Decarbonizzazione SI…. Decarbonizzazione NO!

di BENEDETTO SALERNI
Con il programma della decarbonizzazione promosso dal piano industriale Enel, conseguente ai protocolli/accordi nazionali, europei ed internazionali sui problemi climatici, si pone una questione di grande rilevanza socio-economico per la definitiva chiusura degli impianti che producono energia elettrica nella nostra città. 
Se verranno rispettati tali programmi, non penso che si possa sfuggire dal ragionare sul significativo cambiamento che discenderà dal superamento degli aspetti negoziali delle “Relazioni industriali” della grande impresa produttrice di energia elettrica. 
Una forma di regolazione degli interessi, che ha certamente influenzato il dibattito politico-sindacale sul rapporto tra sviluppo, ambiente e lavoro nel territorio locale e nelle zone limitrofe.
Non si può non riconoscere che a partire dal primo insediamento negli anni ’50 fino alla realizzazione del polo energetico, questi impianti nel corso degli anni non siano stati essenziali nel complesso sistema nazionale elettrico per favorire lo sviluppo e la modernizzazione del Paese. La loro funzione ha rappresentato una leva considerevole e strategica per i piani occupazionali del territorio dell’Alto Lazio e non solo. 
Nel territorio ha costituito un fattore dinamico soprattutto per la cooperazione tra imprese e per la nascita di piccole e medie aziende legate alle attività manutentive dei siti.  Il complessivo personale addetto e operante negli impianti di produzione è sempre stato di elevata capacità e professionalità.
Si può anche aggiungere che ha spesso rappresentato una significativa presenza alle iniziative pubbliche che rispondevano agli interessi sia del mondo del lavoro che della comunità locale, promovendo e partecipando attivamente ai grandi momenti di solidarietà collettiva per la composizione dei conflitti sindacali e sociali.
Tutto ciò, inutile dirlo, tra contraddizioni e talvolta anche con aspetti negativi che la comunità locale non ha mancato di rilevare e stigmatizzare. 
Il Piano Nazionale Energia e Clima ha visto coinvolti una molteplicità di associazioni, di imprese, di organismi pubblici e sindacali, il mondo universitario e dopo l’iter parlamentare è stato presentato con un decreto verso la fine del mandato governativo di Gentiloni. 
Il documento fa propria anche la posizione italiana sui temi dell’efficienza energetica e delle energie rinnovabili. Consente una comune strategia individuando le necessarie azioni e gli strumenti per la salvaguardia ambientale, e permette di avere una articolata visione di politica energetica sui problemi climatici, prevedendo la decarbonizzazione totale entro il 2025. 
Si tratta comunque di un documento di indirizzo, che non pone nessun obbligo programmatico al nuovo governo pentastellato-leghista. 
Quelle forze politiche avevano espresso forti perplessità e anche opposizione, rivendicando il loro diritto ad “aggiustamenti” in caso di vincita delle elezioni politiche nazionali. In diverse forme, avevano trovato soltanto il sostegno del presidente Trump (!) che a tutt’oggi, non intende sottostare ai vincoli internazionale e agli accordi sui problemi climatici presi dal suo predecessore Obama. Il suo programma politico energetico prevede addirittura un aumento della produzione di energia elettrica dal carbone. Tuttavia, nel contratto di governo gialloverde, non ci sono precisi impegni su tali problemi, si parla soltanto di una intenzione di “portare la questione ecologica al centro della politica”, proponendo l’energia rinnovabile. Il contratto non fa nessun accenno all’accordo di Parigi, alla SEN ed agli altri impegni internazionali.
Dopo le recenti polemiche nel governo gialloverde sulle grandi scelte energetiche ed ambientali, come la Tap e l’ILVA, con un risultato finale palesemente diverso da quanto dichiarato nella propaganda elettorale, non si lascia sperare un possibile scenario sulla dismissione e sull’utilizzo dell’area dei siti energetici. 
Ma indipendentemente dalle polemiche elettorali, il fronte progressista locale, considerando le preoccupazioni legittime della popolazione per l’ambiente e lo sviluppo, deve trovare comuni orientamenti per la fuoriuscita dal carbone, facendo leva sugli investimenti per le energie rinnovabili e delineando un futuro credibile per il sito energetico locale. Sarà questo il tema centrale di questi anni e, auspichiamo, anche della prossima campagna elettorale.
Sarebbe altresì opportuno, che nel programma elettorale dei progressisti locali, fosse manifesta l’intenzione specifica dettata dalla complessa materia dei siti energetici, di assegnare alla nostra Casa comunale la “centralità” nel futuro dibattito su questi argomenti per meglio valutare tutte le opzioni possibili per incidere positivamente sulle scelte di questi territori che non possono essere ancora penalizzati. 
Una centralità comunale che abbiamo visto alla fine degli anni ’80 sul problema energetico, che ha messo in atto una importante attività di coordinamento politico delle iniziative a divenire che portarono a delle apprezzabili soluzioni politico-sindacali per la città.
A conclusione dell’esperienza pentastellata, penso sia emersa con sufficiente chiarezza la debolezza culturale l’incapacità di governo. La confusione generatasi sugli importanti temi della comunità nell’arco dei cinque anni di governo, sta a dimostrare come nel prossimo appuntamento amministrativo serva un vero “cambiamento” e un nuovo patto fondante con i cittadini. Serve una diversa classe dirigente che rilanci la città con chiarezza programmatica e capacità gestionali. 
Infine, la materia ambientale e i problemi del cambiamento climatico insieme ad altri problemi di natura sociale, debbono costituire i punti cardine del programma politico dei progressisti. All’appuntamento di maggio sono questi i problemi che ci troveremo difronte e che dovranno essere il discrimine tra le forze politiche.  
Nella discussione dei prossimi mesi, la propaganda elettorale locale si dovrà anche misurare con l’innovazione, con i cambiamenti del tessuto sociale ed economico. 
E’ auspicabile una svolta radicale nella definizione dei progetti e delle linee di intervento, finalizzata ad accrescere la dotazione infrastrutturale e consentire una maggiore attrazione e fruibilità del territorio per nuove iniziative imprenditoriali. 
Una nuova sociale per la città non può non prevedere le possibili sinergie tra soggetti diversi (Imprese, Università, Ricercatori, EE.LL) che deve costituire l’idea forza sulla quale imperniare una rinnovata competitività della città.   
È indispensabile aprire un nuovo periodo basato su comportamenti coerenti e democraticamente condivisi per rafforzare il potere contrattuale della città che deve ritrovare unità tra le forze progressiste, dai partiti ai sindacati, ai movimenti, alle associazioni, insomma tra tutto il tessuto civile e democratico di questo territorio. 

BENEDETTO SALERNI