RUBRICA “BENI COMUNI”, 60. NUOVI MECENATI

di FRANCESCO CORRENTI

«Sono in partenza per una decina di giorni verso quei luoghi cui, forse, sono meno affezionato dei nostri ma che mi riconfortano, perché mi dimostrano che la mia idea di città, di beni comuni e di cultura non è una irrealizzabile utopia. Quanto al premio Scalfari, in questi giorni vi seguirò da lontano ma con interesse. Questa volta non potrò dar copie delle cartelle delle “Vedute”, perché quelle che restano devono esser disponibili per l’evento finale del PRUSST previsto dal Ministero delle infrastrutture e che peraltro la giuria ha già avuto, ma ho qualche buona idea di cui possiamo parlare a voce quando vuoi.»

Scrivevo così a Fabrizio lo scorso 25 ottobre, in procinto di partire ancora una volta lungo quell’itinerario che, attraverso tappe di volta in volta identiche o diverse, mi avrebbe portato nella consueta e lieta meta veneta. In effetti, quei luoghi che, ormai da una decina di anni, ci ospitano per qualche giorno di riposo e di svago, continuano a piacerci, a meravigliarci, a stupirci. Sempre belli per quello che sono e per quello che c’è intorno, il paesaggio, le buone architetture di ogni tempo, i tanti luoghi straordinari e tutto il resto. Padova, Venezia, Vicenza, Verona, Treviso… un elenco infinito: Battaglia, Monselice, Arquà, Este, Montagnana, Possagno, Rovigo, Piove di Sacco e il Polesine, Adria, solo per citarne alcuni, dove la qualità dei servizi è alta, non vi sono brutture recenti, il livello dell’edilizia è dignitoso, la cura degli spazi pubblici e privati notevole. Certo le ferite delle vecchie cave sono ancora visibili, ma ovunque traspare quel senso d’amore pei beni comuni, del decoro, della pulizia delle contrade ch’è dote antica e diffusa. Anche se, purtroppo, notiamo che alcune cose stanno cambiando come altrove, con segni certamente preoccupanti…

Posti strani, comunque, rispetto a quelli a noi più consueti e familiari, posti dove, avvicinandosi per intersecare una linea ferroviaria, la strada si abbassa e passa sotto ai binari, in quello che potremmo chiamare un “passaggio a dislivello”, che evita lunghe attese e possibili pericoli per i viaggiatori di entrambe le vie. Posti dove la strada che costeggia le ultime dimore degli abitanti è affiancata, come tutte le altre, da piste ciclabili e da marciapiedi pedonali, ma è pure schermata da alte siepi di verde, mentre l’interno di quel sito è organizzato con proprietà e senso del rispetto, dove tutto è in ordine, vi sono nuove costruzioni per accogliere i nuovi arrivati e non si vede traccia di demolizioni di parti antiche, che invece son lì a testimoniare il susseguirsi ineluttabile delle generazioni. E ancora, ma solo per parlare d’un altro dei tanti aspetti, le fermate del bus sono arricchite da piccole opere d’arte, sculture in bronzo in dimensioni naturali, ed ecco allora due scolari seduti sulle stesse panchine a disposizione dei passanti, che aspettano lo scuolabus per raggiunger la scuola, allietata da grandi murali. Come, all’uscita della stazione ferroviaria, un monumento al tipico lavoratore del luogo, il fanghino, non su basamenti ma lì ad altezza di passante. Così come una sala d’aspetto della stazione ferroviaria, sia all’esterno che all’interno, è decorata con disegni a colori e pannelli didattici che raccontano a chi aspetta, a chi parte e a chi arriva che lì vi sono antichi luoghi e resti imponenti, resi tutti accessibili e narrati sul posto da spiegazioni, fotografie e disegni che mostrano l’evolversi nel tempo dell’uso terapeutico delle sorgenti benefiche fin dalla Preistoria.

Beni comuni 60. Nuovi mecenati fig 2

Una novità, quest’anno, vedere aperta al pubblico quella villa che ci aveva sempre incuriosito, passando nei pressi di Battaglia Terme (un borgo con molte particolarità interessanti, tra cui il ricco Museo Civico della Navigazione Fluviale), alta su un poggio isolato, dalla lunghissima scalinata – non insolita, da queste parti, forse per questo Dante ne parla – e sormontata da una cupola. Mi approprio della descrizione che ne dà il sito Internet. «Nel cuore del Parco Regionale dei Colli Euganei sorge la seicentesca Villa Selvatico che dall’alto del Colle di Sant’Elena si specchia nei laghetti di acqua sulfurea, custoditi nel giardino termale progettato nell’800 dal paesaggista Giuseppe Jappelli. Villa Selvatico, nelle sue sale nobili custodisce un ciclo d’affreschi tra divinità ed allegorie che si intrecciano con particolarità architettoniche uniche ed originali. Una scalinata di ben 144 [!] gradini conduce lassù fino alla romantica terrazza affacciata sul comprensorio euganeo, mentre la cupola con la rosa dei venti, la galleria nel colle della Stufa e la chiesetta di Sant’Elena donano un tocco fiabesco alla prestigiosa dimora d’ispirazione palladiana. Abbracciata da un parco di undici ettari, con alberi secolari e cinque laghetti termali, Villa Selvatico è un perfetto equilibrio tra natura e arte. Nel panorama delle ville venete e giardini storici italiani è la meta ideale per visite guidate, tour culturali, passeggiate in famiglia o in gruppo, laboratori per scuole, eventi privati, matrimoni e meeting. Dopo decenni di accurati restauri Villa Selvatico ti aspetta dal 25 marzo 2023. La famiglia Miola sarà felice di fartela scoprire.»

Della famiglia Miola – che il 25 marzo di quest’anno ha aperto al pubblico le sale e il parco di questo monumento, “miracolosamente” venuto ad incrementare il patrimonio dei “nostri” Beni comuni – non avevo mai avuto notizie prima di visitare la “nuova Villa Veneta” e incontrare la persona, una ragazza gentile e simpatica, con cui avevo parlato al telefono la mattina e che poi ci ha accolto all’ingresso del complesso nel pomeriggio, confermandoci che non avremmo dovuto salire che quei pochi gradini ben visibili nella mia sezione.

Beni comuni 60. Nuovi mecenati fig 1

Un tunnel scavato nella roccia, anzi intagliato, secondo la plurisecolare usanza di queste zone di crear canali e vie d’acqua “tajando” pianure e colline, e due ascensori ci avrebbero reso possibile la visita – altrimenti proibita alle nostre gambe – fino all’ultimo piano, con il suo magnifico panorama a 360 gradi.

Ho parlato altre volte qui su SpazioLiberoBlog delle mie precedenti visite a luoghi singolari di questa regione e di questa zona dei Colli Euganei, come ne ho parlato, scritto e disegnato in diverse altre sedi di natura più professionale. Su SLB ricordo:

– “Obici, affreschi e altre sorprese. Dal Catajo a Civitavecchia passando da Sarajevo”, del 12 maggio 2017, su un altro eccezionale “recupero” altrettanto “mecenatesco” di un grande complesso altrimenti destinato alla rovina.

– “Volare… centodieci anni fa!”, del 2 febbraio 2022, con un accenno al dannunziano “Volo su Vienna” partito da Due Carrare.

– Rubrica “Beni comuni” n° 3 – “Acque e musei…”, con un confronto tra la situazione museale delle “Aquae” laziali e le “Aquae patavinae” di Montegrotto, dove una sala è dedicata, con la riproduzione di reperti archeologici, ai Balnea di Civitavecchia e di Vicarello.

– Rubrica “Beni comuni” n° 9 – “Ti conosco mascherina…” in quattro puntate (1° aprile, 7 aprile, 14 aprile e 28 aprile 2022), con spunti dal Museo della Maschera di Abano.

Io credo che la famiglia Miola possa essere tranquillamente definita, senza ombra di “sviolinate”, come altre benemerite, del resto non rare in Italia, una famiglia di “nuovi Mecenati” che, avendo logicamente l’obiettivo di conservare ed accrescere le proprie fortune (a capo dell’iniziativa del recupero c’è Adriano Miola, già titolare della Gimi S.r.l., azienda di Monselice famosa per la produzione di stendibiancheria e lavorazione di tubi metallici), ha l’intelligenza ed il merito – diversamente da altri esempi che conosciamo bene – di contribuire alla valorizzazione culturale, occupazionale ed economica del territorio natale. Riproponendo bellezze già apprezzate da illustri intenditori, tra i quali «Francesco Petrarca, Francesco III di Modena, Michel de Montaigne, Stendhal ed Heinrich Heine».

«Siamo felici di poter accogliere i visitatori, i residenti ed i turisti negli spazi nobili della Villa e nel giardino storico, arricchito da laghetti con acqua calda sorgiva, circondati da un parco di 11 ettari con alberi secolari» spiegano Alberta ed Adriano Miola (ed io riprendo dalla stampa locale) «Da oggi la residenza è aperta al pubblico per visite guidate, eventi privati, cerimonie, matrimoni, meeting, e manifestazioni in concerto con gli Enti e le associazioni del territorio. La nostra filosofia è quella di rendere Villa Selvatico un polo culturale e di ricerca, oltre che un luogo di relazioni tra arte, natura e territorio».

Parole apprezzabili.

FRANCESCO CORRENTI

https://spazioliberoblog.com/

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