I FORCHETTONI
di TULLIO NUNZI ♦
In uno spassoso libro di Filippo Ceccarelli, dal titolo “Invano”, sugli aspetti storico cronachistici della prima repubblica, un piccolo capitolo viene dedicato ai “forchettoni”.
Secondo l’autore, da un perenne roteare di coltelli da un continuo levarsi di calici e cucchiai come scettri da una infinità di assorte riunioni, nascono prima il mito, poi la metafora della voracità dei democristiani. Non so perché ma leggendo quel capitolo mi è venuto da pensare alle prossime elezioni amministrative di Civitavecchia. Giuro con una sinapsi di cui non riesco a capire le ragioni o meglio forse, l’assonanza deriva da alcune stranezze di questa campagna elettorale.
La prima: crisi dei partiti, bilancio in dissesto, città con carichi fiscali alle stelle e ci sono ben 6 o 7 candidati a sindaco. Sono ben felice che un numero così cospicuo di candidati voglia il bene della nostra città; spero in un recupero tra cittadini e politica. Rapporto che ultimamente si era abbastanza sfilacciato. E’ sufficiente vedere la percentuale dei votanti. Poiché mi piace trasgredire i luoghi comuni e il politicamente corretto ribadisco quello che ho già detto da questo blog.
I partiti che hanno avuto un ruolo determinante per la democrazia di questo paese, sono oggi contenitori ormai novecenteschi. Andrebbero adeguati ad un mondo che negli ultimi 20 anni è cambiato più che negli ultimi 100.
Il PD che ha portato più di un milione di persone ai gazebo, dimostrando una capacità democratica consistente, per eleggere il proprio segretario ci ha messo 1 anno e mezzo, che nei tempi del web è praticamente una vita. Forse in una società liquida anche i partiti dovrebbero adeguarsi mentre invece in gran parte sono strutturati in maniera duvergeriana, cioè antiquata.
Avrei preferito un rassemblement civico di liste democratiche con una personalità onesta e rilevante, cosi’ come sta avvenendo in diverse realtà italiane. Spero solo che tra i sei aspiranti si faccia una campagna basata sui programmi, con toni civili, lasciando da parte metodi da condominio, non coinvolgendo situazioni personali.
Ma perché il richiamo ai forchettoni.
Dal 1991 non frequento più la politica militante; per quelli della mia generazione la politica era tutto, era una cosa sacrale che coinvolgeva il privato. Una posizione ideologica che coinvolgeva il proprio lavoro la propria vita privata. In pratica dal ’91 non sono iscritto ad un partito ed invidio, sinceramente tutti coloro che in tempi brevissimi riescono a passare da uno schieramento all’altro. Ripeto non è una connotazione negativa, anzi quasi una forma di mia debolezza generazionale rispetto a coloro che in tempi brevissimi riescono a riposizionarsi in forma convinta e convincente.
Si può comprendere questa tendenza, visto che venute meno le basi ideologiche, siamo portati su più campi di impegno. Con una certa confusione sulle varie offerte politiche.
Io per esempio da un punto di vista sociale sono vicino alle posizioni di Potere al Popolo, da cui però mi dividono le visioni economiche, più vicine al PD, come da un punto di vista fiscale sono per un fisco equo e non ingombrante per cittadini e imprese. Quindi capisco i novelli forchettoni.
Questi ultimi li riconoscete perché hanno una grande capacità camaleontica. Da una elezione all’altra scompaiono, ma ovviamente ed evidentemente lavorano sottotraccia o nell’ombra: non li vedete nemmeno a far la spesa al mercato o alle analisi mediche. Quasi come novelli Mattia Pascal scompaiono dalla vista di noi normali.
Tre mesi prima delle elezioni riappaiono improvvisamente, con comunicati pontificando su tutte le materie: dal commercio, all’agricoltura e scoprendo valori che noi miseri cittadini nemmeno ci sogniamo: democrazia, nuova clima politico rinnovato, attenzioni alle classi deboli. Fino all’ultimo ci tengono però in suspense perché parlano, ma non sappiamo fino all’ultimo, ancora quale sarà il loro approdo. Finalmente per il bene dei cittadini per scelte di assoluta democrazia decidono a chi portare i loro voti.
Mi permetto alcune riflessioni: ma i partiti da cui provengono e nei quali hanno militato per anni con incarichi notevoli, anzi, determinando molto spesso la stessa linea politica, non se ne erano accorti di questa loro titubanza?
Allora ho ragione nel dire che i partiti ormai sono incapaci di filtrare la classe politica, la loro stessa dirigenza, non esclusivamente per ragioni numeriche e di tessere.
Poiché i forchettoni hanno grandi schiere di supporter, che fanno votare in massa, costoro sono ammaliati dalla figura del leader per cui sono disposti a votare da Casa Pound a Servire Il Popolo. Evidentemente è così e sicuramente saranno determinanti per l’elezione della nuova amministrazione. Perché per loro non sono importanti programmi e obbiettivi. E’ sufficiente la propria collocazione, definire l’appartenenza.
Un consiglio ai partiti: se si vogliono prendere i pochissimi voti di chi come me ha invece qualche ritrosia in passaggi clamorosi, al ballottaggio arrivate con la lista degli assessori già pronta, perché il ballottaggio è il luogo dove i forchettoni sono famelici: non di cibo ma di potere.
Forse presentarsi con una lista fatta di persone competenti, prive di problemi giudiziari, scelte in base al merito potrebbe evitare scelte tragiche che in un passato recente hanno fatto di questa città una città mediocre. Come dice Sabino Cassese, l’elettorato non è composto da bestie.
Per un piatto di porchetta molto spesso si sono scelti forchettoni che non facevano gli interessi dei cittadini e delle imprese, ma quelle del cuoco (forchettone).
Si rischia di non vincere perché vengono meno voti; però si ha la sicurezza di governare l’intera legislatura e in modo organico.
TULLIO NUNZI
Mi associo alla richesta…. beh.. forse è più un desiderio che una richiesta, le richieste hanno l’aspetativa se pur remota di poter essere soddisfatte, invece i desideri sono qualcosa di diverso qualcosa che non puoi o non sai a chi chiedere e se pur lo sai capisci che non possono essere soddisfatti se non per una particolare combinazione astrale.
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L’anonimo sono io Luciano Damiani
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FRAMMENTI DI ANTROPOLOGIA POLITICA COMPRENSORIALE
“Adottando il metodo empirico della ricerca sul posto per poi risalire alla struttura, sulla falsariga del noto antropologo Levi-Strauss, ecco – un po’ alla rinfusa – alcuni dati e impressioni sulla CITTA’ Pur non avendo la pretesa del rigore scientifico, forse questi frammenti contribuiranno a una maggior comprensione.
Ogni iscritto di partito vorrebbe lui stesso essere il segretario, ogni consigliere essere vassallo, ognuno che sa leggere e scrivere Presidente.
E’ difficile adottare la morale democratica, europea-occidentale, in una fascia di territorio la cui storia è fatta di oppressione, la cui cultura è una miscela di segreta-bucolica-romantica-selvatica ingenuità e di intrighi. Si dovrà dapprima introdurre una faticosa e lenta educazione per formare dei cittadini dello stato da coloro che una volta erano pastori, capitribù, capibanda e fanatici.
I leader sono circondati da sostenitori la cui fedeltà è relativa come tutto in queste zone; essi sono spesso consigliati da politici che hanno affinato la loro furbizia al servizio del ‘turco’.
All’interno dei partiti i veri funzionari si considerano strateghi superiori e anche all’interno di questi veri funzionari ci sono gruppi che lottano uno contro l’altro, ci sono personalità che si vantano della particolare amicizia degli “amici del re” ed altri che si sentono trascurati.
Clan come quelli che hanno finora determinato la politica della CITTA’ alla sua sventura, determinano ancora la politica personale dei partiti. Arbitrii burocratici dell’amministrazione sono abitudini tradizionali qui, così come esistono coloro che partono dall’ingenuo concetto che qui un contratto valga come in ogni altro luogo, un giorno la CITTA’ si troverà di fronte a brutte sorprese.
La popolazione si divide timorosamente in gruppi che evitano ogni mescolanza reciproca. La vendetta è altrettanto viva quanto il riscatto. La frantumazione religiosa del popolo (circa due terzi “maomettani”, il resto “ortodossi” o “romano cattolici”) è a volte accompagnata da fanatismo. Gli artigiani sono in preda all’arbitrio dei funzionari, degli usurai, dei padroni e degli affittuari. Uno strato intellettuale molto sottile costituisce in questo comprensorio più danno che utilità. E’ molto difficile spiegare agli abitanti del posto che ci sono cose che si devono fare gratuitamente nell’interesse della cosa pubblica. La pessima fama di un leader politico gli può derivare in gran parte dal fatto che si sia preoccupato di portare almeno un certo ordine negli uffici. Ogni ordine viene sentito come una costrizione insopportabile.
Per le prossime elezioni nella città si sono raccolti avventurieri di tutti i tipi per approfittare di tutte le mutevoli occasioni. Il popolo è nullatenente e indifeso, una piccola parte è molto ricca e onnipotente ma occupata costantemente in faide interne. Una borghesia cittadina ai primi stadi, timorosa, disarmata, e solo mezza interessata al destino politico della città.
Un piccolo strato di semi-istruiti, avido di cariche è sempre pronto a trattare coi vicini interessati, sempre tramante cospirazioni per motivi di carattere, ambizione e sete di potere. Nel momento in cui scrivo questo articolo, giungono notizie confidenziali dalla Capitale secondo le quali nel corso dei prossimi mesi si temono “disordini”. Si vuole approfittare del poco tempo che resta prima delle prossime elezioni, comunque se si riesce a superare questo breve periodo di tempo senza disordini allora i leader “possono sperare” di rimanere anche per i prossimi cinque anni e gli altri rimanere per altrettanto tempo ai loro “posti”, poiché anche la loro posizione è, nonostante gli accordi economici, molto debole e la città non appartiene ancora a loro come si sembra credere da qualche parte.
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La crisi di credibilità della politica nazionale caratterizza il nostro “bel Paese” ormai da anni. La disaffezione per la partecipazione alla politica, manifestata principalmente con la mancata partecipazione al voto nelle varie scadenze elettorali, si è resa sempre più marcata. Ora si tenta di recuperare consensi……ma ormai le parole “politica”, “partito” e “uomini politici” suscitano negli elettori solo e soltanto contrasto ed ostilità.
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