I CANTASTORIE TRADITI — COME SI DISTRUGGE IN CINQUANT’ANNI E SPICCI UNA CIVILTÀ COSTRUITA IN TREMILA ANNI.

di EZIO CALDERAI ♦

Capitolo 35 (Seconda parte): Le grandi correnti di interessi e di pensiero che hanno cancellato le nostre certezze.

Gli imam predicano la riconquista da parte dei musulmani dell’Europa per via … demografica.

Uno dei più grandi scrittori francesi contemporanei, Michel Houellebecq, in un recente e celebre romanzo, Soumission, prefigura la vittoria dell’Islam per via democratica.

I cristiani, accecati dalla visione irenica della loro guida, Papa Francesco, che teorizza l’incontro e la faconda convivenza tra le tre religioni monoteiste, rifiuta di vedere che i cristiani sono e continuano a essere espulsi dal Medio Oriente, non meno di 50.000 uomini, donne e bambini ogni anno vengono massacrati in Africa da formazioni estremiste, e non, musulmane, talché il Papa ha ripiegato sul sindacalismo.

L’Europa ha affrontato questo pericolo mortale in ordine sparso. Ogni paese pensava che il problema riguardasse il vicino. La Francia e il Regno Unito l’hanno pagata cara, ma ormai nessuno sta al sicuro, nelle chiese, nei mercatini di Natale, davanti alle scuole quando si vanno a prendere i propri figli. Solo in Francia, nel 2021, fanatici islamisti hanno aggredito con i coltelli 44.000 francesi.

In questa situazione drammatica, planetaria il ragionamento su principi fondamentali, come libertà di pensiero e di espressione, tolleranza, assume un’importanza incalcolabile.

Il più grande filosofo liberale del Novecento, Karl Popper nella sua opera principale[1], assume sulla tolleranza una posizione in apparente contraddizione con le altre libertà. Egli scrive: “La tolleranza illimitata porta alla scomparsa della tolleranza. Se estendiamo l’illimitata tolleranza anche a coloro che sono intolleranti, se non siamo disposti a difendere una società tollerante contro gli attacchi degli intolleranti, allora i tolleranti saranno distrutti e la tolleranza con essi.”

Il concetto non poteva passare sotto silenzio: ma come, l’aedo delle libertà limita la tolleranza solo a chi professa i dogmi occidentali? Il grande filosofo John Rawls sosterrà che non riconoscere la tolleranza agli intolleranti è per definizione a sua volta intollerante. Tuttavia, in un temperamento finale, laddove afferma la necessità di una clausola di auto-conservazione, qualora tollerare gli intolleranti comporti un pericolo per la società e le istituzioni della libertà, finisce per dar ragione a Popper, al quale, d’altra parte, la ragione gliela darà la storia.

La reazione dell’occidente, in nome della tolleranza, è stata a dir poco masochista: in Francia è stato introdotto il reato di islamofobia, si chiude un occhio se le ragazze musulmane si presentano a scuola con il velo e gli abiti tradizionali, se pretendono di portare il velo anche quando fanno sport, se indossano il burkini sulle spiagge e nelle piscine pubbliche, tutto ciò mentre nelle teocrazie islamiste, se hai una ciocca di capelli fuori posto, rischi il carcere o addirittura la vita; nel Regno Unito ai musulmani è stata concessa addirittura una quota di giurisdizione in materia di famiglia, con grande soddisfazione delle donne, trattate come oggetti, e di contratti; in altre parole nel paese della Magna Carta nel terzo millennio viene praticata la sharia, la legge del Corano.

Quindi, in occidente la violenza si mischia con comportamenti fortemente identitari.

In occidente nessuno ha capito che Popper alzava bastioni concettuali per la difesa della tolleranza, proteggendo le libertà individuali anche di chi non ha voce per rivendicarle.

***

La terza svolta epocale è il riscaldamento globale, il clima. I climatologi, virologi ante litteram, ne parlano, o meglio si azzuffano sulle tendenze del clima dagli anni ’60 del secolo scorso. La tesi che andava per la maggiore era il ritorno della «piccola era glaciale», com’è chiamato il raffreddamento della terra. Poi, gradualmente, si impose la teoria contraria del riscaldamento.

Anche su questo mi sono fin troppo diffuso nel capitolo 24, ma il tema divenne centrale quando si cominciò a sostenere che il riscaldamento avesse origini esclusivamente antropogene.

Con un atto di fede e di intelligenza l’Europa, fin dagli anni ’90, inizia a comportarsi come se il riscaldamento, per l’abuso di fonti energetiche fossili e, quindi, con il rilascio di enormi quantitativi di CO2 in atmosfera, fosse addirittura un pericolo per la sopravvivenza del pianeta.

Una sciocchezza. La vecchia Terra gira intorno al sole da 4,5 miliardi di anni e, se il suo destino è già segnato, dovremmo vivere altrettanti anni per partecipare al più grande spettacolo pirotecnico mai avvenuto. Comunque, affrancarsi dai combustibili fossili è senz’altro la scelta giusta.

L’Europa l’ha fatto, le auto da trent’anni a questa parte consumano sempre meno, le stesse caldaie da riscaldamento domestico, come pure gli impianti di refrigerazione, entrambe sicuramente le fonti più invasiva di inquinamento nelle città, sono programmate per consumare meno, e molte di esse usano l’elettricità prodotta dai pannelli solari, che via via si stanno impadronendo dei nostri tetti.

Giganteschi parchi eolici, principalmente nel nord Europa, e sterminate estensioni di impianti solari producono energie rinnovabili.

Fuori dell’Europa, scelte virtuose saranno adottate, paradossalmente, da paesi che non generavano emissioni importanti, ad es. in Centro e Sud America, mentre i paesi più industrializzati del mondo come Stati Uniti, Cina e India, neppure ci pensarono.

Poi, a fronte di report sempre più allarmistici, l’ONU promosse convegni planetari che portarono all’approvazione di protocolli circa la riduzione dell’impiego dei combustibili fossili. Ci voleva, però,

Greta Thunberg per fare la differenza: tra il 2018 e l’esplosione della pandemia non ci fu politico al mondo che non fosse terrorizzato al pensiero di entrare nel mirino di Greta.   «»

Esagero. All’India, alla Cina, agli Stati Uniti di Greta non poteva fregargli di meno, ma in Europa il condizionamento fu paralizzante. La Presidente Commissione UE, nella colpevole indifferenza dei paesi membri, non fu capace di affrontare Greta, per dirle «guarda, bella, sono trent’anni che l’Europa attua programmi di riduzione dell’impiego di combustibili fossili e poi, sai quale sarà su scala globale l’incidenza del rilascio in atmosfera di CO2 in Europa se adottassimo misure più rigorose? l’1% e allora sai che ti dico, vai da chi sai e digli a brutto muso di fare il loro dovere, poi ne riparliamo».

Invece, la bambolina Ursula von der Leyen, per scansare gli strali di Greta, da lei vista come Atalanta, non la grande squadra di calcio italiana, ma l’eroina cacciatrice della mitologia greca, fece approvare misure autolesionistiche. Nella tassonomia, cioè nell’elenco delle fonti di produzione energetica ammesse, sono esclusi tutti i combustibili fossile e pure l’energia atomica[2]; entro il 2030[3] non ci sarà spazio per motori a benzina o diesel, entro il 2050 l’Europa non brucerà un grammo di carbone, gas, petrolio.  «»

Una politica giusta nelle finalità, ma demenziale nei tempi. E’ lecito chiedersi se nei saloni ovattati di Bruxelles qualcuno si sia posto il problema di quello che avrebbero comportato per le industrie europee queste accelerazioni insensate; nella migliore delle ipotesi investimenti colossali per riuscire a stare sul mercato, nella peggiore chiusure a catena, in entrambi i casi centinaia di migliaia, forse milioni di lavoratori a spasso a respirare l’aria buona. Chissà se qualcuno abbia spiegato ai tedeschi che le loro automobili, le migliori del mondo, una volta mortificate da un’anima elettrica, non saranno più le stesse, o agli italiani, che producono il 40% della componentistica per tutte le auto europee, cosa ne sarà dell’arcipelago di industrie, che pullulano nel paese, con circa 140.000 operai.

Si fa presto a dire «si adatteranno», sappiamo tutti che l’Europa non potrà entrare in competizione con la Cina, che, già due anni e mezzo fa, diceva al mondo che non ci sarebbero state auto elettriche, se non costruite in Cina.

Un’altra domanda è lecito porsi, senza tentazioni demagogiche. Siamo sicuri che chi viaggia a 30.000 euro al mese, riesca a capire le difficoltà di milioni di lavoratori anche di quelli che hanno salari dignitosi di 1.500/2.000 euro al mese? Figuriamoci gli altri.

Verranno la pandemia, la guerra in Ucraina e gas ed energia nucleare entreranno nel gotha della tassonomia, ma non basterà, i prezzi del gas e del petrolio saliranno alle stelle. Morale, oggi in Europa le centrali atomiche, di cui era stata programmata la chiusura, sono ancora aperte, siamo tornati al carbone e la cara Ursula è ancora al suo posto.

La hybris della Commissione Europea, gremita di strapagati campioni del politicamente corretto, è stata punita, non da Zeus, ma dalla realtà.

Il combinato disposto di una globalizzazione cialtrona e di una politica energetica demenziale, sta mettendo in ginocchia l’Europa.

EZIO CALDERAI                                                                                             (continua)

[1] La società aperta e i suoi nemici.
[2] Con l’energia nucleare, unica speranza dell’umanità, ci siamo comportati come i nostri antenati cavernicoli quando vennero a contatto col fuoco.
[3] Recentemente allungato al 2035.

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