APOKALYPSIS

di CARLO ALBERTO FALZETTI

Il Covid era stato vinto. Il vaccino aveva funzionato. Ma, la società tutta, da ovest ad est, era divenuta una vera  e propria società del rischio permanente. C’era una diffusa malinconia in giro. La gente si tuffava a capofitto in attività frenetiche. Tutti erano ansiosi di riprendere attività, lavoro, divertimenti, relazionalità. Ma l’uomo sembrava sempre più intimorito, avvilito, aggressivo, egoista, troppo poco gioioso.  Fu a quel punto che un certo Giovanni, un vecchio relegato in una isoletta tirrenica, ebbe un sogno che io tento qui di riportare per sommi capi.

E vidi io uomini discutere sulla stagnazione secolare che avrebbe afflitto il nostro futuro post-covid.

Avvicinai uno dei dialoganti. E mi disse:

“Ecco, dopo anni di delirio liberista il ritorno a Keynes. La “trappola della liquidità” sarà scardinata, la politica pubblica espansiva farà uscire il globo da questa stagnazione inflattiva. Come abbiamo sempre sostenuto, la politica economica fonda il suo essere sulla domanda. Al diavolo le politiche liberali dell’offerta!  Fuori tutti gli immorali liberisti, fuori gli idolatri del libero scambio e chiunque ami la morte del mercato controllato!”

 Poi vennero altri che si unirono ai primi e avanzavano formule, escogitavano strumenti di rilancio e blateravano e agitavano le braccia ubriachi di dialettica e le loro bocche non erano mai satolle di parole e le loro orecchie mai sazie di udire.

Giochi di ragazzi erano quelle dispute. Ben altro riservava il destino all’umanità. Salvare il Pianeta, questo il tema giusto.

 Non era la mancanza del ciclo economico il vero problema. La stagnazione sarebbe passata:  qualche formuletta azzeccata e via con la ripresa congiuntural-keynesiana , vetero –socialdemocratica, antiliberale.

Poi , ecco, io vidi la…. Bestia.

Il Dragone rosso che aveva sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi.

Scendeva dalla montagna gridando: “ Dio non è più morto! Dio non è più morto! Dio è risorto! Dio è…. l’Impianto. Adorate, uomini, il vostro unico Dio”.

L’Impianto?

E vidi un angelo avvicinarsi e mi mostrò un fiume d’acqua viva limpida come cristallo. Ed io scorsi ciò che dovevo sapere. 

L’Impianto era la natura squisitamente predatoria della tecnica che tutta avvolgeva le vite degli umani. Era l’Impianto a disporre della tecnica secondo il principio che ogni cosa, ogni ente, fosse considerato solo come disponibilità, risorsa, fondo a disposizione. Una montagna non era più tale ma solo possibile cava e giacimento, la terra era foresta da legname o zolla da porre a cultura, il mare era riserva di pesca. L’aria energia per pale eoliche, il terreno era sottosuolo per possibili minerali, il sole solo energia, l’acqua del fiume potenziale forza da chiudere con dighe. Ogni ente del cosmo era pensato solo quale valore utilizzabile per lo scambio.  

L’Impianto divorava il valore d’uso delle cose aprendo il dominio al solo valore di scambio. La produzione non era finalizzata al consumo, dunque alla soddisfazione del consumatore, ma al solo scambio. Produrre per produrre ancora di più. Accumulazione, ecco il fine dell’Impianto. Il Denaro era l’incarnazione dello spirito dell’Impianto. Denaro contro Denaro: solo per finzione e per breve tempo l’incarnazione si avvaleva della Merce:  Denaro-Merce-Denaro. Una vecchia classica figura ottocentesca dimenticata in qualche soffitta resuscitava apparendo quale simbolo dell’Impianto onnivoro e dominatore.

  Avevo compreso ma non del tutto. Il Dragone Rosso vomitò dalla bocca, allora, la sua verità. I popoli asiatici avrebbero stretto alleanze, e la ragione calcolante portata agli estremi dalla tecnica informatica li avrebbe resi, una volta uniti,  potentissimi strumenti dell’Impianto. Avrebbero costretto l’Occidente a seguirli sulla via della produzione per la produzione, in modo incessante facendo perdere ogni fede, ogni credenza, ogni anelito culturale  che non fosse quello della pura razionalità economica.

Ma, non era il Dragone Rosso la causa di tutto questo. La Bestia era solo lo strumento, il più efficiente del globo, ma solo strumento. L’Impianto non era effetto di cospiratori, di massonerie occulte, di perfide menti  “plutocratiche”.  Una spiegazione troppo facile, un alibi per le masse dei semplici. Come era un comodo alibi pensare di risolvere con qualche rimedio ecologico lasciando intatta la causa fondante.

L’Impianto era il Destino del mondo. L’Impianto era l’essenza del mondo. Era il modo con cui l’essere si manifestava nel nostro tempo. Anche il Dragone ne era vittima, vittima inconsapevole.

Tutta l’umanità stava ormai per essere oggetto di alienazione, di sfruttamento, di spaesamento. La macchina del valore con la sua drammatica circolarità, produrre con il fine di produrre, creava il plusvalore non dal tempo di lavoro impiegato ma dall’uomo in quanto tale. Creazione di valore dall’uomo mercificato, dall’uomo ridotto a semplice “funzionario” dell’apparato tecnico. Il valore aveva ormai una sola causa fontale, scaturiva dall’autovalorizzazione   della produzione. Era un” valore sistemico”, non scaturente dallo sfruttamento di una specifica classe sociale.

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 Se l’Impianto è il Destino è inutile sperare di opporsi. Giochi di bambini sono gli aneliti alla opposizione dello  strapotere della tecnica, strumento dell’Impianto.

Accettare il Destino significa essere realisti, evitando le decrescite felici  (per ebeti), le fumose utopie e nostalgie luddiste.

 Ma accettare non significa essere passivi. Questo è il punto.

 E, allora? Un problema aperto al quale rispondere……C’è ancora un po’di tempo per rispondere. Spero. 

CARLO ALBERTO FALZETTI