L’Almanacco civitavecchiese di Enrico Ciancarini. Cornelio Manzi, il “Verne” civitavecchiese.

di ENRICO CIANCARINI

“Vive a Civitavecchia un bizzarrissimo tipo, C. Manzi, un giovine originale, d’ingegno e … ricco – cosa che non guasta mai. È autore di sei o sette libri, di quattro o cinque drammi, poco noti perché egli non usa dare soverchia importanza alla signora gloria. Sfido!

Dunque a lui ed al suo amico G. Gaddi, un giorno venne l’idea di comporre un libro di novelle. Il soggetto dovea essere tedesco, perché Erckmann-Chatrian è il loro autore preferito.

Incominciarono: L’orologio della torre di Saverne …

Un dubbio tremendo sorse. – Ha torri Saverne?

  • ? …

Il dubbio incalzava, ingigantendo. Per toglierlo, i due autori … si recano a Saverne.

E dal loro viaggio è venuto fuori un libro fresco, di costumi e di racconti, in cui passano figure severe di borgomastri e volti rubicondi di fanciulle dai nomi soavi: Sorel, Minna; beoni cupidi di arlanger – birra deliziosa, a giudicarne dal volto del vecchio Hans Barbel; e sagrestani tarchiati che suonano l’Angelus, con lunghi oscillamenti di passione.

La Torre di Saverne – il libro – è ridente d’illustrazioni bellissime, molte delle quali, disegnate dallo stesso Manzi, e benissimo incise dalla Casa Treves.

È questa una pubblicazione che si distacca dalle ordinarie, nelle quali si narrano di scipiti amori, e di assurde convenzionali complicazioni.

Non nego che se la lingua fosse stata qua e là più accarezzata, il libro potrebbe avere un bel successo”.

Così scriveva Ettore Moschino, il giovane giornalista amico e corregionale di Gabriele D’Annunzio, sul numero del 29 gennaio 1888 del settimanale milanese Conversazioni della domenica diretto da Leone Fortis.

Ricchissimo Cornelio lo è grazie alle attività paterne, è uno dei figli di Luigi Manzi, originario di Casamicciola sull’isola d’Ischia, dove vanta un notevole patrimonio immobiliare fra cui spicca lo stabilimento termale. In esilio a Civitavecchia, Luigi produce la prima sambuca civitavecchiese dando vita ad un proficuo ed ampio commercio del liquore di cui è primo testimonial l’amico Giuseppe Garibaldi. La madre di Cornelio è Gioconda Gallinari, che alla morte del marito, avvenuta nel 1873, prende in mano le redini degli affari di famiglia che poi furono ereditati da Cornelio. Il giovane venne eletto consigliere comunale e membro della locale Camera di Commercio.

I considerevoli profitti dell’azienda, Cornelio li utilizza per le sue passioni: scrivere e viaggiare. Con Giovanni Gaddi fonda e dirige Mefistofele, settimanale che dura da ottobre a dicembre 1882. A questo fa seguito Fiorello un settimanale che inizia le pubblicazioni il 19 novembre 1882 e dura sette mesi. Su di esso abbiamo una testimonianza apparsa sul periodico Scaramuccia giornale teatrale, che in un numero del 1882 ironizza: “Scommetto che ignorate esservi a Civitavecchia un giornale? … sissignori, un giornale domenicale che porta il dolce nome di Fiorello e che è diretto dal Sor Cornelio Manzi”.

La palestra principale per i due scrittori civitavecchiesi è il teatro dove si esercitano varie volte con incostanti risultati. I titoli di queste loro commedie sono Farfallina, Bice, A caro prezzo, Savina.

Una copia di quest’ultimo dramma è custodito presso la Biblioteca comunale “Alessandro Cialdi” di Civitavecchia. Fu rappresentata per la prima volta al Teatro Traiano dalla Compagnia drammatica Vincenzo Udina la sera del 6 marzo 1886.

Non è indicata l’ambientazione ma è facile intendere che i due autori prendano spunto dalla vita sociale della loro città:

“Come vi ho accennato, domani sera vi sarà riunione in casa del signor sottoprefetto. Ho ricevuto dalla sua signora due biglietti d’invito e non mancherò d’andarvi colla mia Clelia. Si dice, anzi me l’hanno assicurato, che molte signore dell’aristocrazia fra la colonia dei bagnanti, vi interverranno. Si ballerà, si canteranno dei pezzi di musica al pianoforte, insomma sarà una riunione delle più select, come si dice ora; e qualcuno m’ha fatto comprendere che quelle dame faranno sfoggio delle loro acconciature. – Capite, mia cara Savina, è un tentativo di schiaffo a noi del paese, che esse chiamano sdegnosamente provinciali. . Ma … bisogna vedere se lo schiaffo sarà ben diretto. Bisogna che esse rimangano sconfitte, schiacciate”. Provincia contro Capitale.

Nel dramma c’è anche il tema dell’emancipazione femminile: “Educata ad un sistema di vita libera e positiva, non accetterò mai se non l’uomo che saprà sottomettersi alle mie esigenze. La società è basata sopra un falso sistema. Io intendo che la donna abbia gli stessi diritti dell’uomo; che la moglie valga e comandi quanto il marito”.

Cornelio e il suo amico Giovanni pubblicano anche raccolte di novelle: D’inverno, Ore perdute, La Torre di Saverne, La vendetta di Von Rappel.

Nel 1879 la Rivista europea recensisce con scarsa generosità il loro volume Ore perdute:

I signori C. Manzi e G. Gaddi, hanno mandato pel mondo alcuni loro bozzetti e racconti col titolo generale di  Ore perdute.

Nelle ore d’ozio, essi dicono, e per iscacciar via la noia ci riunimmo insieme e fra un sorso di caffè e una boccata di fumo ci divertimmo a buttar qui queste cosette di comune accordo. Scrivemmo pel puro gusto di scrivere, per nostra istruzione e passatempo, ma non per gli altri davvero!

Il titolo stranamente modesto che può ritenersi per una confessione o un avviso, e più questa loro ingenua dichiarazione ci risparmiano la contrarietà di dover dire delle cose spiacevoli e ci danno nello stesso tempo, una buonissima idea dei signori Manzi e Gaddi, come uomini, intendiamoci bene.

Della loro qualità di scrittori non possiamo occuparcene, dal momento che essi stessi hanno dichiarato di scriver per proprio conto e non per il bel viso del pubblico!

Meglio così. Ma, in tal caso, ci permetteremmo una sola osservazione. Quando i sullodati signori intendevano di essere i soli lettori e critici delle cose loro, perché stamparle e metterle in commercio? Perché rivolgersi ai giornali affinché ne dicessero il loro parere?”. E così via.

Sulle riviste letterarie dell’epoca non sono rare simili critiche alla loro produzione letteraria.

Invece, i loro racconti di viaggio riscuotono un discreto successo. Cornelio Manzi dopo la pubblicazione nel 1900 del volume Da Roma allo Spitzberg. Viaggio ed impressioni di due ignoranti è definito “uno dei migliori imitatori italiani dell’opera non scientifica ma didatticamente apprezzabilissima di Giulio Verne” (Rivista d’Italia, 1900). Concetto ribadito più recentemente, dalla pubblicazione Quaderni salgariani che scrive: “nei lavori arieggianti i viaggi straordinari del Verne e del Mayne Reid si fecero già un bel nome Cornelio Manzi e Giovanni Gaddi”.  Insieme i due pubblicarono Nel Mar Pacifico – Viaggio ed avventure attraverso l’Oceania. Una pubblicità sul Giornale di viaggi e geografia commerciale. Organo ufficiale della Società d’esplorazione commerciale in Africa data la seconda edizione 1881. L’incasso della vendita dei libri fu devoluto a beneficio dei danneggiati del terremoto di Casamicciola, borgo caro alla famiglia Manzi. 

Nella mia personale biblioteca storica di Civitavecchia custodisco il volume di Cornelio Manzi e Giovanni Gaddi: Fatemi deputato ovvero Croce da Cavaliere. Scene elettorali stampato nel 1882 dalla Tipografia A. Strambi. Nelle ultime pagine del piccolo volume sono riportate due recensioni di Nel Mar Pacifico. La prima apparve su La collaboratrice della Maestra di Torino: “Questo bel libro è scritto a guisa dei pregiati lavori del G. Verne; e nulla lascia a desiderare sia per le bellissime tavole, di cui è corredato; sicchè ogni gentile signora, ogni elegante persona non dovrebbe privarsi di averlo sul tavolo del suo salotto o nella sua libreria”.

La Libertà di Roma afferma: “I signori Manzi e Gaddi non sono sempre puristi e qualche volta peccano di prolissità, ma fino all’anno di grazia 1882 nessuno in Italia scrisse un romanzo di viaggi più istruttivo, più dilettevole di quello che ci offrono loro”.

Recentemente ho acquistato una copia di Da Roma allo Spitzberg. Un bel libro con circa cinquanta illustrazioni, alcune delle quali sono foto scattate dallo stesso Manzi. La particolarità del libro è che l’editore è Ermanno Loescher & C. Librai di S.M. la Regina d’Italia mentre lo stampatore fu Vincenzo Strambi a Civitavecchia.

Dopo questo libro edito nel 1900 non abbiamo notizia di altre loro pubblicazioni.

Cornelio Manzi proseguì la sua attività imprenditoriale fino al 1933 quando il Regio Tribunale civile e penale di Roma decretò “Con sentenza odierna è stato dichiarato il fallimento della Ditta Manzi Luigi di Cornelio in persona di Manzi Cornelio, commerciante in Civitavecchia in coloniali … Roma, 23 ottobre 1933 – Anno XI”.

Tutti conoscono le vicende della Sambuca Manzi, ora marchio di proprietà della Famiglia Molinari. Pochi conoscono le vicende umane e letterarie di Cornelio, il figlio di Luigi, che da piccolo giocava sulle ginocchia di Giuseppe Garibaldi ed oggi è sepolto nel Cimitero vecchio di Civitavecchia. 

ENRICO CIANCARINI

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