L’ANATOMIA NON E’ UN DESTINO.

di CARLO ALBERTO FALZETTI

L’anatomia non è un destino!

Questo intendeva dire il mio racconto napoletano di venerdì scorso. Solo questo.

Ma questa affermazione non trova molto seguito. Il pensiero dominante, spesso occultato da un formalismo di pura facciata che ostenta progressivismo in pubblico ma che inorridisce a  pensiero opposto nel suo profondo intimo, crede fermamente che l’anatomia sia destino necessitato.

Crede che l’anatomia è un destino al quale corrisponde una differenza “ontologica”(Freud).

Crede che i sessi siano questione di vero e proprio “essenzialismo”: maschio-femminina due essenze differenti cui corrispondono valori differenti , diritti differenti.

Crede che la famiglia, quale unione di maschio-femmina sia un effetto della Natura perché riproduce l’essenza degli animali e di alcune piante.

Crede che un figlio per essere tale deve avere due elementi: continuità di sangue (geni e DNA) e differenza anatomica dei genitori.

Crede che l’omosessualità sia effetto di pervertimento, di vizio rispetto alla “normalità”.

Ma se pensiamo che l’anatomia non è destino allora si sovvertono le proposizioni sopra esposte.

Non esiste alcuna differenza ontologica che si incarna nell’anatomia. Non è l’apparato genitale a determinare lo status sociale ma è semplicemente la “cultura”a determinare i condizionamenti. All’essenzialismo si sostituisce la cultura.

La cultura non è un fatto naturale, ne è l’opposto!

La cultura è un fatto meramente umano che spesso contraddice il naturale. Si pensi  a ciò che di sublime esprime l’intelletto di fronte alla naturale legge della lotta per la sopravvivenza, si pensi all’etica rispetto all’istintualità, si pensi, tuttavia, alla spietatezza del male prodotto dalla belva umana rispetto alla istintuale aggressività della bestia selvaggia (cultura è anche il “male prodotto dall’uomo). Cultura dunque è intuizione, pathos, amore, riconoscimento dell’alterità, ma anche odio gratuito, spietatezza, infamia. Tutte espressione di vita non rintracciabili in natura.

La genitorialità, se accettiamo la spiegazione culturale e non essenzialistica, non può essere assimilata, dunque, al sorgere d’un filo d’erba, al miracolo di un parto animale, al fiorire del fiore, al venir giù della pioggia, al nascere quotidiano del sole. Se è fatto culturale allora è legato ad uno degli aspetti della cultura, all’amore che certo in natura non si trova. L’amore è cultura, è manifestazione della libertà. Ma,  amore è anche rispetto per l’altro: l’altro non potrà mai essere strumento per l’altrui felicità  ma sempre fine. Natura è la lotta per la vita, meccanicismo, regno della necessità.

Il legame tra genitori e figli non è dunque dato dalla continuità sanguigna né è dato dalla struttura sessuale ma è l’effetto dell’amore, dunque è dono, altruismo.

Se anche avessimo anatomie differenti tra te e me, ma non avessimo il dono dell’amore verso nostro figlio noi non saremmo nulla, pure animalità.

Se anche avessimo lo stesso identico sangue tra noi e questa creatura ma non avessimo il dono dell’amore verso nostro figlio noi non saremmo nulla, pure animalità.

L’amore è paziente, benigno è l’amore, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, non si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera.

 CARLO ALBERTO FALZETTI

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