Letteratura buona maestra

di CATERINA VALCHERA ♦

Negli ultimi giorni abbiamo registrato da parte del governo un particolare fervore, messo in moto dall’urgenza di contrastare le sempre più numerose e inquietanti forme di violenza nei confronti delle donne e affrontare il tema del femminicidio. (Nota a margine: non capisco perché mai il politichese abusi di questo termine per definire problema, questione, discussione, dibattito, fenomeno, un mantra lessicale che fa il paio con la formula “nel merito”). L’illuminante e illuminata proposta partorita da tanto preoccupato zelo sarebbe l’istituzione di un’ora settimanale di “educazione sentimentale” in orario extrascolastico (trenta ore complessive) e nel triennio delle scuole superiori. Premesso che i discenti di questa nuova materia all’età di sedici anni hanno già consolidato modalità e comportamenti “sentimentali”- che secondo le neuroscienze partono dai tre anni- e che continuamente attingono informazioni da quell’enciclopedia digitale dell’eros che sono i social, viene da chiedersi a chi sarebbe affidato quest’incremento didattico non strutturato né permanente, ma provvisorio e transeunte. Naturalmente ai prof., con ottimizzazione del capitolo spesa e previ Corsi di aggiornamento, la cui sola pronuncia mi fa rabbrividire al ricordo di quelli istituiti per le discipline curricolari. Figurarsi su una materia così delicata e sensibile, come la didassi dei sentimenti: un Progetto che a priori esclude quella sessuale, istintivamente ricondotta nel pensiero dei nostri governanti ai bassi istinti, mentre in realtà nell’uomo, rispetto alle altre specie e come per i sentimenti, è piuttosto un costrutto sociale e culturale. Inoltre dovrebbero essere ore obbligatorie, perché diversamente i maggiorenni godrebbero del diritto all’esonero, come per quelle di religione. OVVIAMENTE questo governo attraverso il suo Dicastero sa come scavalcare un ostacolo giuridico di così lieve portata. Ma lasciando da parte la questione di politica pedagogica, mi preme qui accennare a un tema che mi sta a cuore e che attiene al valore / funzione della letteratura. Sono convinta, confortata anche dai molti interventi in questo senso di Umberto Galimberti, che la letteratura sia un grande volano per la comprensione, analisi, interiorizzazione da parte degli alunni di fatti, moventi, risorse, affezioni e distorsioni riferibili al magmatico territorio dei sentimenti. E quanta, anzi quante letterature si affrontano durante il curriculum scolastico, quanti testi si ha l’occasione di interrogare? La qualità del lavoro ermeneutico è naturalmente il presupposto di un percorso educativo proficuo, ma è opinione accreditata che la letteratura sia “la via regia” ai sentimenti (per parafrasare Freud, il quale riconosceva che gli scrittori lo avevano anticipato nella scoperta dell’inconscio..). Esemplifichiamo: una produzione in tal senso gigantesca come quella di Shakespeare è di per sé da sempre terreno di studio di ogni sentimento, in particolar modo dell’eros-di cui oggi tanto si parla- e che lì si dispiega in tutta la sua complessità, in tutto il suo mistero, direi nella sua scandalosa ambiguità. Senza che fosse stato mosso da alcun proposito di insegnare, ma piuttosto di entertain, il bardo inglese porta inevitabilmente ad interrogarsi sull’amore, sulla distinzione di genere in amore ma anche sulla sua indistinguibilità, fino alla sua de-individualizzazione nel rapporto erotico-fusionale tra Antonio e Cleopatra. Quest’ultima, insieme ad Ofelia, Desdemona, Giulietta costringono il lettore, anche il più riottoso, a proporre inferenze sulle loro tragiche storie di maestre d’amore (che è il titolo di uno splendido saggio di Nadia Fusini), nelle quali è naturale il confronto con il genere maschile, depositario o promotore di sentimenti opposti, legati al potere, all’invidia, alla rivalità, all’odio e alla gelosia. Otello è un archetipo- come lo sono gli eroi e gli antieroi della letteratura mitologica-, un mito su cui si incardinano la letteratura occidentale e la costruzione del nostro bacino sentimentale e valoriale. Letteratura maestra di sentimenti, senza bacchetta e senza precetti, ma anche veicolo di denuncia, di critica, obiezione e distanziazione, come  l’opera teatrale Girotondo  di Schnitzler: dieci quadri dialogici in cui uno stesso personaggio ne incrocia altri socialmente tipizzati (prostituta, soldato, cameriera, giovanotto, giovane signora, marito, graziosa signorina, poeta, attrice, conte) in una giostra di seduzione, una danza di corteggiamento finalizzati a rapporti aridi e scontati che ne sono la prevedibile conclusione. Un girotondo di parole più o meno ingannevoli, ma soprattutto dettate da un eros che è fatalmente banale, quando- come in questo atto unico- è associato alla banalità delle relazioni, all’assenza di sentimenti autentici. Parole carezzevoli come quelle che il maturo collega usa per circuire (da vero stalker) l’ingenua quindicenne di Una donna di Sibilla Aleramo, per poi abusarne sessualmente. Due sole pagine di quel romanzo lette e approfondite sono l’equivalente di almeno due ore preconfezionate di educazione sentimentale. La protagonista-vittima dell’aggressione sessuale ci fa entrare nella logica paradossale che spinge molte donne a perpetuare il danno, accogliendo nella propria esistenza il seduttore nell’illusione di una sorta di compensazione futura, coltivando con ostinazione disperata un’inspiegabile volontà d’amore e dedizione, che è in realtà assoggettamento e prevaricazione. L’intero romanzo è un testo “educativo” sull’atteggiamento predatorio consentito da una società maschilista e sull’ingenuo sentimentalismo della giovane donna minorenne che interiormente lo trasforma in paradigma della vita adulta, condannandosi –per fortuna non per sempre- a un destino imposto dalla sua stessa condizione di smarrimento e sottomissione. Un altro testo di argomento affine, ma molto breve è la novella di Verga Tentazione,  racconto duro e scarno- come imponeva la poetica veristica- di uno stupro di gruppo con conseguenti suicidio della vittima (attenzione però, “tentatrice”: ecco la spia della prospettiva maschilista!) e condanna dei colpevoli. Stesso argomento in controluce, affidato a un punto di vista materno ma “umoristico”, è quello della novella L’altro figlio di Pirandello: la donna “abusata” rifiuta l’amore e la dedizione del figlio nato dalla violenza, orientando il suo affetto solo sugli altri figli, ingrati, immeritevoli e lontani. Paradossi della psicologia sentimentale. Un’ultima osservazione. Tutti gli scrittori, anche i più sbadati, sono comunque testimoni del loro tempo e consentono  la storicizzazione dei sentimenti stessi; se poi si tratta di un autore come Balzac, abbiamo il documento dei vizi e delle passioni umane di un cinquantennio: un serbatoio di riflessione morale e sentimentale come pochi e su tanti temi: dalla fecondità (anche illegittima), alla mortalità, dalla criminalità alla paura del delitto e al pregiudizio verso soggetti socialmente pericolosi come gli operai e così via… Concludo con l’elogio della fogna del maestro V. Hugo ne “I Miserabili”: La fogna è come la coscienza della città. Tutto vi converge e vi si confronta. In quel luogo di tenebre non vi sono più segreti[..] la quantità dell’immondizia ha questo di buono, che non sa mentire…una fogna è come un uomo cinico. Dice tutto. Una tale sincerità dell’immondizia ci piace. Tutto questo ci è nello stesso tempo di grande insegnamento.

Nella scuola tutte le discipline sono naturalmente chiamate a svolgere l’educazione ai sentimenti, alla costruzione di un Noi per superare l’Io, poiché l’identità è- cito ancora Galimberti- un dono sociale. Non posso non ribadire però che la letteratura è terreno privilegiato in questo senso: serve non ad imparare a vivere, ma a vivere.

CATERINA VALCHERA

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