L’Almanacco civitavecchiese di Enrico Ciancarini. Filippo Matteini, scultore civitavecchiese.

di ENRICO CIANCARINI ♦

Via Matteini è la via dove ho abitato con la famiglia appena nato e vi sono ritornato fresco sposo.

MATTEINI 1Sulla targa stradale non è specificato il nome, solo il cognome. Da ricercatore storico, già in gioventù, non ci ho messo molto a scoprire che Filippo era il suo nome e che meritò l’intitolazione per essere stato l’autore della statua di Giuseppe Garibaldi posta dal 1890 nell’omonimo viale.

Sulla Strenna dei Romanisti, edizione 2020, Alberto Crielesi, storico dell’arte e archivista, pubblica il saggio Lo scultore Filippo Matteini: da Civitavecchia a Roma, fino a Dublino. È l’unica ricerca sulla vita e sulle opere di questo artista civitavecchiese, semi dimenticato nella sua città natale.

Filippo Matteini nasce a Civitavecchia il 15 dicembre 1842. Genitori sono Giulio Cesare Nicola, di professione sarto, e Cleofe Di Giovanni. I Matteini erano originari di Tolfa.

L’adolescente Filippo “manifestando precoci tendenze artistiche” è inviato a Roma per studiare e formarsi come artista presso l’Ospizio apostolico di San Michele a Ripa grande, dove già un altro civitavecchiese si era formato decenni prima, diventando il più grande incisore d’Europa: Luigi Calamatta.

Su La Civiltà Cattolica del 1859 appare per la prima volta il suo nome. Il 29 settembre festa di san Michele arcangelo, patrono dell’ospizio, è inaugurata l’esposizione di belle arti. Fra gli altri lavori spiccano due statue in creta “un Sofocle ed un Antinoo di Filippo Matteini, giovinetto alunno che quest’anno stesso ha avuto l’onore di due premi nell’Accademia di S. Luca”. Anche negli anni seguenti Matteini prosegue a mettersi in luce e a vincere premi all’Accademia di San Luca e alla Congregazione pontificia dei Virtuosi del Pantheon (1862), importanti istituzioni artistiche romane.

Il giovane scultore accumulava esperienza e dimostrava sempre di più una spiccata bravura nello scolpire il corpo umano e soprattutto il volto del personaggio da raffigurare. Tale bravura raccolse un importante ed internazionale riconoscimento nel 1865 quando a Dublino fu organizzata l’Esposizione universale. Anche lo Stato pontificio vi partecipò e fra l’altro inviò una “statua colossale di marmo statuario rappresentante la Santità di Nostro Signore Papa Pio IX, in abiti pontificali, col triregno, nell’atto di definire il Dogma della Immacolata Concezione di Maria SSma. MATTEINI 5Lo Scultore, che ha scolpito questa statua, è il giovine Filippo Matteini alunno nel suddetto ospizio” (da Elenco generale degli oggetti spediti dagli esponenti pontifici all’Esposizione universale di Dublino pel 9 maggio 1865). I concittadini del Matteini poterono ammirare la colossale statua quando fu imbarcata su un vapore irlandese nello scalo cittadino.

La statua “sollevò l’ammirazione dei cattolici irlandesi, al punto di classificarla come l’opera più bella della mostra e tanto fu il loro entusiasmo che decisero di comprarla e destinarla alla chiesa di Clonliffe”. Oggi la scultura di Filippo Matteini è conservata al Clonliffe College di Dublino.

Nel 1869 Matteini realizzò ad Albano un monumento funebre per due fratelli morti in giovane età. L’anno dopo, l’ultimo del regno temporale della Chiesa, fu presente all’Esposizione di Arte cristiana con il prototipo in gesso della statua colossale di Pio IX.

Con la caduta del papa re, Filippo Matteini fu costretto a lasciare l’Ospizio di San Michele e a mettersi in proprio, aprendo uno studio in via Porta Pinciana 7. Nel 1872, all’esposizione della Società romana degli Amatori e Cultori delle Belle arti, Matteini espone un busto in gesso di re Vittorio Emanuele II.  Fu autore anche di una statua del poeta e giornalista Gabriele d’Annunzio.

Trascorrono dieci anni, è del 1882 la sua partecipazione all’Esposizione di Belle Arti di Roma a cui partecipa con un busto di Leone XIII, il successore di Pio IX.

MATTEINI 3Il 2 giugno di quell’anno muore Giuseppe Garibaldi, l’eroe dei Due Mondi, molto amato a Civitavecchia dove il generale aveva trascorso alcuni periodi di vacanza e cure termali.

Il Consiglio comunale della città decise di dedicargli una statua ma i consiglieri più fedeli alla monarchia sabauda chiesero di erigerne un’altra dedicata al Re gentiluomo, Vittorio Emanuele II. Era per Civitavecchia l’affermazione pubblica, dopo secoli di dominazione ecclesiastica, di appartenenza ad una nuova religione: quella laica dello Stato che s’impersonava nei due protagonisti del Risorgimento e dell’Unità d’Italia.

La scelta accese numerose polemiche in città: sul giornale Fiorello dell’11 marzo 1883 venne evidenziata una diatriba fra “monumento o busto” in cui si dava notizia che il Comune aveva fatto arrivare da Roma due professori che “godono in arte d’una certa reputazione” per fargli scegliere fra i bozzetti disegnati dai concittadini Filippo Matteini ed Ettore Ridolfi (a lui, caduto nell’oblio, dedicheremo il prossimo Almanacco). Il verdetto finale dei due professori fu salomonico: meglio dedicare un semplice busto all’Eroe così caro ai Civitavecchiesi ed archiviare il progetto di una statua. L’articolista, in polemica con il Comune, affermava che il sogno di lui e della maggioranza dei cittadini era che a Garibaldi fosse eretto un monumento”bello, pulito, gigantesco, nel mezzo della città”. MATTEINI 4

Alla fine prevalse questa idea e sul periodico Arte e Storia del 21 ottobre 1883 fu riassunta la querelle civitavecchiese con queste parole: “La città innalzerà un monumento a Vittorio Emanuele ed uno a Garibaldi. Fu aperto tempo addietro un concorso fra artisti di Civitavecchia, e per il monumento a Garibaldi fu scelto il bozzetto dello scultore Filippo Matteini. Per il monumento a Vittorio Emanuele non è stata ancora fatta la scelta del bozzetto”. A Matteini sono promesse ottomila lire per la realizzazione della statua.

Occorreranno sette anni affinchè il 19 giugno 1890 fosse inaugurato il monumento a Giuseppe Garibaldi. Riportiamo uno stralcio dalla cronaca che pubblicò La Tribuna illustrata del 6 luglio:

“Il monumento  eretto dai Civitavecchiesi a Garibaldi sorge a metà del viale omonimo … la statua del Nizzardo, la persona ravvolta nel poncho leggendario, la mano sull’elsa della spada, il piede posato sui rottami d’un cannone. La sua nobile fisionomia respira la calma e la forza.

L’applauso che al calar delle tele che ricoprivano il monumento s’elevò fragoroso, unanime dalla folla raccolta sul piazzale Traiano fu dunque insieme una manifestazione patriottica, ed un verdetto artistico. Lo scultore Matteini, figlio di Civitavecchia, può dire d’aver raggiunta colla sua modesta statua una meta a cui mireranno indarno molti autori di progetti sesquipedali, nei quali la figura dell’eroe italiano è fantasticamente accoppiata alle creazioni più bizzarre, va perduta fra i mille accessori. Il leone che sta ai piedi del basamento è perfettissimo sia per concetto, sia per modellatura, ma le proporzioni sono serbate in guisa da evitare il pericolo che l’uomo ne sia divorato. Il basamento stesso, tanto semplice che è quasi nudo, ha una sveltezza ed un’eleganza di linee che salva tutto”. (ringrazio Pietro Mancini per avermelo messo a disposizione).

Pochi giorni dopo, il 17 luglio, lo scultore era insignito del titolo di Cavaliere della Corona d’Italia.

Il 13 gennaio 1892, a Roma, Filippo Matteini si spegneva a soli cinquant’anni. Lasciava la moglie, Rosa Alegiani, e tre figli: Elisa (1873), Elvira (1876) e Costantino (1881).

La sua memoria a Civitavecchia rimane legata alla sola targa stradale in cui non è riportato neanche il nome. Bene scrive Alberto Crielesi, suo unico biografo, quando afferma che “il suo nome è pressoché assente in qualunque parte” perché Filippo Matteini “fa parte di quella schiera di scultori ottocenteschi di area romana che, dopo la Breccia di Porta Pia, per la rarefazione delle commissioni ecclesiastiche ed il sopraggiungere di artisti di altra provenienza geografica e culturale, fu completamente dimenticata o relegata nella penombra della storia dell’arte, in attesa di essere riscoperta e rivalutata”.

Questo articolo ha la pretesa di ricordare Filippo Matteini ai suoi concittadini, a centotrenta anni dalla morte, con la speranza che quando essi passeggiano davanti al Generale, un pensiero corra a lui, che ha donato un così bel monumento, rara testimonianza della Civitavecchia che fu.

ENRICO CIANCARINI

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