L’Almanacco civitavecchiese di Enrico Ciancarini.“Damnatio memoriae” per Ettore Ridolfi, scultore civitavecchiese.

di ENRICO CIANCARINI ♦

Era sopravvissuto alle decine di bombardamenti che avevano violentato Civitavecchia a partire da quel maledetto 14 maggio 1943. Un giorno del Quarantaquattro o forse dell’anno successivo, bene non si sa, un’ignota (?) mano anarchica o forse comunista piazzò dell’esplosivo e lo fece saltare in aria, frantumandolo. L’odio nei confronti della Casa Savoia era in quei drammatici giorni piuttosto diffuso, il re e i suoi familiari erano stati i complici del fascismo, a braccetto con il duce e i suoi gerarchi avevano condotto l’Italia alla rovina della Seconda guerra mondiale.

Civitavecchia in quei giorni, mesi, anni, straboccava di rovine, una in più non faceva differenza.

Parlo del monumento al re “gentiluomo”, quel Vittorio Emanuele II che, grazie a personaggi come Cavour e Garibaldi, aveva ingrandito il suo regno con campagne militari ed accordi diplomatici, trasformandolo finalmente in Regno d’Italia con capitale Roma, strappata nel 1870 ai preti.

Monumento che le cronache del tempo, fu inaugurato il 17 agosto 1890, definiscono “maestoso”. Sua Maestà, Umberto I figlio di Vittorio Emanuele II, si compiacque di nominare nell’Ordine della Corona d’Italia di Suo Motu-proprio con decreto del 13 ottobre a cavaliere Ettore Ridolfi, scultore. (Gazzetta ufficiale del Regno d’Italia del 2 novembre 1890).

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Lo scultore era civitavecchiese ma la sua Città non lo ricorda in nessun modo. Rimangono a sua memoria l’atto di battesimo, il contratto per la statua di Vittorio Emanuele II, l’atto di morte.

Ettore Ridolfi era nato a Civitavecchia il 31 ottobre 1856 da Camillo, originario di Narni e da donna Adelaide, figlia di Biagio Acquaroni, commerciante e notabile della città portuale. Fu battezzato il 4 novembre nella Chiesa del Ghetto. Padrino fu lo zio Giovanni Battista Acquaroni. L’ostetrica fu Maria Lucchini (grazie a don Augusto Baldini che ha svolto le ricerche nell’Archivio diocesano).

Di Ettore Ridolfi abbiamo una foto che è a corredo del saggio La fascinazione del mondo islamico nelle mascherate romane di fine Ottocento: le fotografie del Fondo Le Lieure-Bettini al Museo di Roma di Cristina Delvecchio pubblicato nel Bollettino dei Musei comunali di Roma (2012, da internet). Nel saggio si parla del carnevale romano del 1881 quando “gli artisti del Circolo Artistico organizzarono una sfilata in maschera dedicata ad uno dei temi più diffusi della pittura orientalistica: la carovana”. Vi partecipò anche “Ettore Ridolfi (1856-1892), scultore esordiente a Roma nel 1883 presso il circolo artistico”. Come gli altri artisti suoi amici, indossava un “caftano e burnus completamente buttato all’indietro, porta innaturalmente un afedali di traverso dietro la schiena, e lo yatagan in vita”.

Nella nota la studiosa precisa: “Di Ridolfi si sa solo che scolpì il busto di Pietro Cavallini (1888) per la salita del Pincio e una statua di Vittorio Emanuele II per Civitavecchia (1880, data sbagliata perché era il 1890)”. Presidente del circolo Artistico internazionale era il principe Baldassarre Odescalchi, deputato eletto nel collegio di Civitavecchia e frequentatore assiduo della città.

Vincenzo Vicario nel volume Gli scultori italiani dal Neoclassicismo al Liberty (1994, p. 882) rileva che “Ettore Ridolfi eseguì anche busti, ritratti e lavori diversi per i Camposanti di Roma, di Civitavecchia e di vicine località. Fu scultore molto apprezzato per l’accuratezza dei suoi lavori in cui cercò di mantenersi aderente al vero”. Fu giudicato uno degli allievi migliori del piemontese Giulio Monteverde, uno dei maggiori scultori dell’epoca.

Nel 1878 moriva Vittorio Emanuele II re e padre della Patria e nel 1882 si spegneva Giuseppe Garibaldi, eroe dei Due Mondi. L’amministrazione municipale di Civitavecchia, da poco più di un decennio italiana, decise nel 1883 di onorare i due protagonisti del Risorgimento italiano con delle statue. Presa la decisione, scoppiarono le polemiche, artistiche ed economiche. Furono stanziate lire 20.000 per i due monumenti, di cui 12.000 per quello reale. Su un giornale dell’epoca scrivevano “onorare chi ha titolo alla benemerenza della patria, niente di meglio dico io; ma quando si potesse conciliare che questa’onoranza invece che racchiusa in un blocco di marmo si esplicasse a beneficio di chi ha bisogno di case, per esempio, d’istruzione, di lavoro, di pane, non trovereste meglio e più degnamente ricordata la figura di un gran Re e di un gran Generale?” (Fiorello, 15 aprile 1883).

Alla fine il contratto o meglio la scrittura privata fra il Comune di Civitavecchia e lo scultore Ettore Ridolfi fu firmata il 28 giugno 1886. L’abbiamo rintracciata recentemente sul mercato antiquario.

L’articolo 2. imponeva che “tale monumento sarà dal Ridolfi eseguito a figura intiera, conforme a quella già modellata da Lui in creta, e che sino dal 25 luglio 1885 l’onorevole Professore Ettore Ferrari – come da sua dichiarazione in atti – ha trovato compiuta, pronta per gettarsi in gesso e meritevole di tradursi in marmo”. La figura del re non doveva essere minore ai due metri d’altezza.

L’artista nel contratto riuscì ad assicurarsi un aumento del prezzo, portando il costo della statua a lire quindicimila, da pagare in tre rate. L’anticipo pattuito fu di lire 2.500.

La statua doveva essere consegnata entro il 31 dicembre 1886, a carico di Ridolfi era fissata una penale di lire 10 per ogni giorno di ritardo. Il monumento fu invece inaugurato il 17 agosto 1890.

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L’Illustrazione italiana dedicò un lungo articolo all’inaugurazione della statua dedicata al re, installata nell’omonima piazza: “il monumento misura metri 6,05 d’altezza e 3,01 di larghezza. La base è di granito di Baveno greggio, sopra la quale con caratteri in bronzo è la scritta

AL PADRE DELLA PATRIA / VITTORIO EMANUELE II / PRIMO RE D’ITALIA / CIVITAVECCHIA 17 AGOSTO 1890.

I discorsi ufficiali furono tenuti dal sindaco Falleroni e dal deputato Tittoni: “la giornata terminò con una illuminazione fantastica della Piazza Vittorio Emanuele, concerti e fuochi d’artificio”.

Trascorsero solo due anni, quando nel registro delle morti avvenute nel 1892 del Comune di Civitavecchia venne riportata la notizia proveniente da Roma del decesso del giovane scultore avvenuta il 13 ottobre all’Ospedale di Santo Spirito. Doveva ancora compiere trentasei anni. Nel certificato si precisava che Ettore Ridolfi era uno scultore, di stato celibe, domiciliato a Civitavecchia, e che i suoi genitori erano entrambi morti.

La rivista Natura ed arte pubblicò un necrologio in occasione della sua morte rilevando che “un giovane scultore, che era una delle speranze dell’arte italiana, il cav. Ettore Ridolfi si è spento a Roma in età di soli 31 anni (errore). Il Ridolfi, che aveva fantasia fervida ed ingegno vivace, come lo provano le sue molte e pregevoli opere, fu il vincitore del concorso bandito pel monumento a Vittorio Emanuele a Civitavecchia, e dimostrò quale e quanto fosse la sua valentia artistica eseguendolo magistralmente”.

Ettore Ridolfi è sepolto nel Cimitero monumentale del Verano a Roma. Forse nel cimitero capitolino e nel nostro Cimitero si potrebbero trovare tombe e monumenti funebri da lui realizzati ma è necessario che le autorità competenti, il Comune e la Sovrintendenza, si facciano promotori di un censimento storico ed artistico di quanto realizzato e conservato nel cimitero da lui e da altri artisti locali e forestieri. Sarebbe un prezioso arricchimento del nostro patrimonio storico ed artistico.

Altro impegno da assumersi sarebbe quello di recuperare il Famedio, oggi tristemente abbandonato e pericolante, in cui in rispetto a quanto deliberato dai nostri antenati nel XIX secolo, siano ricordati i personaggi più illustri nati e operanti nella nostra città. Sarebbe un gesto di grande civiltà.

Di Ettore Ridolfi rimane ben poco, doveroso ricordarlo nelle pagine del nostro Almanacco.

ENRICO CIANCARINI

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