DONNA VITA LIBERTÀ 

di ANNA LUISA CONTU ♦

ll 25 Novembre è, per le donne, una data fondante. Ha radice in uno dei tanti femminicidi che si consumavano e si consumano nel mondo. Le tre sorelle Mirabal, attiviste politiche antifasciste vennero rapite torturate, uccise e i loro corpi gettati in un burrone dagli sgherri del dittatore Trujillo nella Repubblica Dominicana. Era il 25 Novembre 1960.  Il loro assassinio destò una vasta riprovazione  nel mondo. E ben prima che l’Assemblea Generale dell’Onu dichiarasse il 25 Novembre giornata per l’eliminazione della violenza contro le donne nel 1993,  le femministe sudamericane avevano cominciato  a usare quella data in modo simbolico per denunciare la condizione femminile. La dichiarazione dell’Onu prende atto della condizione di subalternità, di alienazione dai diritti umani che le donne soffrono in tutto il mondo.

Riconoscendo il bisogno urgente di una universale applicazione alle donne dei diritti e dei principi con riguardo all’uguaglianza, alla sicurezza, alla libertà, all’integrità e alla dignità di tutte le persone umane. 

Affermando che la violenza contro le donne costituisce una violazione dei diritti e delle libertà fondamentali delle donne e danneggia ed annulla il godimento da parte loro di quei diritti e libertà, e preoccupata per il prolungato insuccesso nella protezione e promozione di questi diritti e libertà nei riguardi della violenza contro le donne. 

Riconoscendo che la violenza contro le donne è una manifestazione delle relazioni di potere storicamente disuguali tra uomini e donne, che ha portato alla dominazione e alla discriminazione contro le donne da parte degli uomini e ha impedito il pieno avanzamento delle donne, 

L’assemblea solennemente dichiara :

Articolo 1.

Ai fini della presente Dichiarazione l’espressione “violenza contro le donne” significa ogni atto di violenza fondata sul genere che abbia come risultato, o che possa probabilmente avere come risultato, un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, che avvenga nella vita pubblica o privata.

Se qualcosa posso consigliare, da insegnante,  è la lettura , lo studio e l’analisi di questa  dichiarazione. Non servono nuove improbabili materie come l’affettività. La scuola della Repubblica lavora su tanti fronti e soprattutto sull’uguaglianza e il rispetto che sono il fondamento della nostra Costituzione.

La dichiarazione dell’assemblea dell’Onu venne ripresa nel 2011 dal Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica. La Convenzione (art. 3) precisa che la violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani ed è una forma di discriminazione contro le donne. 

Il cammino delle donne è lento ma inesorabile, il movimento femminista internazionale non è esausto come scrive oggi Lidia Ravera che lo descrive come una rivoluzione interrotta. Le donne non aspirano al potere, aspirano al sovvertimento totale e radicale della società patriarcale dove uguaglianza , libertà, felicità siano godimento di tutte le persone, uomini e donne.  Come nasce tutta questa crudeltà che si accanisce sul soggetto femmina? Le teorie e gli studi sono talmente tanti che uno si perde tra le varie discipline .  Scrive Bordieu ne “ Il dominio maschile” 

“ La differenza biologica tra i sessi, e in particolare la differenza anatomica tra gli organi sessuali può apparire come la giustificazione naturale della differenza socialmente costruita tra i generi e in modo specifico la divisione sessuale del lavoro”. La violenza contro le donne non è un fenomeno uni-causale come scrivono numerose studiose. Raffaella Scarpa ne “ Lo stile dell’abuso”: “Fin da piccole le donne sono educate alla passività, all’accettazione del dominio da parte del marito/partner, quindi da adulte sono portate a percepire una situazione di dominazione maschile come inevitabile” . Fin da piccole alle donne viene trasmessa un’immagine di sé  come persone deboli e modeste , esse imparano a sentirsi indifese e non reagiscono alla violenza nella coppia. Invece agli uomini viene insegnato che il ricorso alla forza fisica è il modello di comportamento da tenere per essere “ degli uomini veri”.   

Ogni comportamento violento ha come finalità l’esercizio ed il mantenimento del potere e del controllo. Secondo Hanna Arendt il dominio della pura violenza entra in gioco quando si sta perdendo il potere. 

Oggi mi è venuta in mente questa frase che ho scritto alle mie compagne Ardite “ È un mondo di maschi che barcolla ma prima di cadere vogliono farci precipitare con loro”.  

Il lento ma inesorabile cammino delle donne fa perdere la supremazia all’uomo, il suo ruolo dominante nella società, lo destabilizza. La donna , grazie al lavoro di generazioni di donne, ha imparato ad essere volitiva, spesso supera il compagno nella posizione sociale ed economica , contratta da pari nella relazione di coppia. 

In quest’ultimo femminicidio di Giulia Cecchettin ci sono tutti  questi elementi, lei si sarebbe laureata a breve, lui arrancava negli studi , e come ultimo sfregio il pagamento della cena da parte di Giulia. 

Al cammino delle donne gli uomini continuano a reagire con la violenza, che ha vari volti, fino al femminicidio. 

Mi viene in mente quella canzone di Bob Dylan “ The times they are a’changing”: “ Something’s happening here, but you don’t know what it Is, do you Mr Jones”. I mister Jones non sanno cosa sta accadendo , il loro mondo sta rapidamente invecchiando. 

La reazione delle ragazze, dei ragazzi, delle donne  all’all’assassinio di Giulia ha lascito stupefatti quelli che non sanno quello che sta accadendo e ne fanno motivo di polemica politica. Giulia è nostra figlia, nostra sorella, nostra nipote. 

Ma allora perché un film come “C’è ancora  domani”, pur con le sue ingenuità, ha fatto così tanto successo? C’erano le fila di donne per entrare nei cinema. Il punto di vista della regista era il punto di vista di tutte le spettatrici che accompagnavano ogni schiaffo, ogni abuso, ogni “ stai zitta” con esclamazioni, mugugni di condanna, borbottii.  

Un’ultima annotazione sulla stampa. A parte chiamare l’assassino familiarmente col nome proprio (per suscitare pena,  giustificarlo?) un giornalista tv ha detto che Turetta, prima di fuggire in Germania, aveva “abbandonato” il corpo di Giulia vicino al lago. No, Giulia, non sappiamo se era ancora viva,  é stata fatta precipitare in un dirupo, come le sorelle Mirabal. La violenza genera una lingua comportamentale fissa e riconoscibile.

ANNA LUISA CONTU

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