Don LUIGI MARRUCCI

di GIORGIO GARGIULLO ♦

Il 4 giugno scorso veniva a mancare il Vescovo emerito don Luigi  Marrucci. Con questo  mio intervento cercherò di ricordare alcuni tratti della vita di un uomo,   di un amico  al quale ho voluto bene. Non posso parlare della sua attività pastorale perché non essendo credente, non ho potuto seguirlo nel suo quotidiano impegno pastorale, ma ascoltando tanti fedeli ritengo di poter affermare che il decennio  cui è stato alla guida della Diocesi ha rappresentato per loro un periodo spiritualmente  importante.   Credo inoltre di aver  riscontrato  che tra la gente della sua Diocesi, tra coloro che lo hanno conosciuto, un unanime  apprezzamento per il lavoro  da lui svolto con umanità e nell’umiltà.

Ricordo del suo impegno tra i poveri, i diseredati, tra i lavoratori in particolare  tra i disoccupati, tra i malati; insomma tra quanti avevano bisogno della sua opera  materiale ma soprattutto morale e spirituale. Nei suoi 10 anni alla guida della Diocesi è stato un riferimento per tanti, credenti e non,  che di lui apprezzarono  la grande passione con cui esercitava la sua opera.

Lo conobbi nel 2019  e rimasi colpito dalla sua semplicità nell’approccio con il mondo laico e quello dei non credenti, un approccio che ricorda  quello di Papa Francesco.

Più volte don Luigi è ha partecipato ad iniziative dell’Anpi. La sua coscienza democratica e l’adesione alla Costituzione e ai suoi valori fondanti spesso lo portarono a partecipare   manifestazioni della  Associazione che ho l’onore di presiedere.  Ricordo  in particolare la sua presenza al  dibattito sul tema dell’immigrazione e il suo intervento chiaro e ponderato che ripropose  la posizione importante della Chiesa  e del suo Pontefice Francesco, intervento che si concluse  tra gli  applausi del numeroso pubblico presente.

Tre anni fa per raggiunti limiti di età lasciò la guida della Diocesi. Scelse  di restare nella nostra città che  amava  come la sua città natale  Montescudaro.

Tale scelta consentì a tanti, me compreso, di poter continuare ad usufruire dei suoi consigli e della sua grande esperienza e soprattutto a godere della sua amicizia

Spesso ci incontravamo per parlare  dei problemi della attualità sia locale che nazionale; quasi sempre ci trovavamo d’accordo. Quelle poche volte che eravamo   su posizioni diverse don Luigi lo riteneva  utile anche al fine di  approfondire ulteriormente gli argomenti. In ogni caso il dialogo, il confronto era caratterizzato dal suo modo di parlare e di trattare i problemi sempre in modo pacato, un modo che in me ha sempre suscitato interesse e  serenità.

Mi raccontava spesso di come passava le sue giornate quando non doveva ricorrere alle cure presso un ospedale romano. Purtroppo la sua malattia si è  aggravata fino  alla sua morte che don Luigi ha sicuramente  accolto con grande serenità. Quando mi parlava della sua malattia ne parlava come di una prova cui Dio lo aveva sottoposto che lui accettava  pregandolo.

Per me non credente tali comportamenti destarono prima   meraviglia, poi  seria riflessione. Solo l’immensa fede cui don Luigi era animato poteva porlo in tale  rapporto con il suo Dio.

La sua morte ha reso tristi tanti, credenti e non. Ebbi la notizia del suo aggravamento il sabato sera del 3 giugno nel corso di una mia telefonata con il  suo stretto collaboratore. Infatti la domenica mattina il decesso.

Conoscendolo sono certo che ha affrontato la morte con il sorriso di chi ha vissuto la vita terrena nella fraternità e nell’amore per il prossimo.

Per me il 4 giugno è stata una triste giornata; la morte di un amico che stimavo, al quale volevo bene. Ora don Luigi continua ad essere un riferimento importante nella mia vita.

Di lui conservo  un ricordo meraviglioso  ma anche  un regalo  che custodisco gelosamente: un quadro grande con la foto di papa Francesco. Ricordo che quando me la consegnò mi disse:” papa Francesco è riuscito a far avvicinare alla Chiesa tanti come lei non credenti. Certamente, seppure molti sono rimasti tali cioè non credenti, di sicuro della Chiesa  sono  divenuti attenti osservatori e validi interlocutori”.  Aveva pienamente ragione.

GIORGIO GARGIULLO

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