da queste parti guardano anche ai “like” quindi, occhio,  contano anche quelli e se ne mettete alla persona sbagliata, ovvero da escludere, c’è il rischio concreto che perderete qualche “amicizia” (parlo per esperienza personale).
Ok, “Nemo propheta acceptus est in patria”  (Nessun profeta è gradito in patria) sta scritto dappertutto a cominciare da almeno tre Vangeli, ma certo è che al posto di “Optimo Consilio” sotto la Quercia dello stemma comunale di Civitavecchia sarebbe il motto più appropriato.
Vedi, ad esempio, con quanta fatica va avanti e si afferma il premio “Eugenio Scalfari” che pure dovrebbe essere un vanto cittadino visti i natali del fondatore di Repubblica (chi storce il naso a questo punto o soffre di quell’emicrania o è di destra o tutte e due).
E dal mio personalissimo tabellino culturale spuntano due nomi: Pino Quartullo e Gino Saladini, altri due esempi.
Pino Quartullo si è guadagnato un posto di primissimo piano sulla scena teatrale nazionale, come regista (bravissimo) esprime una sua precisa concezione del teatro che ha successo e come attore ha toni da commedia che diventano insuperabili  quando si parla di grottesco (il teatro di Pirandello per intenderci) che lo affiancano a grandissimi come Petrolini.
Gino Saladini ha venduto tanti libri negli ultimi quindici anni quanti non ne venderanno tutti gli scrittori civitavecchiesi (me compreso) nei prossimi venti, è un vulcano di idee e di iniziative culturali che si susseguono, è un’impresa  stargli dietro (ma non solo fisicamente) nel suo percorrere la penisola tra conferenze e presentazioni di autori (l’ultimo è Gabriel Garko) ma, malgrado questo, l’ambiente politico cittadino, dopo un’elezione a sindaco al primo turno (è durata sette mesi) lo ha colpito e discriminato come mai nessuno. Dovrebbe fare l’Assessore alla Cultura sotto tutte le bandiere (di quello attuale… mi sfuggono le opere).
Quindi non c’è speranza? Veramente una ci sarebbe.
Perché l’antidoto più efficace a questo “cerchio alla testa” si chiama “rinnovamento” (oddio che ho detto).
Scusate mi è scappata così, perché di rinnovare a Civitavecchia guai a parlarne.
In politica ad esempio? La galleria dei personaggi è la stessa da trent’anni. Fatevi un giro sui giornali e troverete gli stessi nomi e le stesse facce del secolo scorso che ora si agitano attorno ad una poltrona di sindaco che, vista la situazione e le trasformazioni con i problemi annessi che attendono questo territorio, dovrebbe attirare solo qualche mitomane sfuggito tra le maglie della legge Basaglia.
Nessuno dei partiti si è curato della sua continuità facendo crescere nuove leve. Certo non aiutati, perché per quel poco che li ho frequentati i giovani c’erano, ma nella stragrande maggioranza si avvicinavano alla politica chiedendo un posto (ho detto un “posto”, non un “lavoro” che quello lo cercano in pochi dalle parti delle segreterie politiche).
Le altre istituzioni? Sempre il mio personalissimo tabellino: La Fondazione Cassa, ad esempio, ma sarebbe meglio dire quel che resta della Fondazione,  dopo il fallimento a stento evitato nella stagione d’oro dei famosi 50 milioni, incassati da Banca Toscana per la rete sportelli, finiti in fumo appresso a sogni di gloria televisivi e alla truffa annunciata del finanziere venuto dal Lichtenstein.
Chi c’era, c’è ancora e con pochissimo pudore annuncia che quest’anno l’Ente metterà finalmente a disposizione del volontariato e dell’associazionismo cittadino ben 100 mila euro, una goccia in un deserto assetato.
Così è in quasi tutte le altre organizzazioni.
Una bella eccezione in questo senso è la Compagnia portuale: forma e seleziona i nuovi  dirigenti. Lo fa secondo i suoi principi, ma è giusto che sia così (ci mancherebbe) e lo fa con successo garantendosi  continuità nel tempo che per un’impresa è quello che conta veramente.
Altri esempi positivi non ne conosco, sempre pronto ad accoglierli anche in questo spazio, che spero serva ad innescare una riflessione e a sciogliere qualche emicrania per una città al passo con i tempi che, a dire il vero, l’hanno di gran lunga superata e si apprestano ad abbandonarla al suo destino clamorosamente in balia della sindrome del  quel “cerchio alla testa” da cui tutto deriva e con tutto ciò che ne consegue.
Non so perché, ma per finire mi viene in mente che il primo ministro francese si chiama Gabriel Attal ha 34 anni e, per quel conta (per me niente), è dichiaratamente omosessuale: Viva La France.

FABIO ANGELONI
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*L’immagine di copertina generata con intelligenza artificiale ∙ 23 gennaio 2024 alle ore 9:26