L’INCHIOLLO

di ROSAMARIA SORGE ♦

A volte mi sento prigioniera di quel recinto che è la “ Città” con tutte le sue problematiche e architetture e provo un pizzico di invidia per chi come il mio amico Carlo può liberamente spaziare in ogni campo con sapienza e maestria, allora oggi  voglio stravolgere le cose.

A casa da alcuni giorni per un malessere che comunque non è Covid ma un banale raffreddore cerco il modo di passare il tempo, un poco leggo, un poco studio  la nuova convenzione messa a punto con il mio compagno per i Campionati italiani di bridge che si svolgeranno a breve, un poco telefono a qualche amica; i gatti mi fanno compagnia ma non tanta, per lo più dormono pacificamente. Mi rimane abbastanza tempo per pensare e per ritrovare quel posto dove risiedono i ricordi, un posto magico  e indelebile che nel mio caso è rappresentato da una scatola collocata sulla libreria  nel piccolo studio di casa, scatola che non apro da 30 anni.

Ci trovo tante cose, lettere di mia madre, lettere di mio padre a mia madre, lettere di mio fratello, lettere d’amore tra me e mio marito ( queste le avevo completamente rimosse), tante foto che avevo scartato e non avevo sistemato negli album, e poi piccoli oggetti, una medaglia mia, una onorificenza  di mio padre, una vecchia spilla di mia madre, alcuni ritagli di giornali con pubblicati vecchi meriti sportivi dimenticati e qualche recensione di quando facevo teatro d’avanguardia a Palermo. E poi spicca un foglio di carta  con  una   poesia  composta anni prima  e che non ricordavo più:  sulla falsariga di   una nota poesia  metasemantica, era stata  scritta come sfida e risposta ad un mio amico scrittore, Gaetano Testa, tra i fondatori del Gruppo ’63, su un argomento che ci divertiva molto: l’INCHIOLLO

Questa parola, inventata da noi,   era poi con il tempo,   diventata patrimonio delle nostre famiglie, era entrata nel gergo giornaliero in un continuo,” non fare l’inchiollo” “ sei proprio un inchiollo”,  e ve la ripropongo per come la scrissi tanto tempo fa:

L’INCHIOLLO

L’Inchiollo non capisce ma commenta

e spesso lento lento ti tartassa

e quando dici basta piano piano,

sbarella mogio e per un po’ non scassa.

E’ scaltro Inchiollo, è pieno di caniglia

furberia perversa e flatulente,

se ascolti ti ingarbuglia e fa poltiglia

se fuggi non ti molla e non ti esenta.

Eppure il vecchio Inchiollo assai cocciuto

che rompe, avvinghia e non si fa i suoi cazzi,

sproloquia troppo e in segno di rifiuto,

gli ammolleresti un pisto, ma lui muto,

ti stoppa, ti fetecchia e tu l’acciacchi

 

A questo punto  avrete capito chi è l’Inchiollo e se mi trovate a usarla potete darvi una regolata.

Vi prometto che la prossima volta affronterò un tema più serio!!!!!!!

 ROSAMARIA SORGE

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