Almanacco civitavecchiese di Enrico Ciancarini. Il fuoriclasse civitavecchiese dei reazionari. Stanislao Freddi, un carabiniere del Papa.

di ENRICO CIANCARINI ♦

Il Risorgimento italiano è ricco di valorosi e straordinari personaggi che per l’Unità d’Italia sacrificarono tutto, fino alla vita. Sono gli eroi a cui tante città hanno dedicato vie, piazze e monumenti. Ricordiamo i più sfortunati: Carlo Pisacane, Goffredo Mameli, i fratelli Attilio ed Emilio Bandiera e tanti altri conosciuti o dimenticati.

D’altra parte, i patrioti che studiamo nei libri di storia, combattevano contro altri italiani fedeli alle dinastie che da secoli regnavano sui piccoli stati in cui era suddivisa l’Italia, mentre una parte consistente della popolazione italiana era soggetta alla dominazione austriaca.

Francamente delle migliaia di sanfedisti, legittimisti, reazionari e via dicendo nei libri di storia si parla poco, sono una massa per lo più ignorata e spesso bistrattata dalla storiografia, soprattutto nelle prime pubblicazioni ottocentesche che trattarono il processo unitario della Nazione.

Fra di essi, c’è un campione della reazione che vanta natali civitavecchiesi: Stanislao Freddi.

Nato a Civitavecchia il 17 gennaio 1782, Stanislao era figlio di Francesco e di Anna Maria Gagliardi. Suo fratello era Giuseppe, per tanti anni rappresentante consolare del Regno di Sardegna in città. Nel medesimo ruolo gli successe il figlio Domenico, che alla chiusura del consolato a Civitavecchia, rappresentò la dinastia sabauda in diverse capitali dell’America del Sud, per concludere la sua carriera a Rio de Janeiro dove lo colse la morte avvenuta il 25 febbraio 1878.

Stanislao scelse la carriera militare ed entrò nell’esercito pontificio il 1 maggio 1805 “quale comune con la qualifica di scrivano”. Nel volume Gli ufficiali del periodo napoleonico (1796-1815) nati nello Stato pontificio, pubblicato nel 1914 a cura di Ernesto Ovidi, leggiamo che il militare civitavecchiese nel “1805 Capitano fanteria – Servì il governo pontificio e il regno d’Italia. Oltrepadano. Seguì Gioacchino in marzo 1815. Non ha pensione. Sottotenente quartiermastro carabinieri 1817. Si distinse nel fatto d’armi di Cesena contro i rivoltosi 20 gennaio 1832. Colonnello gendarmi, giubilato 1854”.

Vale ricordare gli altri ufficiali nati a Civitavecchia e reduci delle campagne napoleoniche: Alessandro Aureli; Ilario Pirri; Girolamo Capalti; Bernardino Bianchi; Francesco Buccella; Antonio Castagnola; Vincenzo Censurini; Nicola Forlini; Giovanni Petresi;  Andrea Vidau e Giulio Vidau.

Estrapolando dal suo stato di servizio, Stanislao dopo l’annessione all’Impero francese, si arruolò nell’esercito austriaco e nel 1812 fu promosso tenente. Nel 1813 era capitano sotto gli ordini di Gioacchino Murat. Al momento della Restaurazione rientrò nei ranghi papali ma fu degradato a sottotenente nel Corpo dei carabinieri pontifici.

Traggo questi dati dalla scheda biografica curata e pubblicata sul Dizionario biografico degli Italiani (volume 50, 1998) dal professore Giuseppe Monsagrati, relatore della mia tesi di Storia del Risorgimento e mio patrocinatore nell’ammissione allo stesso Dizionario della Treccani dove curai alcune voci dedicate a personaggi civitavecchiesi e mia prima palestra di ricerca storica.

Fra i carabinieri pontifici, incaricati della tutela dell’ordine pubblico nello Stato del papa, Stanislao Freddi fece una rapida carriera tanto che nel 1832 era promosso tenente colonnello.

Il professore Monsagrati scrive: “il Freddi era sorretto da una ideologia che lo assimilava ai maggiori esponenti e vessilliferi della reazione e del legittimismo … Roma gli lasciava del resto mano libera ampliando sempre più i suoi poteri e ciò gli consentiva gli arricchimenti, gli abusi e le spoliazioni”. Il militare civitavecchiese nel 1839 aveva segnalato al Segretario di Stato, cardinale Lambruschini, la pericolosità del primo Congresso degli scienziati italiani.

Il primo ad occuparsi di lui e a renderlo tristemente famoso fu Massimo d’Azeglio che in Degli ultimi casi di Romagna scrive: “Il colonnello de’ carabinieri, Freddi, uomo in Romagna odiatissimo … Esso ed i suoi pari fecero in quell’occasione grossi guadagni, predicati dal governo quali mantenitori e vindici dell’ordine, delle leggi e de’ diritti sovrani, e colmati di onori e di premi”.

Il colonnello Freddi era membro dal 1832 delle commissioni speciali che giudicavano nelle province romagnole i sospetti politici. Il carabiniere sommava in sé le funzioni di magistrato e poliziotto. Fu lui il primo ad arrestare Felice Orsini, il patriota che attentò alla vita di Napoleone III.

Con l’avvento di Pio IX queste commissioni furono sciolte e il Freddi fu giubilato con una pensione annua di 120 scudi.

Nel 1847 a Roma si sospettò una congiura sanfedista ai danni del pontefice ritenuto di idee troppo liberali. Sui muri della Capitale comparvero gli elenchi con i nomi dei presunti congiurati. Fra essi era compreso il nome di Stanislao Freddi. Il 19 luglio fu arrestato e incarcerato a Castel Sant’Angelo. Vi rimase anche nel periodo repubblicano ma con il ritorno di Pio IX a Roma fu liberato ed integrato di nuovo. Fu nominato membro di una commissione incaricata della riorganizzazione dei reparti addetti alla difesa dell’ordine pubblico e concluse la carriera nel 1854 a Bologna dove comandava la gendarmeria. Monsagrati non riporta luogo e data della morte.

Figura negativa a tutto tondo che però ha avuto l’onore di un libro a lui completamente dedicato.

Arturo Menghi Sartorio, imprenditore e scrittore nato nel 1938 a Cesena e morto improvvisamente nel 2021, era il presidente dell’Accademia Rubiconia dei Filopatridi di Savignano, emerita istituzione culturale sorta nel 1651. Nel 2002 pubblica Stanislao Freddi un carabiniere del Papa in cui nell’introduzione scrive che sulle figure negative del Risorgimento, come il Freddi, “è stato steso un fitto velo di silenzio, quasi a voler annullare anche il ricordo della volontà di difesa dei vecchi ordini che li animava, a dimostrare che il processo unificatore non ebbe oppositori se non qualche nostalgico prezzolato dai vecchi governi … tacendo se possibile le loro simpatie per le antiche piccole patrie”.

E conclude la breve introduzione: “cessate le passioni, attenuate dall’inesorabile trascorrere del tempo, forse non è inutile rivisitare la vicenda di Stanislao Freddi, sfrondata dagli orpelli ideologici dell’una o dell’altra parte, al fine di tratteggiare nella giusta prospettiva storica la sua figura e con essa quelle dei suoi colleghi di militanza politica e dei loro oppositori”.

Molte volte si dice che la Storia la scrivono i vincitori ma è innegabile che i moti unitari, che chiamiamo Risorgimento, portarono alla nascita del Regno d’Italia, di cui l’attuale Repubblica è erede, permisero ad un Paese frammentato in tanti fragili statarelli alla mercé delle nazioni europee più grandi e forti, di forgiare una Patria comune in cui favorire la crescita economica, sociale e culturale degli Italiani.

Ai miei cari lettori lascio il compito di riflettere su tali parole. Il mio compito si esaurisce nel far conoscere la figura di Stanislao Freddi ai suoi concittadini dopo tanti decenni d’oblio.

ENRICO CIANCARINI

PS: Arturo Menghi Sartorio indica che la vera data di nascita di Stanislao Freddi è il 30 agosto 1788. Il giovane falsificò tale data per potersi arruolare nelle truppe del papa.

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