UNA QUESTIONE DI FINESTRE ROTTE?

di LUCIANO DAMIANI

Alcuni anni fa un’esponente politico, durante un dibattito sull’ambiente, disse: “il problema di Civitavecchia è il decoro”. Al di là dell’opportunità di quella affermazione in quella occasione, il decoro è assolutamente un problema per la nostra città.

Per qualche giorno le questioni societarie hanno portato il porto ad essere lo specchio indecoroso della città che lo ospita, rifiuti sparsi, cassonetti traboccanti ecc.., non che prima fosse ‘ammirabile’; la fontana e le sue cascate attorno al Forte hanno da tempo smesso di allietare lo sguardo di chi si voleva concedere una passeggiata, anche l’erba dei prati ed i fiori, hanno lasciato il posto all’erba secca. I cestini dei rifiuti sono stati rimossi, e sarebbe interessante sapere perché, e le strade sono piene di avvallamenti pericolosi. Così si presenta l’area portuale attorno alla Fortezza Giulia. La cancellata semovente, qualcuno se ne ricorderà, aveva lo scopo di separare il porto dalla città, e perciò tutelare il decoro del porto proteggendolo in qualche modo dai “vandali nostrani” (la citazione non è proprio precisa, ma il senso delle dichiarazioni fu proprio quello). Quando si decise di abbassare le cancellate nel fine settimana lo si fece con la condizione che il decoro venisse preservato. Intanto gli operatori dell’asta del pesce hanno minacciato la chiusura per i mucchi di rifiuti nei pressi dell’edificio.

Questo decadimento del porto è stato notato da molti cittadini, c’è da chiedersi se anch’esso stia assumendo l’aspetto della città.

Lo stato di degrado cittadino è oramai un dato acclarato, quello che sarebbe interessante indagare è se sia qui applicabile la ‘Teoria delle finestre rotte’ e magari in quale misura. Che vi siano comportamenti poco urbani è indubbio come è indubbia la scarsa efficacia dell’azione di pulitura delle strade e di manutenzione delle stesse. C’è da chiedersi ad esempio come sia possibile, nel chiuso di un locale bankomat, gettare una carta in terra nonostante la presenza del cestino a un passo.

S’è rotta prima la finestra o è nata prima la maleducazione? Questo tipo di comportamenti, assolutamente gratuiti, senza giustificazione alcuna, possono davvero essere conseguenza dell’esistente degrado? O sono forse figli di mera maleducazione? Un marciapiede sgarrupato può giustificare o produrre l’erba sulla soglia del proprio portone? Evito di parlare delle deiezioni canine per non essere accusato di prendermela con i cani o di sentire: “con tutti i problemi che ci sono…..”, frase sempre pronta per i possessori e amanti di queste creature.

La raccolta differenziata dei rifiuti, a parere di molti, è stata avviata con troppa fretta, certamente una preparazione più accurata sarebbe stata auspicabile, ma può questo giustificare il conferimento scorretto del proprio rifiuto? Questo dei rifiuti è un altro aspetto del degrado cittadino, rifiuti lasciati fuori posto e mastelli stracolmi ne sono parte, e qui la responsabilità è in certamente in parte attribuibile ad una amministrazione che non ha affrontato il tema della raccolta in modo serio, non ha corretto gli immancabili errori dell’avvio, non l’ha migliorata. Questa questione è un altro vetro rotto? I mastelli grandi sono spesso confinati in strutture di legno che, adeguatezza a parte, sono spesso rovinate e fatiscenti, ma perché chi li gestisce non li mantiene in modo decoroso? Davvero questi comportamenti sono attribuibili al vetro rotto? Ci sarebbe da chiedersi da quando questa città è in queste condizioni, da quando essa produce comportamenti negativi.

I cittadini “per bene” un po’ soffrono e un po’ subiscono passivamente, attenti a dove mettono i piedi e bestemmiando quando il piede finisce dove non dovrebbe. Il cittadino per bene si tura il naso e fa finta di non vedere, però non può, ogni volta che si reca altrove, non registrare la differenza che c’è con certe città ordinate e pulite, ed ogni volta la domanda: “ma perché Civitavecchia è così mal ridotta?”.

Certo si può dibattere su come sia stata governata negli ultimi anni, ma, guardare al passato non serve per costruire il futuro, serve solo se si pensa a cosa fare per cambiare le cose. Sarebbe dunque ora di pensarci ed impegnarsi in questo senso, se non altro almeno di avviare una discussione propositiva.

Intanto c’è chi fa del meritorio plogging ripulendo la marina ed esponendo sui social la raccolta di bottiglie, lattine carte e quant’altro sparso al suolo e nelle aiuole, come una sorta di “mostra del pescato”, suppongo lo faccia con lo scopo di inseminare qualche coscienza disponibile, più probabilmente suscita in alcuni dei momenti di vergogna.

LUCIANO DAMIANI