“SALUTI & BACI” DI SILVIO SERANGELI – 6 – È Nasale

di SILVIO SERANGELI

«Mo’ vene Natale/ nun tengo e denare/ me fumo ‘na pippa / e me vado ‘a cuccà…»,  cantava Renato Carosone nel 1955. Ma quella era una delle sue tante composizioni spensierate, meno che mai una profezia di questo malinconico, balbettante Natale all’insegna dei contagi, delle mascherine, della paura che si tocca con  mano; c’è e si sente fra la gente, lungo le strade. Le persone magari girano spensierate, comprano, regalano: ma tutto con il freno a mano perché ogni giorno le notizie “serie” sono sempre più allarmanti. Per dire che a Roma molti ristoranti e trattorie, ormai da tempo, espongono ben in vista la scritta “asporto”. Fioccano  le disdette di viaggi, pranzi e cene. Pochi spettatori nei cinema. Saltano i mercatini di natale e non si faranno i concertoni di Capodanno. Speriamo bene. Incombono i colori del tutti chiusi in casa. Confesso che mi ha un po’ rinfrancato l’apoteosi di luminarie lungo le strade del centro CV con l’idea veramente accattivante delle lucine che si arrampicano sui rami degli alberi. E poi i negozi festanti e addobbati come nei tempi normali. In fondo ci vuole poco per un sorriso, per intravedere una tenue lucina in fondo a questo tunnel. E siamo a Natale, la festa delle feste, la famiglia, i regali e le musichette.  Natale…Natale…Natale, ma con una punta d’amaro per le incertezza che ci assalgono,  ora dopo ora. Così, non so come,  mi è venuto in mente «È Nasale!», uno dei titoli a tutta pagina del Male del dicembre 1978, che rifletteva un punto di vista diverso, provocatorio nei confronti del tutto va bene e del consumismo esasperato, un po’ come adesso.uno Più che Natale, Nasale. Così con  la comodità di avere questo materiale a portata di mano, sono andato a cercare quella pagina e a sfogliare alcune raccolte (non complete) dei pilastri della buona satira e del buonumore, rilegate con arte dal sig. Sanna, ovviamente sardo, che abitava a due passi dalla nostra sede televisiva di via Prampolini. Sfogliando sfogliando, mi sono chiesto: «Ma qui devo nascondere tutto, perché questi appena sfogliano qualche pagina, gli danno fuoco!» Tutto, proprio tutto politicamente scorretto! Agli antipodi del sussiegoso perbenismo da strapazzo che detta le leggi del comportamento più ingenuo e naturale. Per fortuna allora non era stato ancora inventato. Diceva Woody Allen, sdraiato sul divano in Manhattan, che ci creiamo continuamente dei problemi inutili e nevrotici perché questo ci evita di affrontare problemi ben più insolubili e terribili. Il MaleTangoCuore: che goduria, quante finezze, vignette, disegni, colori, racconti brevi, recensioni che questi analfabeti dell’oggi nemmeno capirebbero. Ma c’è un po’ di memoria da rinfrescare. Il Male arrivò alla tiratura di 140 mila copie, fondato da Pino Zac e poi diretto da Vincino con una vastissima schiera di collaboratori eccellenti, fitto di spunti, coloratissimo e….irriverente. Uscì dal 1978 al 1982. Se ne ricordano le prime pagine “false” dei maggiori quotidiani. Mitica quella di Paese Sera con il fotomontaggio di Ugo Tognazzi ammanettato fra gli agenti con il titolo a quattro colonne: «Arrestato Ugo Tognazzi. È il capo delle BR». Allora ci potevano essere rubriche come «scherzi da prete» e «chi se ne frega». Tango, diretto da Sergio Staino, era l’inserto satirico de l’Unità. Uscì dal marzo 1986 all’ottobre del 1988 accogliendo gran parte della masnada del Male. Molto critico nei confronti della dirigenza del PCI: «Veniamo da vicino andiamo qui dietro». Vignetta con i figli di Bobo rivolti al padre: «Natta dice che Tango è volgare e preferisce i disegnatori francesi e Le Monde». E Bobo risponde: «Ditegli che ognuno ha quel che merita… Anch’io preferirei Fidel Castro». Ricordo ancora la torrida Festa di Tango a Montecchio nel cuore dell’Emilia con nostra spedizione dal Polesine. Altri tempi. Cuore, «settimanale di resistenza umana», diretto da Michele Serra poi, nel periodo del declino, da Claudio Sabelli Fioretti, a sua volta adottò il gruppo storico del Male e di Tango, uscì dal gennaio 1989 al novembre 1996. Alcuni titoli significativi a tutta pagina: «Torna l’ora legale. Panico tra i socialisti./ Terrore alla Rai. Leccare il culo fa venire l’Aids./ Approfittando del casino generale, torna il comunismo./ Fuori legge il Cynar. Ricercato in tutta Italia Ernesto Calindri./ Siete poveri? Cazzi Vostri!/ Un negro vince la marcia su Roma./ Aiuta lo Stato, uccidi un pensionato./ Salvo Lima come John Lennon, ucciso da un fan impazzito./ Fanno i comunisti e poi vanno a fare la settimana bianca./ I Beatles si drogavano. Mino Reitano no. Vogliamo parlarne?» Che c’entra il Natale? C’entra e ci cape perché, per restare in tema, sono andato a cercare renne e presepi in qualche pagina di questi foglioni. Faccio un balzo nel tempo. Vado ad un altro volumone, al dicembre 1992 di Cuore.

due

Anche questo da mandare al rogo, e subito. Fra le iniziative del poliedrico foglio di Michele Serra ho ritrovato il «Giornale per bambine e bambine. Cuoricino» con il titolo a tutta pagina: «Babbo Natale esiste!» e la magistrale vignetta di Altan che lo raffigura un po’ come Capitan uncino. Dunque esiste come esistono anche «la Befana, il coniglio pasquale, il Mostro di Loch Ness e giù giù, fino al settimo sigillo, i mutanti, i Re Magi, i trolls, le sirene e il Gatto Mammone». A contornare questa figura c’è la filastrocca di Michele Serra «La Cometa Dormigliona» che …«Doveva scendere sulla capanna dove era nato bambino Gesù/ ma continuava a fare la nanna sopra una nuvola proprio lassù…/ Un  pastorello nel buio fitto è già inciampato a capofitto…/ I tre re magi non sono contenti perché non vedono un accidenti/ cade Gasparre dal suo cammello cade Melchiorre e si rompe due denti./ C’è Baldassarre che grida aiuto ha rovesciato tutta la mirra/ che cosa fosse non si è saputo forse una birra da bere seduto./ Ahi che zuccata fra due pastorelle! Vedon  brillare migliaia di stelle/ tutte le stelle dall’a alla zeta manca soltanto quella cometa».

TRE e Quattro

Nella pagina seguente Danilo Maramotti Vauro Giannelli Staino Michele Cavaliere Pietro Vanessi si sbizzarriscono con  una serie di figurine da ritagliare. È un presepe geniale e volutamente  irriverente con la madonna in sexy guepiere, san Giuseppe che fuma un avana, Bobo  pastore con pecorelle disorientate, l’angelo in volo  con cuffiette, i re magi sbronzi e con i cammello con la scritta «The Mirra official sponsor». Il bambinello osserva dall’alto il popolo che affolla la scena: c’è il pastore di Vauro ubriaco, portato in spalla dalla pecorella, la pastorella con zaino Invicta e scarpe da tennis che  conduce alcuni maiali dalle chiare sembianze dei politici dell’epoca e la cometa abbacchiata in crisi esistenziale… e così via. Proprio ci voleva questa sferzata! Cari amici vicini e lontani non è un rifugiarsi in epoche preistoriche, profondamente diverse, di per sé, ripeto di per sé, migliori. Nessuno nostalgia e va bene anche il presente e il futuro che verrà. Felici e buoni proprio come quando scrivevamo le nostre letterine al  “caro papà” da mettere sotto il piatto al pranzo natalizio. E sapete che vi dico: aveva ragione Cuore: «Babbo Natale esiste». È babbo Amazon. Attenti dunque grandi e piccini al corriere che porta i pacchi!

SILVIO SERANGELI