I CANTASTORIE TRADITI — COME SI DISTRUGGE IN CINQUANT’ANNI E SPICCI UNA CIVILTÀ COSTRUITA IN TREMILA ANNI.

di EZIO CALDERAI ♦

Capitolo 40 (terza parte): La Marcia irresistibile del Belpaese verso il gradino più alto del podio. Il vuoto lasciato
dagli anticorpi del conformismo e della stupidità: Ennio Flaiano, Leo Longanesi. Un verso di
Omero anticipazione del sogno. Il rifiuto di quelli che ci vogliono controllare e punire per il nostro
bene. Il destino della civiltà occidentale legato ai cantastorie, che ci hanno regalato momenti di
felicità in una bella serata di luglio a Via Monte Grappa, strada storica di Civitavecchia?

La Spagna ha un governo di minoranza e nei sondaggi i partiti progressisti al potere, hanno perduto terreno e forse alle prossime elezioni dovranno lasciare il potere. Probabilmente chi sta peggio è la Germania, i soldi non le mancano (ha appena stanziato 100 miliardi di euro per riarmare la Wermacht), ma è disorientata, confusa, terrorizzata dalla possibile mancanza di energia e di dover ritornare al carbone. Nel Regno Unito il partito conservatore, che pur aveva vinto le ultima elezioni con una maggioranza bulgara, è in crisi e ancora non è riuscito a sostituire il primo ministro dimissionario, Boris Johnson. A proposito di Bulgaria il primo ministro è stato costretto a dimettersi.

Negli Stati Uniti le elezioni di midterm saranno un bagno di sangue per il partito democratico, che sta facendo di tutto per riportare Trump alla Casa Bianca. Ecco, così ci siamo tutti. Una meraviglia.

Giappone e Corea del sud, sono nelle mani di sette dai contorni oscuri, non saprei dire se più religiose o millenariste. Pericolose, tuttavia. L’ex Premier del Giappone, Shinzo Abe, è stato ucciso di recente, durante un comizio, da un cittadino, che voleva punirlo per la sua partecipazione a una setta.

Sarebbe esagerato concludere che il mondo libero sia in disfacimento, ma indubbiamente non gode di buona salute.

Ricordo di aver visto, in un’altra era geologica, un film del 1959, l’Ultima Spiaggia, regista e attori eccellenti. Narrava della fine dell’umanità dopo la terza guerra mondiale combattuta con armi atomiche. Restava una piccola area, in Australia, non contaminata, ma solo perché la nube tossica non era ancora arrivata. Fatalmente, arriverà.

Anche ai nostri giorni, pare che gli ultimi capisaldi del «mondo libero» siano i paesi dell’emisfero australe, Australia e Nuova Zelanda. Meglio di niente.

Sono dell’opinione che la debolezza delle leadership è altrettanto pericolosa per la comunità, per quanto estesa possa essere, del potere esercitato con la forza. Non è debole la democrazia che si fondi, sempre e senza incertezze, sul diritto e sulla legge, sulla sacralità, in senso laico, delle istituzioni; lo è, se il diritto e la legge vengano piegati alle preferenze di alcuni o di tanti, se il bilanciamento dei poteri venga sconvolto da indistinte e confuse volontà di potenza, se il travalicamento dei poteri non venga punito quale attentato alla Costituzione, se la legge venga applicata agli avversari e interpretata per gli amici.

Ecco, in definitiva, le ragioni che m’inducono a credere che non sarà un algoritmo a perpetuare la civiltà occidentale, che conosciamo.

***

«Davano così sepoltura ad Ettore domatore di cavalli»

È l’ultimo verso dell’Iliade di Omero. Dovremmo cominciare a scriverlo su ogni superficie, fogli, cartelli pubblicitari, pareti bianche dentro e fuori le case, in modo che non possa sfuggire agli alfieri del nuovo corso.

Non posso indovinare il tragitto della nuova civiltà, tanto meno i suoi gusti. Posso solo sperare che di fronte al verso che chiude il racconto più straordinario di tutti i tempi, gli alfieri di cui dicevo siano presi dalla curiosità, non per percorrere la stessa strada, ma per raccogliere e conservare i segni immortali del genio dell’uomo.

***

La speranza e il sogno

Le civiltà non si spengono nel silenzio, anzi cadono tra rumori assordanti, che coprono rimproveri, accuse reciproche, rimpianti e non è facile, nell’immediatezza, tra le macerie, isolare frammenti, che potrebbero essere preziosi. Presto, pensavo, i fondatori si renderanno conto che sulla tabula rasa non si costruisce nulla. In pratica, speranza e sogno si confondono.

«Parlavo da solo. Mi addormentai, forse era proprio il sogno quel che cercavo. Venne quello giusto.

Per chi, come me, ha amato perdutamente la civiltà nata con i racconti della guerra di Troia, era naturale che il sogno si presentasse in frammenti di mille colori, che attendevano solo una mano amica, sapiente, che li ricomponesse in un mosaico, dove riconoscere un nuovo inizio. Nel mio delirio onirico, vidi nitidamente l’atto costitutivo del nuovo ordine, in pratica l’elegante ricostruzione dell’unico principio che lo informa:

L’ordinamento si fonda sulla libertà di pensiero, con le correlate libertà di azione e parola, esso svolge funzioni minime, essenziali, idonee a garantire che i cittadini siano liberi ed eguali tra loro, in modo che ciascuno, nel rispetto degli altri, possa seguire le sue inclinazioni, libero anche di non averne o di rifiutare che qualcuno possa imporgliele. La democrazia è la forma di governo liberamente accettata, in quanto garantisce la libertà politica, con il limite della non violenza e della libertà altrui. Non ci sono limiti al diritto di studio, ricerca e informazione. La partecipazione alla competizione politica è preclusa a gruppi di cittadini, i quali teorizzino limitazioni alle libertà individuali di ciascuno e di tutti.’.

Il sogno si faceva sempre più lungo e complesso. Mi sembrava che gli ordinatori non volessero distruggere tutto, forse che la mia speranza stesse prendendo corpo? Di più, i primi atti mi diedero la sensazione che si fossero abbeverati alla sapienza antica, meglio la usavano, dopo averla liberata da tutte le incrostazioni. Non potevo credere che, contrariamente ai rivoluzionari falliti di altri tempi, il nuovo ordine conservasse la lingua e le parole già in uso, che assimilasse il metodo scientifico a quello filosofico, considerando il primo il più attendibile per conoscere la realtà; nessuna fusione o annessione, ma il riconoscimento che il mondo precede gli argomenti. La sperimentazione conserva il linguaggio e gradualmente tende alla conoscenza, mentre compito della filosofia è comprendere la realtà per cambiarla e guidarla, tenendo come stella polare l’integrità della libertà di tutti.

Man mano il sogno mi prendeva, come se tra il me dormiente e il nuovo ordine si fosse stabilito un rapporto dialettico, mi trovavo a discutere di concetti elementari, mai applicati, tuttavia, nel vecchio mondo. Cosa ci può essere di più ovvio se non identificarsi con la libertà, con la capacità di pensare senza rischio di essere attaccati, accusati o uccisi?

Nulla, eppure era quello sistematicamente accaduto nel XX secolo e nella sua appendice.

Ormai non avevo nessun potere sul flusso, che mi investiva. Sempre cose ovvie, ma mai sentite prima di allora. Appresi di una società aperta, che non aveva nemici, se non i nemici della libertà, del principio di responsabilità, che si salda con la libertà. Il regolatore del flusso rivelò una sorprendente cultura filosofica e lucidamente individuava i nemici della libertà di pensiero nei platonici, negli hegeliani e nei marxisti. Mi sentivo uno studente alle prime armi, capivo l’abiura, ma mi sembrava che non fosse sufficientemente motivata.

Mi raggiunge una bacchettata, dolorosa anche nel sonno. Mai, neppure per un momento, mi spiega, devi smarrire il filo che ci lega alla libertà di pensiero, perché solo essa evita i conflitti.

Definisce tribalisti i nemici della libertà di pensiero, che giungono sempre al medesimo risultato, cioè alla divisione della società in due gruppi, governanti e governati, controllori e controllati, legittimati a comandare e tutti gli altri. I governanti sono intoccabili, più saggi, comandano qualunque cosa facciano, dicano o pensino; se cambiano opinione non debbono giustificarsi, né rendere conto, né spigare, non hanno altro compito se non comandare, sottomettere, punire.

Ebbi un sussulto, temevo di svegliarmi. Di colpo mi vennero in mente gli orrori commessi dalla ‘mia civiltà’, delle nefandezze dei regimi totalitari, abituati a considerare i sudditi, entità umane inferiori, in nome dell’eguaglianza. Mi svegliai davvero, ero seduto, temevo di non riaddormentarmi e di non ritrovare il filo del sogno, come, fortunatamente, non accadde. Il mio mentore riapparve, per dirmi: ricordati soltanto che lo storicismo, chiunque ne sia l’architetto, o la spirito di Hegel o il materialismo di Marx, è il nemico della società aperta. Col tempo capirai. Un’ultima cosa, quasi dimenticavo. La società aperta non ti promette il paradiso in terra, vuole solo opporsi a ogni principio che voglia fare dell’uomo una pedina di un destino già scritto, alla mercé di coloro che comandano.’.

EZIO CALDERAI                                                                                 (continua)

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