I CANTASTORIE TRADITI — COME SI DISTRUGGE IN CINQUANT’ANNI E SPICCI UNA CIVILTÀ COSTRUITA IN TREMILA ANNI.
di EZIO CALDERAI ♦
Capitolo 27: I segni premonitori del declino al culmine dell’egemonia occidentale. Meglio far
parlare Platone.
L’illusione di un progresso senza tempo e i segni premonitori del declino.
Tucidide nella Guerra del Peloponnese scrive pagine celeberrime, dove riporta il discorso fatto da Pericle in occasione delle celebrazioni degli ateniesi caduti in battaglia. Nella circostanza il grande stratega esalta le virtù della democrazia e la qualità della vita nella città di Atene, di un livello che nessun’altra città in Grecia e nel mondo raggiungeva nel V secolo a.C.
Il panegirico (o epitafio) non era necessario, non c’era bisogno di esaltare la figura di Pericle, le cui qualità umane e politiche erano universalmente note, ma Tucidide nutriva per lui un’ammirazione sconfinata, considerandolo l’unico uomo capace di garantire la continuità della grandezza di Atene.
Del resto, Tucidide non s’inventa niente, è come se scrivesse un trattato di politica, basandosi sulle orazioni pronunciate da Pericle e che lui conosce. Uno dei passaggi è particolarmente significativo. nell’economia delle nostre riflessioni, quando dice: «Pericle parla con tutti i cittadini, nelle assemblee pubbliche e per strada, ma per le decisioni politiche, che riguardano la città[1], non si lascia guidare dai cittadini, ma li guida».
In altre parole, Tucidide elabora una dottrina politica buona per tutte le democrazie liberali di ogni tempo: chi ha la responsabilità di governo deve esercitarla secondo scienza e coscienza, non con autorità, ma con autorevolezza e senza condizionamenti.
***
Durante l’ultimo conflitto mondiale, Churchill, Roosevelt e Stalin, al tempo alleati contro Hitler, hanno esercitato la responsabilità di governo in modo autorevole, e fu una fortuna. Dopo la guerra questa prassi, fatta eccezione per gli autocrati sovietici, subì una progressiva erosione.
Si può dire che l’autorevolezza dei leader fosse inversamente proporzionale alla loro crescente esposizione pubblica. Churchill parlava alla nazione e al mondo da un microfono della radio e insieme alla BBC vinse la guerra. A partire dal 1960, specie negli Stati Uniti con l’avvento della televisione, cambiano i modelli culturali. Il leader perde il diritto alla vita privata, la moglie diventa strumento e immagine per la scalata al potere. I mezzi di comunicazione crescono a progressione geometrica e sono sempre più decisivi per la conquista del consenso.
Non basta. Diventa sempre più facile – si badi, per chiunque – mettere in discussione il capo e la sua politica: talk show e giornali privi di freni inibitori, a dir poco, cortei, che il più delle volte si concludono con comizi improvvisati dove si può dire tutto e il suo contrario.
La «modernità» incrina l’autorevolezza del leader, che, con il tempo, neppure la cerca più, preferisce piacere agli elettori, piuttosto che adottare politiche, anche amare, che tutelino i loro interessi.
Il confronto non avviene più nelle forme della dialettica democratica, l’autorevolezza cede il passo all’ipocrisia e all’opportunismo.
Quando arriveranno i sondaggi sarà l’anticamera della morte della politica. Si governerà giorno per giorno, passando il tempo a capire cosa pensa quel gruppo o quell’altro, su una misura o su un’altra.
Il consenso effimero prende il posto della responsabilità.
Gli effetti collaterali, per il corretto funzionamento della democrazia, saranno devastanti.
A dispetto di Montesquieu[2], i poteri non riusciranno a restare entro gli argini delle Costituzioni.
Non c’è neppure il disegno razionale di un nuovo ordinamento, ma folate disordinate di chi crede di essere unto dall’investitura popolare, che si riconosce non dai voti ottenuti in libere elezioni, ma dai fax, dalla stampa, unita a filo doppio con la televisione, organica ai poteri del denaro e della demagogia.
Accadde un po’ dappertutto, ma in Italia, da trent’anni a questa parte, da quando la Magistratura mette all’angolo i poteri legislativo ed esecutivo, il fenomeno assunse caratteri morbosi e pericolosi.
La Magistratura non giudica, non risolve controversie, ma ritiene, come tutti i vincitori, suo dovere eliminare i vinti e riscrivere la storia. Si costituisce in istanza etica unica, in partito, anzi si scinde in una pluralità di partiti. Il vento cambia e inquinerà tutto il Paese. Questa falsa rivoluzione lascerà sul campo morti e feriti e si spegnerà, come un fuoco fatuo, in una feroce lotta interna ed esterna per contendersi il potere. D’altronde, se sei Di Pietro o Davigo, non somiglierai mai a Pericle, neppure se ti metti l’elmo[3].
L’esecutivo, non per meriti, ma per un’influenza più forte del normale, riprende il sopravvento, ma non sa più come si governa, impara soltanto, decreto dopo decreto, bonus dopo bonus, a sbarazzarsi del potere legislativo, che per vendicarsi aumenta … i bonus.
Il leader e la classe dirigente che lo circonda, pur legittimati a governare per investitura popolare, sempre più spesso scoprono di non riuscire a guidare paesi complessi come quelli che abbiamo creato nel terzo millennio. Figuriamoci se riescono a leggere la politica internazionale.
La demagogia è senza freni e ritegno, l’ignoranza sovrana.
Morti e feriti sul terreno è un’iperbole, ma la fine dello Stato è reale.
A mio sommesso e personalissimo avviso, negli ultimi cinquant’anni nell’occidente democratico si sottrassero a questa deriva, profondamente antidemocratica, soltanto François Mitterand, Ronald Reagan, Margaret Thatcher e Nelson Mandela. Quattro non sono moltissimi.
***
I primi sintomi della crisi percorrono l’occidente nell’ultimo scorcio del XX secolo, quando sembrava che le democrazie liberali ormai avessero preso definitivamente il primato sui paesi che, nel 2° dopoguerra, avevano mortificato e privato della libertà i propri popoli in nome dell’ideologia.
In pochi ne ebbero coscienza. Come comprenderlo, del resto, se gli europei, gli americani, gli israeliani, i giapponesi, i coreani, gli australiani e i neozelandesi, in pratica tutti i cittadini delle nazioni che avevano scelto la democrazia liberale come forma di governo, stavano vivendo la migliore stagione che gli uomini avessero mai vissuto da quando l’homo sapiens si eresse da terra.
La mortalità infantile è debellata, l’aspettativa di vita aumenta in modo esponenziale, la sanità mutualistica, prima, e principalmente pubblica, dopo, raggiunge pressoché tutta la popolazione, apprestandosi a diventare universalistica, nessuna restrizione all’uso di acqua corrente potabile, i telegrafi, i telefoni diventano oggetto di culto, roba da modernariato, lettere e documenti sono trasmessi via fax, un arnese ingombrante e rumoroso, che durerà lo spazio di un mattino, sostituito dalla magia di internet, che con un clic ti permette di spedire l’enciclopedia Treccani nell’altra parte del globo, i treni si preparano a viaggiare a 300 Km/h., le distanze sono cancellate con la possibilità di volare in tutti i paesi del mondo, trovando restrizioni solo in quelli totalitari, anche la mobilità urbana, bus e metro a parte, viene domata dalle bici, dagli scooter, dai monopattini elettrici.
Anno dopo anno queste condizioni migliorano, trascinando quei paesi che un tempo venivano definiti in via di sviluppo, che riducono le differenze rapidamente.
A stento, tuttavia, il progresso raggiunge le aree più povere del pianeta. Da lì arrivano le critiche più dure, specialmente verso l’ONU, che chiude gli occhi di fronte a orribili pratiche di schiavismo, a condizioni di vita inaccettabili, Le iniziative internazionali si moltiplicano e i miglioramenti, pur se lenti e graduali, da 70/80 anni a questa parte dimezzano da 3 a 1,5 miliardi le persone che vivono in condizioni estreme. La strada è ancora lunga, ma è stata intrapresa.
Fu lento e graduale, del resto, anche il miglioramento dei nostri antenati. All’alba dell’Ottocento chi aveva la fortuna di avere un lavoro, viveva, quando andava bene, con tre dollari al giorno, ci sono voluti due secoli, ma oggi due miliardi di persone ne guadagnano da 80 ai 150. In altre parti del mondo i redditi sono ancora bassissimi, ma la media è pur sempre arrivata a 33 dollari al giorno.
Certo le distanze sono ancora misurabili in anni luce e non sappiamo quanto impiegherà l’Africa a garantire ai suoi figli protezione sanitaria e scolarizzazione gratuite, abitazioni dignitose, cibo almeno sufficiente, ma i numeri sono confortanti.
Lo schiavismo, sempre troppo tardi, ma sta scomparendo. All’inizio dell’Ottocento, solo la Gran Bretagna su 193 paesi lo considerava illegale, oggi a praticarla sono rimasti in tre. Nel 1893 le donne potevano votare solo in Nuova Zelanda, ora possono farlo in tutto il mondo. La curva dell’estrema povertà si è ridotta dal 50% del 1966 al 9% del 2017.
***
Ecco, mentre l’occidente avrebbe dovuto celebrare la definitiva vittoria dei suoi modelli culturali, economici e politici, cominciarono ad avvertirsi i primi scricchiolii.
La vittoria sui regimi nazifascisti e più tardi su quello comunista, anziché sviluppare un processo virtuoso d’imitazione, provocò una sorda resistenza. Si cominciò con il dire, in occidente, non certo nei paesi dominati da regimi teocratici e autocratici o da rais sanguinari, che la democrazia non poteva essere esportata, in insanabile contraddizione con quel che era successo in Giappone e in Corea del Sud.
La democrazia liberale, però, perde progressivamente quel minimo di sacralità che era rimasta e che garantiva l’autorevolezza dei leader. Per quanto bravo tu[4] possa essere, non puoi usare lo Studio Ovale della Casa Bianca come garçonnière con una quasi minorenne e pretendere che i tuoi connazionali ti rispettino, che i tuoi omologhi ti considerino affidabile; tu[5] non puoi uscire dall’Eliseo, in vespa e con un cappelletto in testa per non farti riconoscere, per portare croissant freschi alla tua amante, senza pagare un prezzo.
La mediocrità generalizzata delle rappresentanze politiche fece il resto.
Queste erano ancora le cose meno importanti in una fase storica in cui il terrorismo aveva fatto un salto di qualità e quantità inimmaginabile, in cui i regimi comunisti non avevano mollato la presa in centro e sud America e su buona parte del sud-est asiatico, in primis naturalmente la Cina, che apertamente aveva lanciato la sfida agli Stati Uniti per la leadership mondiale, inaugurando un nuovo tipo di colonialismo in Africa, soffocando i mercati mondiali con prodotti per lo più scadenti, ma a prezzi stracciati.
***
Nel XXI secolo, dunque, siamo vittime di governanti incapaci? Non solo. Almeno in occidente.
Quando nei paesi occidentali gli ectoplasmi che siamo diventati hanno cominciato a battersi per il superfluo dovevamo capire che la nostra civiltà, parlo di quella occidentale, nata tremila anni fa tra le storie cantate sulle coste del mediterraneo, era giunta al capolinea.
I segni premonitori erano evidenti.
Dalla televisione apprendevamo di campionati europei, con tanto di atleti, squadre e federazioni, di «braccio di ferro», «taglio di colossali tronchi d’albero», «rotolamento di mostruosi pneumatici» e «freccette».
Nessuno pensi a una boutade, è semplicemente la metafora, una delle tante, dell’inevitabile declino della civiltà occidentale, giunta esausta al traguardo del terzo millennio.
Ora poi che si è affermato il «padel», sembra praticato e amato da Giuseppe Conte[6], ne abbiamo la prova del nove: l’occidente di Omero, Saffo, Eschilo, Socrate, Platone, Aristotele, Lucrezio, Orazio, Ovidio, Virgilio, Seneca, Dante, Leonardo, Michelangelo, Raffaello, Montagne, Rabelais, Moliere, Pascal, Bacon, Smith, Newton, Marlowe, Shakespeare, Manzoni, Velasquez, Goya, Rembrandt, Vermeer, Hendel, Bach, Mozart, Beethoven, Debussy, Gaudi, Einstein, Proust, Camus non ha scampo. Per completare l’elenco non basterebbero le pagine di questo libro.
Ne volete ancora? A Parigi, ormai da due o tre anni, c’è, come possiamo chiamarla, fiera?, dove la merce sono gli uteri da affittare, che se poi vuoi degli optional non hai che da chiedere. Il pupo, lo vuoi biondo e con gli occhi azzurri? Certo, non dire ariano, però, che fa brutto. Brunito, come un bronzo di Riace? Non c’è problema. La bambina dovrà, appena adolescente, avere le cosce lunghe? Un po’ più complicato, ma si può fare. Imperfezioni? Ci mancherebbe. Così, però, rischi di non far nascere Giacomo Leopardi e Stephen William Hawking. Pazienza non si può avere tutto. Piuttosto, sbrighiamoci, tra poco ci sarà il corteo di protesta contro gli OGM, non me lo voglio perdere.
Già, si può mettere le mani nel DNA degli esseri umani, ma guai a toccare le sementi, gli alberi, una pratica che, con gli innesti, i buoni agricoltori conoscono da millenni, ora, però, dal momento che sul mercato la mette una multinazionale è vietata. Solo nei paesi più idioti, se Dio vuole. Perché poi, qualcuno ancora è capace di riflettere e capisce che, quando i raccolti sono più ricchi, è più facile alleviare la povertà e la fame.
Non ci pensate nemmeno, da noi proibito, verboten.
***
Come se non bastassero le autocrazie, ai regimi totalitari si aggiunse la teocrazia iraniana, che minaccia, Dio non voglia con l’atomica alla mano, un giorno sì e l’altro pure, l’esistenza di Israele, unico caposaldo dei valori occidentali in Medio Oriente, valendosi di tagliagole che, per esercitarsi, distruggono i loro paesi, come è stato in Libano, in Siria, nella stessa Gaza.
Di fronte a questo scenario drammatico, noi abbiamo soldati imbattibili nel … peacekeeping.
***
Eppure, l’uomo contemporaneo, drogato da film demenziali, quando va bene, pensa di poter sfidare gli Dei, sente in sé la forza di Prometeo. Alla rovescia!
Il Titano sfida Zeus per aiutare gli umani, ai quali porta il fuoco, l’eroe dei nostri giorni pensa, invece, che i superpoteri siano personali, è ignorante e le condizioni dei suoi simili non le conosce.
Semmai, se proprio serve, si degnerà di salvare il mondo. A parole non lo batte nessuno. Non parlategli, tuttavia, di Prometeo, se si presenta lo farà giocare in serie B, quasi sempre in panchina.
***
Un divertissement, un biopic come si dice ai nostri giorni, può aiutarci a capire.
Siamo in un futuro prossimo, in una società estremamente progredita, dove la tecnologia può tutto, anche i viaggi nel tempo, la vita delle comunità e delle nazioni è diventata impossibile e alienante.
Il Direttore di un giornale, oppresso dal disorientamento generale, riunisce la redazione.
«Qui, dice, la confusione è sovrana, bisogna sentire uno che ci capisce. Irene, con te ne ho già parlato, vai a intervistare Platone, con l’algoritmo è un attimo.
Irene, come un fulmine, si piomba nell’Atene del IV secolo a.C., cerca l’Accademia e chiede di Platone, che, gentile come sempre, la riceve subito. Maestro, gli chiede, noi abbiamo tutto, non c’è stata generazione, almeno nella vecchia Europa, che abbia vissuto meglio della nostra, le comodità, la salute, le speranze di vita, il monopattino, allora perché siamo così smarriti, se non sentiamo uno psicologo ci sentiamo persi, tutti, pur facendo sport estremi, non reggono le fatiche del lavoro e vogliono andare in pensione prima possibile, gli uomini anziani si fanno l’ucraina, che non è una influenza, e dopo sei mesi finiscono a dormire in automobile, le donne della stessa età si mettono il tanga e prendono pillole per ogni santo momento della giornata. Che c’è che non va?
Cara Irene – le risponde il grande filosofo con garbo – è facile capirlo, ma voi di rimedi non ne volete. Me l’hanno chiesto in molti, mi hanno anche telefonato, ma le operatrici italiane, rumene, montenegrine, albanesi, non importa, raramente ti fanno avere la linea e allora ho buttato il telefono.
Vedi, sento dire che l’insoddisfazione si manifesta in nome della libertà, ma chi impugna questa nobilissima parola non sa di cosa parla. Io l’ho scritto in un dialogo, “La Repubblica”, la libertà di ciascuno ha un senso solo se ad essa corrisponde la libertà di tutti, solo se viene esercitata quando effettivamente serve, solo se chi ha la responsabilità di guidare una comunità la coltiva con parsimonia e a ragion veduta, solo se ogni cittadino avverte il senso del limite senza costrizioni e si aspetta, e considera giusta, una sanzione se deraglia.
Senza queste condizioni, come ho scritto, non c’è libertà, ma anarchia e la tirannia è dietro l’angolo.
Noi abbiamo avuto un politico, Pericle, che ha reso grande Atene, ma guidava la comunità non se ne lasciava guidare, le decisioni impopolari non lo spaventavano.
I vostri politici, ma forse non sono tali, fanno esattamente il contrario, Nella Magna Grecia ho conservato molti amici e mi dicono che la bellissima terra pugliese è governata da un satrapo, che ormai neppure in Lidia, che per dare ragione a tutti ha lasciato seccare milioni di ulivi e ora l’ha fatta invadere da pappagalli che a migliaia stanno devastando le coltivazioni e aggrediscono pure l’uomo, ma non fa niente, perché altrimenti la protezione degli animali protesta e lui perde 14 voti.
Disperata Irene sbotta: Maestro che dobbiamo fare? Platone le risponde con un sorriso: niente, non avete speranze, vi ci vorrebbe Pericle, ma è morto di peste.
Irene torna con un peso nel cuore, ne parla al Direttore, che, sopraffatto, si lascia inghiottire dalla poltrona, poi riflette, ha un’illuminazione e sorride. Il diavolo non è poi così brutto come viene dipinto. Quella di Platone è ancora una visione ottimistica, ci ha fatto capire che gli uomini non possono essere governati da algoritmi, ma dai vecchi strumenti della loro origine, il cuore e la mente, ci siamo sbarazzati troppo in fretta della storia e della conoscenza, senza di esse abbiamo smarrito la rotta. Forse si fa ancora in tempo, disse tra sé».
EZIO CALDERAI (CONTINUA)
[1] Nel V secolo capitale di un impero.
[2] Grandissimo filosofo francese del Settecento autore della teoria sulla separazione dei poteri.
[3] Nelle immagini che ci sono restate Pericle figura sempre con l’elmo.
[4] Bill Clinton, Presidente degli Stati Uniti.
[5] François Hollande, Presidente della Republique francese.
[6] Primo presidente del consiglio nel sistema solare nominato per caso.

❤️Vero.
"Mi piace""Mi piace"