Cacciari: Appello per le elezioni europee

di PAOLA ANGELONI ♦

Con tutta evidenza potrete accorgervi che le mie righe non fanno parte di un articolo progettato e controllato, piuttosto sono una serie di rimandi a partire da una riflessione che ho a cuore da molto tempo sul concetto di virtù.  La mia intenzione via via ha lasciato spazio ad altri eventi ed altre considerazioni che sarà difficile ricollegare solo con un filo logico, solo alla fine, se riuscirò a parlare “della virtù”, potrò dire di aver padroneggiato gli eventi legati a momenti fondamentali della mia storia personale. Se sono qui a parlare del concetto di virtù, della funzione dell’intellettuale, di apocalittici e integrati, dei poteri della magistratura, vuol dire che voi lettori mi fate il piacere di farmi raccontare.

Ho seguito su La7 ,” In onda “, un breve scambio a distanza tra Massimo Cacciari e Adriano Sofri. Cacciari era in studio – recente è il suo manifesto sull’Europa – mentre Adriano Sofri era in collegamento esterno. Ho sentito nelle parole un aspro confronto: Cacciari testimonia il proprio dissenso sull’Italia di oggi e chiede scusa, sentendosi egli stesso corresponsabile dell’imbarbarimento odierno.

Sofri ha un disgusto del “redde rationem“ da parte di Cacciari, mentre Cacciari ribatte “Le prediche alla Sofri non le sopporto “. Sappiamo che Adriano Sofri fu condannato a 22 anni come mandante dell’omicidio del commissario Calabresi ( Milano 1972 ). Contro di lui c’è sempre e solo stata la parola dell’unico accusatore, Leonardo Marino, che riferisce un incredibile colloquio senza testimoni, in cui asserisce di aver ricevuto un  “mandato a uccidere “.  Sofri è stato condannato, assolto, ricondannato a seconda dei magistrati che si occupavano del processo durato 15 anni.

Se ritorniamo agli anni ’60 vediamo Sofri studente alla Normale di Pisa, studioso di Gramsci e dei consigli operai, iscritto al PCI, da cui viene allontanato nel ’64. Fonda “Il potere operaio” di Pisa. Anche Cacciari fonda, negli stessi anni, il suo pensiero politico sul marxismo. Si discuteva se il capitalismo sarebbe crollato con la rivoluzione o lentamente. Si proponeva la gestione da parte dello Stato di enti di natura economica, di statalismo morbido o duro. Cacciari è assiduo osservatore e interprete dello sviluppo capitalistico come “ciclo“ legato alle lotte operaie, partecipe dunque della temperie operaistica.

Il suo forte dissenso nei confronti del Partito si manifesta nel 1977, riguardo alle inchieste del procuratore di Padova, Pietro Calogero, contro Autonomia operaia nella lunga istruttoria del processo “7 aprile “.

ANGELONI AUTONOMIA

Il filosofo Cacciari, della sezione del PCI di Venezia, è fortemente critico nei riguardi del senatore comunista Ugo Pecchioli, secondo il quale la strategia della sovversione mirava a distruggere la novità della partecipazione comunista al governo di un paese occidentale e la prospettiva di un futuro sviluppo democratico. Questa lettura, contro le posizioni garantiste di alcuni intellettuali, ebbe detrattori all’interno del Partito. Lo stesso Cacciari si pronunciò in maniera critica rispetto all’inchiesta “7 aprile “.  E’ degno di nota ricordare che i giudici padovani del processo ricostruirono in maniera diversa l’arcipelago autonomo. La difformità di analisi vide contrapposti il procuratore di Padova Pietro Calogero ed il giudice istruttore Giovanni Palombarini. Il magistrato Palombarini, garantista, dovette rispondere ad alcune insinuazioni dei cronisti riguardo la sua posizione di “ fiancheggiatore “ del cosiddetto” terrorismo diffuso “.
Ancora troviamo Cacciari in una accesa discussione con la federazione del PCI di Padova, che era favorevole all’arresto del leader autonomo Toni Negri, definendo persecutorio e vendicativo l’atteggiamento del PCI padovano.

 Insomma, l’attuale dissenso tra Sofri e Cacciari ricalca quella ingenerosa critica che fece Toni Negri: “Cacciari e Tronti hanno elaborato costruzioni teoriche sofisticate e complesse, ma il cui scopo era, alla fin fine, giustificare la loro incapacità di uscire dall’ombra del Padre, il Partito Comunista “.

Oggi Tronti scivola verso l’antieuropeismo e siede al tavolo con Fusaro e Bagnai, mentre Cacciari lancia l’appello alle elezioni europee versus i “populismi“.

PAOLA ANGELONI