“Te o Dea fuggono i venti , te ed il tuo apparire le nubi del cielo…”.

di CARLO ALBERTO FALZETTI ♦

Il Presidente Mattarella ha espresso giorni fa la sua preoccupazione circa la sostenibilità del globo minacciato dall’inquinamento dopo il fallimento del COP28 e dell’aggravarsi di due tremende guerre che, mietendo vittime, distolgono dalla soluzione climatica ed aumentano l’inquinamento con la minaccia di una follia nucleare.

A partire da queste preoccupazioni espresse a ridosso del Natale da uno dei pochi politici di valore esistenti nel nostro Paese esprimo qualche considerazione in proposito non mancando di augurare a tutti una serenità interiore.

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La Terra inquieta ci interpella.

Da scenario delle gesta umane irrompe ora nel ventre della storia dell’homo sapiens.

Ci richiama a sé come la vera ed unica Terra-Patria (Morin).

Continua a girare mossa da gravità ma non è più  ente passivo.

Reagisce ai nostri eventi predatori ma non è più semplice oggetto del nostro lavoro.

 Il suo grande risveglio esige il ruolo di soggetto al pari dell’umano poiché cinque secoli di modernità l’hanno resa inquieta, reattiva, minacciante.

Abbiamo voluto conoscere tutto della Grande Madre Terra.

 Tutti i suoi meccanismi complessi resi semplici con i nostri calcoli lineari. Tutto su  genesi, nascita, sviluppo, estinzione, vita e morte, decadimento e corruzione, collassi e metamorfosi.

L’abbiamo posta a nudo sul tavolo operatorio come  fossimo gente di un altro pianeta, come se fossimo estranei ad essa e la potessimo osservare dall’”esterno” ( Latour).

L’Illuminismo e la conseguente modernità ci avevano ammaestrati ad una visione deterministica e lineare: inutile pensare ai sogni salvifici oltre la vita perché è qui, hic et nunc, attraverso la fede nel progresso che possiamo sperare alla perfezione ed alla felicità ( il pensiero corre  a Laplace, Condorcet,  Comte precursori del positivismo e dello scientismo).

Ma la  grande illusione verso la perfezione del genere umano è stata posta in crisi dalle tre grandi ferite inferte al nostro orgoglio.

 I tre colpi micidiali contro il corpo narcisistico dell’uomo sono stati l’eliocentrismo di Copernico (non siamo più il centro), l’evoluzione della specie di Darwin (non siamo speciali rispetto alla bestia), l’inconscio di Freud (non siamo padroni in casa propria).

 Pur tuttavia, il narcisismo ha presto superata la crisi volgendo l’onniscienza sottostante a quelle scoperte in onnipotenza: il sapere si è presto tradotto in potere!

 Signori e possessori della Natura, considerata semplice scenario degli eventi, serbatoio di energie per la produzione abbiamo avviata una visione semplificatrice della complessità con progressi scientifici sempre più specializzati e profondi. 

Una pazzia perché  questa “visione scientifica semplificatrice” oscura il fatto che la Terra non è un pianeta neutrale ma è il grembo che ci ha generato (Husserl).

 Non comprendendo che l’osservatore è parte di ciò che sta osservando! Siamo riusciti nel tempo a porre distanza fra noi osservatori e mondo e questa distanza ci ha permesso di “oggettivare” il mondo per poi manipolarlo a piacimento (pensiamo all’antico modo di rapportarsi al mondo: soggetto ed oggetto come due realtà interdipendenti, al mondo della Natura concepito come ierofania) .

Il risultato al quale siamo ora giunti è lo “stadio dei giochi a somma zero” (Cerruti): vinco io, ma perdendo! Giochi per i quali si perde tutti nonostante il presunto vincitore pensi di vincere (pensiamo al nuovo zar ed alla sua pretesa di ritornare all’impero d’un tempo : la Russia come terza Roma, l’Ortodossia moscovita come cura contro il male d’Occidente).

Il torpido elenco dei giochi a somma nulla è presto fatto: pandemia, cambiamento climatico, pericolo nucleare, tensioni geopolitiche, problemi della biodiversità, inquinamento diffuso, crisi economiche globali, esaurimento risorse. Tutti giochi a somma zero!

Ma ormai siamo giunti al punto di comprendere che la visione semplificatrice e lineare è un binario morto.  Nonostante ciò, questa via sembra essere ancora, per molti ingenui e per molti in malafede, la via maestra.

L’abbandono del canone della semplificazione significa accettare il “paradigma della complessità”.

Complessità: ogni problema è decifrato ed affrontato mai localmente ma globalmente; i fenomeni non possono essere risolti con soluzioni scientifiche “lineari” ma richiedono l’interazione di una molteplicità di saperi;  la conoscenza scientifica (epistemologia) deve includere l’osservatore nelle sue osservazioni (si pensi al principio di indeterminazione di Heisenberg.

Per essere più chiari mi soffermo sul concetto di “linearità”. Un problema é lineare solo se può essere scomposto in sottoinsiemi tra loro indipendenti e risolto risolvendo le singole parti. La realtà di fronte al nostro sguardo è , invece, “non lineare” ma complessa. Ovvero i sottoinsiemi non sono indipendenti per cui la soluzione non può che essere una soluzione di insieme, una soluzione planetaria.

Il pensiero della complessità (Prigogine, Morin, Lorenz, Cerruti….) richiede una visione “olistica” ai problemi,  mai locale. L’umanesimo, se si realizzerà questo sogno utopistico,  non potrà che essere umanesimo planetario: la relazionalità interumana precede l’esistenza, ciò che esiste in verità co-esiste. Un cambiamento di paradigma epocale senza il quale l’attuale fase dell’ Antropocene potrebbe avere la sua fine (“Umanizzare la modernità”, Cerruti, Bellusci).

Esattamente l’opposto di ciò che ora accade nel mondo dove ognuno pensa in termini locali secondo una visione classica del passato storico.

Natale significa incarnazione del “Logos”.

 Se si desidera volgere il concetto in termini laici si può farlo speditamente basta affermare: incarnazione del “logos”( minuscolo ). Ovvero che il Natale sia il ritorno alla ragione! E con ciò auguri a tutti.

“E fa’ che intanto le feroci opere della guerra  per tutti i mari e le terre riposino sopite…”

CARLO ALBERTO FALZETTI

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