2021 : UN NUOVO SISTEMA ECONOMICO?

di CARLO ALBERTO FALZETTI

IL SISTEMA VIGENTE.  A partire dalla Reaganonomics siamo passati , nel mondo occidentale, da un sistema di politica economica basato sulla gestione della domanda( Keynes) ad un sistema  basato sulla gestione dell’offerta( Supply-side economics, Friedman, Lucas, Laffer). Il significato è semplice: la variabile- obiettivo del primo sistema è la piena occupazione, la variabile-obiettivo del secondo è la “liberazione” dell’economia dai vincoli pubblici. Un’idea quest’ultima che ha tanti significanti . Elencandoli in ordine temporale, dal più recente al più antico, eccoli di seguito:  trickle-down ( letteralmente: gocciolamento dall’alto verso il basso, una sorta di meta sudans), neutralità (Lucas), libertà di scegliere (Friedman), ordine spontaneo ( von Hayek), vizi privati e pubbliche virtù ( Mandeville, L’alveare scontento),  mano invisibile (Adam Smith), laissez-faire ( liberalismo illuminista). In termini succinti, tutti questi significanti approdano verso un unico significato: lasciate che i ricchi diventino più ricchi (Flat tax ,vizi privati a tutta forza), lasciate spazio alla evoluzione spontanea, non ostacolate la selezione darwiniana dell’impresa, rendete il mercato libero di scegliere fra le varie opzioni ed il risultato finale di tutto questo sarà l’efficienza del sistema( pubbliche virtù). A questo punto un po’ di ricchezza “colerà” dall’alto al basso e tutti gioiranno.

Il trionfo del liberismo economico si è tradotto, fino al momento presente, in questi risultati:  un eccesso inusitato di finanziarizzazione del sistema e della relativa rendita; una globalizzazione molto intesa seppur gestita male; un potere di mercato senza limiti; una storica concentrazione di ricchezza; un rafforzamento del populismo a sostegno del sistema economico.

  SABBIA NELL’INGRANAGGIO. La produzione sociale della ricchezza, nel nostro tempo , è accompagnata da una correlativa produzione sociale di rischio extra-economico ( inquinamenti, clima, pandemie, flussi migratori, guerre locali). Il liberismo ha sin qui costretto, in parte, le imprese ad “internalizzare” il rischio ( costi più elevati), in parte ha scaricato i costi sui consumatori. Il rischio è stato inglobato.

 Da qualche mese un rischio estremo  ha colpito l’intero mondo produttivo.

 L’effetto più dirompente della pandemia, al di là delle ovvie ripercussioni “congiunturali”(si sta calcolando quanto i modelli econometrici  indichino in termini di caduta del PIL e di durata del ciclo), è di natura “strutturale”: possibilità di autolimitazione dei consumatori (maggiore sensibilità, rinascita di localismo controllato, diminuzione di globalizzazione) e ritorno a sistemi di welfare specie sul fronte sanitario(investimenti per produrre “beni pubblici”)

Questi effetti della pandemia sono in netto contrasto con gli assiomi liberisti!

La domanda, allora, è : la solidarietà della paura può essere una capace energia sociale che possa mettere fuori gioco il calcolo del tornaconto individuale (Beck,1986)?

In altri termini, il liberismo trionfante potrebbe essere messo in gioco?

L’argomento è ampio. Sarebbe il caso di continuare sul tema. Le ripercussioni della pandemia sul populismo, che sorregge il liberismo economico, saranno certamente oggetto di riflessione dell’amico Nicola Porro.

CARLO ALBERTO FALZETTI