LOTTA AL RUMORE: una gara persa in partenza?
di GIUSEPPE PUCACCO ♦
E’ sempre di maggiore attualità la lotta all’inquinamento acustico. Il rumore è ormai riconosciuto causa di numerosi disturbi spesso molto seri anche quando non è direttamente responsabile della perdita delle capacità uditive. Come messo in luce da una cospicua letteratura scientifica, insonnia, disturbi cardiovascolari, problemi neurovegetativi possono avere come causa scatenante l’esposizione ad elevati livelli di rumore. Vorrei qui fare un resoconto di alcuni aspetti della lotta al rumore nella nostra città e di come questa sia resa molto difficile da superficialità e trascuratezza nelle scelte fatte a tutti i livelli decisionali e operativi.
In Italia esiste una normativa accurata e severa. La legge quadro 447/1995 espone i criteri generali e il decreto attuativo DPCM 14/11/1997 stabilisce i limiti e i metodi di misura. Nel 2006 il Comune di Civitavecchia ha approvato la Zonizzazione Acustica che recepisce la normativa classificando il territorio in “zone acustiche” caratterizzate dai rispettivi limiti di immissione sonora. A titolo di esempio, in una zona residenziale “mista” come il centro storico i limiti sono di 60dB in fascia diurna e di 50dB in fascia notturna (questa va dalle 22.00 alle 6.00 del mattino). In una zona “ad intensa attività umana” (Viale Baccelli o Corso Marconi tanto per fare degli esempi familiari) i limiti sono rispettivamente 65dB e 55dB.
Il traffico urbano è ovviamente una delle cause principali del rumore. Malgrado il progresso tecnico e la transizione energetica favoriscano la circolazione di mezzi sempre più silenziosi, il problema continua ad essere rilevante. Basta un motorino truccato o un camion obsoleto per produrre livelli medi superiori a quelli di cento auto. Quindi, le attività di prevenzione e repressione in tal senso sono ancora auspicabili. Ci sono poi le attività produttive per loro natura rumorose che si stanno progressivamente spostando nelle aree industriali (nelle quali ovviamente i limiti ammessi sono maggiori) e quelle temporanee (cantieri, ristrutturazioni, etc.) che vanno controllate soprattutto nel rispetto dei tempi di esecuzione. Ci sono infine quelle dovute alle attività di ristorazione e intrattenimento con annessi dehors e spazi pubblici. La lista appena fatta non è esaustiva, ma è ben presente a molti che quest’ultima fonte di rumore (in unione all’attività di tutte le sorgenti “antropiche” che implica) sia al giorno d’oggi particolarmente rilevante in varie zone della città. I casi di insofferenza e proteste si moltiplicano e le occasioni di dissidi proliferano. Vediamo allora cosa è stato fatto per affrontare il problema del rumore prodotto dagli esercizi commerciali che offrono ai loro clienti intrattenimento musicale o di altra natura.
Nel 2021 è stato approvato un “Regolamento Comunale della Città di Civitavecchia per le installazioni esterne di esercizi di somministrazione di alimenti e bevande” che, nell’Art. 9 stabilisce che nelle installazioni esterne è consentita la diffusione di “musica di allietamento”: questa è definita nell’Art.1 come “musica di sottofondo che non impedisca la normale conversazione“. Sempre all’Art. 9 si stabilisce che “Qualunque altro tipo di attività rumorosa temporanea occasionale da svolgersi all’esterno del locale commerciale (da intendersi con tale espressione lo svolgimento di serata con musica dal vivo o festa nell’ordine massimo di due serate nell’arco temporale di un anno per ogni attività), dovrà essere sottoposta a ulteriore specifica autorizzazione relativa all’attività di trattenimento e svago da rilasciarsi da parte del SUAP nonché al nulla osta allo svolgimento di attività rumorosa ai sensi della L. 447/95 e L.R. 18/2001, di competenza del Servizio Ambiente e Beni Culturali.”
Come si vede, il Regolamento recepisce in pieno la normativa e tutela in maniera perfetta il benessere e la salute pubblica. Vediamo cosa è successo dopo. Con l’Ordinanza N. 489 del 28/12/2022 in materia di “limitazione degli orari di vendita delle bevande alcoliche e superalcoliche, per asporto, quale misura di salvaguardia per la tranquillità e la civile convivenza dei residenti”, fa inopinatamente la comparsa un articolo in cui si autorizzano gli esercizi a svolgere attività di intrattenimento sia essa svolta all’interno che all’esterno dei locali, con apparecchi elettronici, informatici ed elettromeccanici, con esecuzioni musicali dal vivo con o senza il contributo di artisti e/o cantanti, purché cessino tale attività alle ore 01:00. Malgrado in tale ordinanza si faccia un generico richiamo alla normativa sul rumore, non viene esplicitamente stabilito nessun limite da rispettare.
Consapevole evidentemente della mancanza di fondamento giuridico di tale ordinanza, il Sindaco ne emette una ad integrazione della precedente, la N. 241 del 16/06/2023 in cui si enuncia che “il diritto alla salute deve ritenersi prioritario rispetto al legittimo interesse degli esercizi di somministrazione di promuovere la propria attività imprenditoriale, anche organizzando attività di pubblico intrattenimento” e quindi stabilisce “l’obbligo esplicito per le attività presenti sul territorio di Civitavecchia di attenersi scrupolosamente ai limiti di emissioni previsti dal Piano di Classificazione di Zone Acustiche del Territorio del Comune di Civitavecchia”. Demanda poi “al Comando della Polizia Locale, attraverso l’impiego del proprio personale, in collaborazione con le altre forze dell’ordine, ogni attività finalizzata alla verifica del rispetto della presente ordinanza”.
Per fare un paragone automobilistico, prima viene autorizzata una corsa automobilistica sulle strade cittadine e poi viene aggiunto “purché si rispettino i limiti di velocità in città!”. Appare però chiaro che, fatta la frittata, è molto difficile ricomporre le uova. Sollecitati in tal senso, i vigili urbani dicono di non avere le competenze e la necessaria attrezzatura e che, in ogni caso, le verifiche sarebbero al di fuori del loro orario di servizio! Si prospetta la necessità, per chi, subendo la minaccia al proprio “diritto alla salute”, richiedesse lo “scrupoloso” rispetto dei limiti, di dover fornire egli stesso le misurazioni necessarie. Per tornare all’esempio automobilistico, se le auto mi sfrecciano davanti alla casa ne devo misurare la velocità io per poter chiedere di fermare la corsa!
Per convincere il benevolo lettore che mi ha seguito fin qui, di quanto sia rilevante il problema, facciamo un piccolo esercizio. Premetto che chiunque, con una App sul proprio smartphone, è in grado di misurare i livelli sonori: la misura non è accurata in assoluto perché lo strumento non è calibrato, ma le differenze di livelli che si ottengono sono comunque attendibili. Supponiamo allora di stare a cena in un ristorante conversando tranquillamente. Se misuriamo il livello sonoro in cui siamo immersi in queste piacevoli condizioni otterremo un valore dell’ordine di 50dB. Assumiamo ora che un “intrattenitore” si esibisca nei paraggi: misureremo allora un incremento di livello di, diciamo, almeno 20dB. Dal punto di vista fisico questo vuol dire che la pressione che subisce il nostro orecchio è dieci volte maggiore che nel caso della piacevole conversazione: per tornare alle nostre auto, è come passare da 50 a 500 km/h! Se, come è facile che accada, per movimentare la serata si arriva a 90dB (cioè con un incremento di 40dB sopra la “piacevole conversazione”) si passa a 5000 km/h… Vorrei che si meditasse su questi valori quando si discute di cosa vuol dire essere esposti ad elevati livelli di rumore. Un livello di 90dB è normale per un impianto elettroacustico di quelli menzionati nell’ordinanza di cui sopra e, in un ambiente urbano come una strada o una piazza del centro storico, provoca livelli di rumore assolutamente incompatibili non solo con la normativa ma, direi, col buonsenso.
Per concludere, senza nessun intento complottistico, mi sembra che in questa situazione il “diritto alla salute” sia ignorato e gli unici ad essere felici (oltre agli sguaiati e un po’ sordi cantanti di karaoke che si esibiscono nelle serate di “intrattenimento”) sono i produttori di psicofarmaci e di protesi acustiche. Con le regole attuali, competere con il rumore è una lotta impari. La soluzione più semplice ed ovvia è quella di ripristinare un regime di rispetto della normativa e revocare queste infelici ordinanze.
GIUSEPPE PUCACCO
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Immagine di copertina tratta dal sito: https://www.newleafhearing.com/how-to-fight-noise-pollution-protect-your-hearing/

Caro Giuseppe
Assai attuale per questa città
Tullio
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Giusto sollevare questo problema.
Il sibilo dei motorini “smarmittati”, lo scarico del vetro nei cassoni N.U., il clacson, la musicaccia in diffusione dalle auto cittadine, la movida incontrollata, il chiacchiericcio al ristorante o al bar, la sgradevole ed unta voce del Venerdì Santo che sconvolge la cultura mesta e funerea della Pricissione civica prima che clericale sono parte delle molteplici dissonanze.
Al contrario il vociare del mercato, il boato calcistico, il battito di mani al teatro, il canto liberatorio, il chiasso dei fanciulli all’uscita della scuola sono le armonie del vivere in comune.
Una città dovrebbe elaborare questa distinzione per essere civilmente adatta.
grazie del tema.
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Quanto mai attuale e interessante. Grazie, Giuseppe, e benvenuto!
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