MARIA LETIZIA E LA FASE 2 – LA FAME DELLA PELLE

di MARIA LETIZIA

La fame della pelle

Sono stanca del blocco. Vorrei riprendere qualcosa che assomigli alla mia vita normale: passeggiare per la strada verso il mio bar preferito, una bella cena al ristorante, fermarmi e prendere un regalo per il mio compagno, e per me… si può fare? Sì e no. Lentamente, con cautela, qualcosa si può fare.

Dal 4 maggio 2020…

Con un misto di gioia, di ansia e di timore si schiudono le porte fino a ieri serrate. Mascherina, guanti, flacone di amuchina sono nella borsa insieme alle chiavi della macchina. Uscirò, uscirò non per la solita fila davanti al supermercato ma per andare a trovare qualcuno che non vedo da due mesi. Veramente sono tante le persone che amo e che non vedo da due mesi: potrò vederle tutte? E davvero con mascherina e a un metro di distanza? No. Non sarà esattamente così, perché è impossibile che io non abbracci mio figlio, la mia amica, il mio compagno: uno per volta, naturalmente.

Un contatto di pelle, un abbraccio, un bacio. Mantenersi, il mio verbo preferito, tenersi per mano. Ti può bastare per la vita intera, un attimo, un incontro. Rinunciarvi è folle, sempre e comunque.

Erri De Luca, (da I pesci non chiudono gli occhi.)

La mia pelle ha fame. E credo che le nostre pelli, private del tocco di mani umane, abbiano tutte fame.

L’altro giorno sono andata al compleanno di un bambino che abita nel mio palazzo. Ogni tanto veniva a trovarmi e insieme giocavamo o guardavamo i cartoni animati: si sedeva in braccio a me e ci davamo bacetti. Durante la quarantena ovviamente è stato tenuto a debita distanza ma da un po’ abbiamo deciso di vederci. Il giorno del suo compleanno sono stata invitata a cena per festeggiarlo (con gli amichetti avevano festeggiato online). Ebbene: il suo entusiasmo per il regalino e per la mia presenza è stato frustrato dalla impossibilità di abbracciarmi. Stava lanciandosi tra le mie braccia ma è stato rapidamente stoppato. Per un attimo è rimasto interdetto, poi ha abbracciato con impeto la mamma: questo abbraccio è per te! Mi ha detto.

Vi confesso una mia trasgressione. Una sera di circa una settimana fa avevo una forte, sgradita sensazione di mancanza. Non di comunicazione, perché grazie a facetime siamo tutti collegati e visibili. Molto ci ha aiutato la tecnologia durante la pandemia. Ma l’immagine in video non può sostituire il contatto pelle a pelle. Le mie mani stringono solo un freddo cellulare, dalle voci non escono aliti caldi e le parole d’amore e d’affetto risuonano nella stanza, meno nel mio cuore che stenta ad accelerare i suoi battiti. Che fare? Chiara, ho pensato, la mia amica che abita vicino e di cui posso fidarmi. Le ho telefonato: Chiara, ho bisogno di abbracciare qualcuno. Sono sana e lo sei anche tu dopo due mesi di arresti domiciliari. Ci incontriamo? Un abbraccio e a casa. Come due cospiratrici ci siamo date appuntamento all’ora in cui il cielo si oscura, le luci si accendono nelle case e la cucina è pronta per la cena. Ci siamo incontrate all’entrata del piccolo parco vicino, ora chiuso da un cancello ben lucchettato e, seminascoste da un albero fronzuto, ci siamo abbracciate. Felici e nutrite ci siamo salutate e siamo tornate nelle rispettive case.

Due mani che si cercano sono l’essenza di tutto il domani.

(André Breton)

Mi sono chiesta se era normale questa fame della mia pelle, se era normale che un abbraccio amicale mi avesse così scaldato e ridonato allegria e sopportazione. Così ho smanettato sul computer e ho scoperto che è vero: la pelle se non viene “toccata” si avvilisce, comunica alle cellule del corpo la sua inquietudine e il sistema immunitario si può inceppare.

Esiste una università che studia il potere del “tocco”, della carezza. Il Touch Research Institute, dell’Università di Miami, si dedica allo studio degli effetti della terapia del tocco. Il “tocco”, di tutti i tipi (carezze e massaggi) e in tutte le fasi della vita, dai neonati agli anziani, ha molti effetti positivi: “Facilita l’aumento di peso nei neonati pretermine, Migliora l’attenzione, Allevia i sintomi depressivi, Riduce il dolore, Riduce gli ormoni dello stress, Migliora la funzione immunitaria,”.

La superficie del corpo umano, la pelle, è in realtà un enorme strato di recettori tattili. Ci fornisce i mezzi per connetterci con ciò che ci circonda. Nonostante l’importante ruolo che la visione svolge nella nostra vita quotidiana, è la pelle che costituisce sia il più antico, sia di gran lunga il più grande dei nostri organi di senso. La pelle protegge il nostro corpo dal mondo esterno e, allo stesso tempo, ci informa su ciò che accade sulla sua superficie. La fame della pelle è il bisogno biologico del tocco umano.

Ho visto una coppia correre forte per non perdere l’autobus. Sarebbe stato più facile lasciarsi la mano ma loro volevano perderlo insieme.

 (ceciliaseppia, Twitter)

Senza contatto, gli umani si deteriorano fisicamente ed emotivamente. “Sappiamo dalla letteratura che la mancanza di contatto produce conseguenze molto negative per il nostro benessere”, afferma Alberto Gallace, neuroscienziato dell’Università di Milano-Bicocca, che su questo tema ha scritto un libro: In touch with the future: The sense of touch from cognitive neuroscience to virtual reality (A. Gallace&C. Spencher, Oxford press, 2014). Gli autori ci spiegano che gli esseri umani sono intrinsecamente creature sociali; gli studi hanno dimostrato che privare le scimmie del contatto fisico porta a risultati negativi sulla salute. Il nostro cervello e il nostro sistema nervoso sono progettati per rendere il tocco un’esperienza piacevole, e affermano: “La natura ha progettato questa modalità sensoriale per aumentare i nostri sentimenti di benessere negli ambienti sociali. È presente solo negli animali sociali che devono stare insieme per ottimizzare le loro possibilità di sopravvivenza.” Toccarsi è una delle forme di comunicazione più importanti e meno concettuali che abbiamo.

Se non sai che fare delle tue mani, trasformale in carezze.

(Jacques Salomé)

L’intimità può essere completamente non verbale attraverso l’atto del tocco, perché il corpo può esprimere verità sorprendenti che le parole a volte non riescono a trasmettere.

Come tante altre cose nella vita, non ci rendiamo conto di quanto dipendiamo dal calore di una mano che ci abbraccia, ci accarezza, fino a quando non ci manca.

Ci abbracceremo tanto quando le restrizioni saranno revocate. E ci accarezzeremo.

Ricevere una carezza è un segno di dolcezza, di affetto. I nonni accarezzano i nipotini con mano leggera, i figli accarezzano i genitori anziani sulle loro pelli rugose e assetate, il neonato si placa al tocco della mano e dopo l’amore una carezza sul viso affannato regala una febbre appagata.

Il peso di una carezza
può essere un segno d’alba,
il crisma del tuo destino,
la donna che alla fonte
dolcemente si inclina,
taglia netto il suo solco
di costante preghiera,
e così se mi appoggio
alla tua mano pura
mi si leva dentro l’alba
dentro si alza il cielo.

Alda Merini

 

MARIA LETIZIA