“AGORÀ SPORTIVA” A CURA DI STEFANO CERVARELLI – IUS SOLI SPORTIVO……..PIÙ’ FACILE O PIÙ’ DIFFICILE?

di STEFANO CERVARELLI

Non c’è niente da fare, nel nostro Paese, oltre che non compiere passi in avanti nei diritti civili, si fan leggi e decreti che,  sebbene apparentemente sembrano indirizzate in maniera più favorevole ai minori extracomunitari residenti in Italia, nella realtà “burocratizzano” le procedure rendendo il tesseramento sportivo più complicato.

Sto parlando  dello “Ius soli sportivo” e  più precisamente della riforma, risalente al 2016, che eliminava  gli ostacoli dei quali era disseminato il percorso della pratica sportiva dei figli di immigrati, ancora privi della cittadinanza italiana.

Questa legge, recitava testualmente nella Gazzetta Ufficiale “…Disposizioni per favorire l’integrazione sociale dei minori stranieri residenti in Italia mediante l’ammissione nelle società sportive appartenenti alle federazioni nazionali, alle discipline associate o agli enti di promozione sportiva”.

Lo “Ius soli sportivo” veniva  pertanto a sanare l’assenza di leggi al riguardo. Un proposito, dunque, molto nobile che era atteso da diversi anni da tantissimi ragazzi e dalle loro famiglie; una soluzione sponsorizzata da tanti dirigenti sportivi e da forze politiche sensibili al tema.

Fondamentalmente erano due i problemi che lo “Ius soli sportivo” si proponeva di alleviare: la difficoltà di iscriversi dei ragazzi stranieri, visto che in molti casi era difficilissimo rinvenire nei paesi d’origine la documentazione necessaria e la discriminazione  riguardante la partecipazione a gare individuali nazionali. Inoltre esistevano anche dei limiti alle convocazioni nelle Under nazionali, prima dei 18 anni, limiti che non erano stati rimossi del tutto dalla legge del 2016.

Quella riforma, al netto dei dettagli da limare, aveva dato grande speranza a molti “nuovi italiani”, ponendo lo sport in una posizione di avanguardia sul percorso dell’integrazione rispetto ad altri settori della società.

Per questo la circolare dello scorso 26 settembre ha creato apprensione.

Perché? Tutto a causa dell’entrata in vigore, lo scorso febbraio, di un decreto legislativo del 2021 che complicava nuovamente  le procedure di iscrizione facilitate dallo “Ius soli sportivo”. Questo cortocircuito legislativo ha colto tutti gli operatori di sorpresa a partire proprio dallo stesso Ministro dello Sport, visto che la norma sotto accusa risale a due anni fa.

Ma vediamo di chiarire meglio quello di cui stiamo parlando affermando subito che più di una questione tecnica è una questione burocratica, il che non so se si possa considerare un’attenuante o un’aggravante; naturalmente poi c’è la domanda più importante: ma si vuole davvero, e se fosse così, perché, rendere praticamente impossibile ai minori extracomunitari praticare attività sportiva in Italia, come si domanda il “Corriere della sera”?

A questa domanda, alla ripresa dell’attività sportiva, ha fatto seguito, specialmente nel mondo del calcio dilettantistico,  un grido d’allarme.

Cosa sta succedendo?

Tutto è iniziato la scorsa estate quando è entrata in vigore parte del D.Lgs n.36 del 2021 che abrogava la legge 12 del 20 gennaio 2016, quella sul cosiddetto “Ius soli sportivo” che permetteva ai minori extracomunitari residenti in Italia, dal decimo anno d’età, di praticare attività agonistica sportiva, il loro tesseramento doveva dunque seguire  la stessa procedura adottata per i cittadini italiani.

Ora questa legge (che aveva diversi limiti) è stata abrogata dal decreto legislativo n.36 del 2021 andato in vigore «a puntate»: in parte nel gennaio del 2022, in parte nel gennaio del 2023, in parte nel luglio 2023 (e di cui un comma andrà in vigore solo nel luglio 2024). In realtà, a prima vista, come già detto, il decreto legislativo sembra essere più favorevole ai minori extracomunitari presenti nel nostro Paese della legge precedente, in quanto l’articolo 16 comma 3 recita: «I minori di anni diciotto che non sono cittadini italiani, anche non in regola con le norme relative all’ingresso e al soggiorno, laddove siano iscritti da almeno un anno a una qualsiasi classe dell’ordinamento scolastico italiano, possono essere tesserati presso società o associazioni affiliate alle Federazioni Sportive Nazionali, alle Discipline Sportive Associate o agli Enti di Promozione Sportiva, anche paralimpici, con le stesse procedure previste per il tesseramento dei cittadini italiani di cui ai commi 1 e 2».

E tenuto conto che già prima molte federazioni chiedevano (almeno fino ai 16 anni di età) per l’iscrizione il certificato scolastico, non sembrerebbe essere cambiato nulla. In realtà però almeno per quanto riguarda il calcio (ma è possibile che man mano emergano casi relativi ad altri sport) qualcosa sembra essere modificato. Perché?

Paradossalmente per via di quella che dovrebbe costituire la maggior tutela che viene data ai minori dalla nuova norma ( inserita nella più vasta legge dir riforma dello sport) .Il nuovo Dlg prevede infatti che entro un anno dall’entrata in vigore (l’ultimo comma, ricordo, partirà da luglio 2024, ma l’argomento di cui sto tra trattando è entrato in vigore lo scorso luglio) siano «introdotte disposizioni specifiche a tutela della salute e della sicurezza dei minori che svolgono attività sportiva, inclusi appositi adempimenti e obblighi, anche informativi, da parte delle società e associazioni sportive, tra cui la designazione di un responsabile della protezione dei minori, allo scopo, tra l’altro, della lotta ad ogni tipo di abuso e di violenza su di essi e della protezione dell’integrità fisica e morale dei giovani sportivi».

Qui devo aprire una parentesi per dire che la necessità riportata nel sestultimo verso è dovuta al fatto che le mire dei grandi club europei stanno andando sempre più giù con l’età; la Fifa ha collocato addirittura a 10 anni la soglia per il monitoraggio dei trasferimenti internazionali!

Ecco, quindi che in seno alle Federazioni dovranno  sorgere delle commissioni minori con il compito di rilasciare il nullaosta alle società sportive valido per il primo tesseramento dei minori extracomunitari e per valutare che non siano vittime di tratta o di abusi da parte delle società stesse.

Alcune federazioni si stanno già portando avanti. La F.I.G.C., in linea con Uefa e Fifa, ha già dato vita, nella sua sede di Roma, ad una commissione minori che «coordina la struttura dei Delegati Regionali individuati presso tutti i Coordinamenti Regionali SGS che operano a contatto con le società affiliate e con eventuali soggetti terzi coinvolti (agenzie, associazioni, enti). Funge da raccordo con le strutture internazionali di Safeguarding Fifa e Uefa (Child Protection Focal Point)».

Un tipo di controllo, quello relativo ai minori, che alcune federazioni gestiranno in maniera principalmente centralizzata (come sembra voler fare la Figc) e che  altre potrebbero invece gestire principalmente a livello regionale. Al momento quindi il problema per le società di calcio sembra sia solo quello che la Figc abbia optato fin d’ora per una raccolta centralizzata delle richieste di tesseramento e che preveda, ovviamente come disposto dalla legge, l’obbligo di mandare un certificato scolastico e quindi provvedere alla necessaria documentazione. A partire dal prossimo luglio però nuovi obblighi potrebbero rendere decisamente più complesso il primo tesseramento dei minori. C’è comunque ancora tempo per intervenire sul piano politico per modificare il decreto attuativo e non rendere più difficile del dovuto ai minori extracomunitari di praticare lo sport nel nostro Paese.

In conclusione  sentiamo cosa dice Gianni Salsi, il presidente del progetto Aurora, squadra dilettantistica di calcio del quartiere Santa Croce di Reggio Emilia, società impegnata proprio nell’integrazione attraverso lo sport:

«Avevamo inviato i tesseramenti dei nostri otto atleti extracomunitari-come da vecchia normativa-alla federazione regionale; ma poi ci hanno detto che per effetto della nuova legge dovevamo mandarli a Roma. Così ci hanno bloccato i tesseramenti per i quali ora ci vorranno mesi prima di recuperare la documentazione utile e prima che venga dato il nullaosta dalla F.I.G.C. Sabato iniziava il campionato, ma siamo stati costretti a ritirarci… ».

Il problema è approdato in Parlamento, dove, il parlamentare Pd, Andrea Rossi ha rivolto un’interrogazione al Ministro dello Sport Andrea Abodi.

STEFANO CERVARELLI

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