L’Almanacco civitavecchiese di Enrico Ciancarini. Esposti. L’infanzia abbandonata nella Civitavecchia postunitaria.

di ENRICO CIANCARINI

“Il sottoscritto Direttore dell’Ospizio così detto l’Ospedale Comunale per le povere donne dichiara che alle ore sette pomeridiane del giorno dodici del corrente mese di Novembre fu raccolto in questo Ospizio, un bambino di sesso maschile nato il giorno stesso, il quale era involto in una pezza, una salvietta lacera, due cuffiette, un corpettino in buono stato, una camicia marcata F, mezzo fazzoletto G.R., una fascia nuova A.T., una pezza, una salvietta lacera, due cuffiette, un corpettino in buono stato, una camicia marcata F, mezzo fazzoletto G.R., una fascia nuova A.T., al collo mezza medaglia di ottone, con da una parte il Carmine e dall’altra il Rosario.

Al detto neonato, venne dato il nome di Gregorio, ed il cognome di Fidi e fu iscritto al numero d’ordine 412 del Registro Esposti in data oggi. Civitavecchia 17 novembre 1877.

Il Direttore Biagio Castagnola.

Il bambino suddetto viene mandato all’Ospizio di Santa Francesca Romana in Viterbo, al Direttore del quale si mandano pure le vesti ed il contrassegno ritrovate presso il bambino stesso e che sono qui sopra descritte, non che copia del presente atto”.

Non è la pagina di un feuilleton ottocentesco né una pagina tratta da un romanzo di Emile Zola. È una pagina tratta dal Registro delle nascite del 1877 del Comune di Civitavecchia. A redigere l’atto è il Cavalier Luigi Guglielmotti, assessore delegato dal Sindaco facente funzioni, ufficiale dello Stato civile del Comune di Civitavecchia. Oggi i registri dell’anagrafe civitavecchiese risalenti a più di cento anni fa, dal 1871, sono consultabili facilmente su internet Portale Antenati del Ministero della Cultura, Direzione Generale Archivi.

Nel bel saggio L’infanzia abbandonata nel Viterbese (sec. XVIII-XX) di Alessandra Langellotti e Carlo Travaglini (pubblicazione dell’Ecole Francaise di Roma nel 1991, consultata su internet) una tabella, la 5, evidenzia la provenienza dei bambini affidati al brefotrofio di Viterbo, l’Ospizio di Santa Francesca Romana citato nell’atto di nascita, in otto quinquenni dal Settecento ai primi anni del Novecento. L’ospizio fu fondato il 9 maggio 1738 per la carità di papa Clemente XII e destinato a ricovero degli “esposti illegittimi” delle diocesi di Viterbo e Toscanella (di cui faceva parte allora Civitavecchia), Corneto e Montefiascone, Civita Castellana, Orte, Sutri, Nepi.

Abbiamo preso in considerazione il quinquennio 1877-1882, il primo post unitario, che vede affidare all’orfanotrofio viterbese 1264 bambini, di cui la maggior parte provenienti dal distretto di Viterbo (570 orfani pari al 45,1% del totale). Al secondo posto in questa triste classifica si piazza il distretto di Civitavecchia con 163 bambini pari al 12,9% del totale dei bambini abbandonati ed inviati all’Ospizio di Viterbo.

Fra quei bambini provenienti dalla città portuale c’era Gregorio Fidi, nome e cognome decisi dal direttore Biagio Castagnola o da qualche addetto dell’ospedale delle povere donne. Nel registro del 1876 gli esposti ricevono un cognome a sfondo floreale: Gelsomini, Garofolini, Cameli, Dali, Ortenzi, Oleandri, Fiorini, Rosini, Amorini, Giacinti, Violetti.

Non è chiaro se il neonato veniva alla luce in quelle camerate o era abbandonato di fronte all’edificio che sorgeva al Ghetto. La ruota degli esposti a Civitavecchia era stata tolta nel 1871 con l’arrivo della burocrazia sabauda che prese il posto di quella pontificia.

Sfogliando i registri dello Stato civile del Comune di Civitavecchia per quegli anni troviamo decine di atti che annotano la nascita di questi sfortunati bambini subito abbandonati dai genitori. Erano censiti nell’anagrafe civitavecchiese nel Registro degli Esposti ma subito trasferiti a Viterbo e, leggendo le scarse annotazioni di matrimoni o morti, non ritornarono quasi mai in riva al Tirreno. Gregorio, il nostro “esposto”, si sposò il 28 giugno 1903 a Civitella d’Agliano, località del Viterbese.

Ritorniamo al suo atto di nascita redatto dal cavaliere Guglielmotti e rileviamo la precisione con cui furono indicate le povere cose trovate addosso al bimbo. A Viterbo insieme all’infante “si mandano pure le vesti ed il contrassegno ritrovate presso il bambino stesso”. Micaela Norbiato, autrice del saggio L’Ospizio di S. Francesca Romana: l’infanzia abbandonata a Viterbo tra i secoli XVII e XIX (apparso su Biblioteca e società, volume XXXI, n. 1-2 giugno 1997, da internet) rileva che il bambino appena arrivato nell’Ospizio veniva registrato nel Libro segreto: “in questo registro non veniva annotato solo il nome degli esposti accolti in ospizio ma vi era riportato minuziosamente tutto ciò che quei bambini avevano con sé. Si tratta di vestiti, di biglietti che i genitori, o chi per loro, scrivevano e appuntavano sulle fasce, di oggetti, di immagini sacre e di altri segni di riconoscimento che venivano lasciati con gli esposti”.

Gregorio indossava “una pezza, una salvietta lacera, due cuffiette, un corpettino in buono stato, una camicia marcata F, mezzo fazzoletto G.R., una fascia nuova A.T.” Iniziali che forse non avevano significato o forse potevano rivelare chi fossero i genitori. L’elemento che potrebbe in seguito portare al suo riconoscimento è quello che Gregorio porta al collo “mezza medaglia di ottone, con da una parte il Carmine e dall’altra il Rosario”. L’altra mezza medaglia forse rimase in mano alla madre che sperava un giorno di ritornare dal figlio e farsi riconoscere attraverso quell’oggetto. Mere speculazioni, a fianco degli atti di nascita degli esposti non ho trovato alcun atto di riconoscimento.

I bambini abbandonati dalle loro famiglie dovevano essere nutriti da balie a pagamento, vestiti, istruiti ed avviati all’inserimento nella società attraverso l’adozione, un lavoro o un matrimonio. Per le orfane era prevista una dote e un corredo.

Il Comune di Civitavecchia era impegnato nel sostentamento di questi bambini inviati a Viterbo. Ne abbiamo notizia nel XIX paragrafo del Resoconto morale dell’Amministrazione Comunale di Civitavecchia – Sessione di Autunno 1872 stampato a Roma dalla Tipografia Fratelli Pallotta, a firma del primo sindaco dopo il XVI settembre, Pietro Guglielmotti, intitolato Trasporto e Mantenimento degli Esposti:

“Non essendovi in questa Città alcun’Ospizio di trovatelli, il Municipio ha dovuto provvedere, come si pratticava per lo passato, al trasporto ed al mantenimento degli esposti nell’Ospizio di Santa Francesca Romana in Viterbo, corrispondendo per il primo di questi titoli per ogni esposto la somma di £ 17 e per il mantenimento in genere nell’Ospizio suddetto £ 2452 annue pattuite. Come ognun di voi avverte, la somma, che per l’Articolo mantenimento ha gravato il bilancio Comunale, non è indifferente; però essa è stata molto minore di quella, cui il Municipio sobbarcavasi sotto il cessato regime, e che non era inferiore a L. 3678, contribuendo attualmente la provincia per un terzo al pagamento dell’intiera corrisposta”.

Centinaia di bambini che lasciavano Civitavecchia “rifiutati” dai loro genitori, sostenuti mal volentieri dalla carità pubblica. Una perdita per la madre e il padre ma anche per la Città che non poté avvalersi di loro e alla fine li ha dimenticati, conservando come unica traccia le annotazioni su un polveroso registro anagrafico, oggi riscoperto grazie al web.

ENRICO CIANCARINI

https://spazioliberoblog.com/

SPAZIO CLICK