AMMAZZA LA VECCHIA…. COL GAS

di LUCIANO DAMIANI 

L’accordo volontario “Civitavecchia Blue Agreement”, nato per ridurre le emissioni del traffico navale nel nostro porto, è, all’evidenza dei fatti, naufragato per mancata adesione. L’AC dice che attenderà ancora poco prima di decretarne la scomparsa. L’assenza dell’Autorità Portuale all’ultimo recente tavolo di lavoro sul tema la dice lunga, così, un progetto decollato con la premessa di volare basso, sta colando a picco nello specchio d’acqua del nostro porto, neppure è riuscito a vedere il mare aperto.

Questo naufragio però ha aperto un po’ gli occhi rispetto a ciò che sta avvenendo. E’ evidente che l’Autorità Portuale, completamente staccata dalla città, stia andando per suo conto verso la gassificazione dei traffici, ci si sta attrezzando per fornire GNL (gas naturale liquido) alle navi di ogni stazza e tipo. Ormai sono molti i documenti disponibili che lo dimostrano, con tanto di numeri e date. Ovviamente nella totale disattenzione alle istanze della città. Del resto il porto, dalla città è ben separato. Una bella cancellata lo divide dal mondo di fuori, su di essa è scritto: “cancello mobile” o una cosa del genere. A dire il vero il cartello è stato semidistrutto dal tempo, ma comunque la sostanza è quella di un cancello che si potrebbe aprire ma che non si apre mai. Chissà se non si apre per non fare uscire l’aria o per non farla entrare. A torto o a ragione non saprei, ci sarebbe da discuterne, ci sarebbe da impelagarsi nei rapporti tra Di Majo e Cozzolino, ed ancor prima. Comunque il fatto è che nel documento: “ELECTRIC SHORE POWER or LNG to improve the quality of air in the port of Civitavecchia”, del 30 giugno 2016 si dice: “Civitavecchia has decided its energetic policy according with the three pillars of sustainability.” Insomma nel documento ci sono un sacco di numeri, un impapocchiamento come a dire: “Abbiamo considerato tutto, proprio non c’è storia, meglio del gas non ce n’è”. Per chi non masticasse l’inglese traduco il titolo: “Alimentazione elettrica in banchina o gas naturale liquido per migliorare la qualità dell’aria nel porto di Civitavecchia”.

Già dire che “Civitavecchia ha deciso” (Civitavecchia has decided its energetic policy), stride abbastanza, se è vero che l’Amministrazione Comunale insiste e pretende che l’AP rispetti le prescrizioni del Min. Ambiente che prevedono la elettrificazione delle banchine.

A dire il vero a tutte le autorità portuali sono stati chiesti degli studi nei quali si considerino possibilità diverse dalla elettrificazione ma che producano lo stesso “beneficio ambientale”. C’è da credere che questo studio non sia stato prodotto, visto che l’AC non ne è a conoscenza, ma potrebbe anche essere. A leggere il documento di cui sopra si rileva, in una tabella comparativa, che le emissioni di PM10 in un sistema HVSC (high voltage shore connection) ovvero con navi alimentate elettricamente in banchina, sarebbero quasi il doppio di quelle prodotte dal GNL. 52% contro il 97%. Ad essere sinceri si fa una gran fatica a crederlo, ma magari siamo ignoranti. Qualche esperto potrà certo confonderci con i numeri, per capire quelli bisogna essere ben ferrati, e noi umilmente ammettiamo di non esserlo. Però certe cose le capiamo benissimo. Ad esempio chissà perché nel documento viene considerato solo il PM10 e non altre sostanze, il PM 2,5 tanto per dire. (L’associazione ambientalista tedesca “Nablus”, con i suoi tecnici, ha recentemente rilevato in porto un valore del PM2,5 drammatico).  Ma del resto, la parte che riguarda la qualità dell’aria recita: “According with data certified by Regional Agency for the Environmental Protection (ARPA Lazio), in the period 01.01.2013 – 31.12.2015 quality of air in Civitavecchia has been always in compliance with Decree 155/2010 (Directive 2008/50/CE).
 Only few days in a year (less than allowed) PM10 is over the limit.” Insomma, in fondo l’aria è pulita, lo dice ARPA.
Sulla scelta del GNL pesano anche altre considerazioni espresse, ad esempio i costi energetici che con l’elettrico schizzerebbero, secondo il documento, ben del 300%, mentre adottando il gas scenderebbero del 20%, oppure che gli armatori chiedono tutti di passare al gas, e che i costi per l’AP sarebbero per l’elettrificazione di ben 200 milioni di Euro, contro un tondo zero per le strutture necessarie alla distribuzione del GNL. Sinceramente volendo tirare cifre a caso, per far pendere una decisione da una parte invece che dall’altra, non si potrebbe fare di meglio, già queste appaiono esagerate.

Curiosa però è la premessa del documento, che dovrebbe far pensare che elettrico si può. Viene citata la direttiva europea 2014/94:

Member States shall ensure that the need for shore-side electricity supply for inland waterway vessels and seagoing ships in maritime and inland ports is assessed in their national policy frameworks. Such shore-side electricity supply shall be installed as a priority in ports of the TEN-T Core Network, and in other ports, by 31 December 2025, unless there is no demand and the costs are disproportionate to the benefits, including environmental benefits.

Sinteticamente invita gli stati a prevedere prioritariamente per i porti tutti, nelle proprie politiche, l’implementazione di banchine elettrificate, a meno che costi e domanda non la rendano squilibrato il bilancio costi/benefici.
Del resto l’elettrificazione delle banchine è una realtà diffusa da tempo in molti importanti porti europei ed americani, esempio virtuoso per tutti, il porto di Rotterdam che produce 200 MW da eolico per alimentare navi di ogni tipo.

Le conclusioni del documento in oggetto considerano l’elettrificazione fuori da ogni giustificazione, ma però non si capisce per quale motivo la direttiva europea consideri l’elettrificazione “prioritaria” addirittura per i porti principali “TEN-T Core Network”, quindi adatta ai grandi numeri. La stessa direttiva dispone che i porti del TEN-T Core Network, dispongano di punti di alimentazione di GNL per le navi che lo utilizzano, come qualcosa in più, quindi, non suggerita per i porti minori a differenza del modello concorrente (…installed as a priority in ports of the TEN-T Core Network, and in other porta).

Al quadro aggiungo per ultimo che l’idea di questa AP pare sia quella di realizzare un vero e proprio HUB per l’approvvigionamento di gas, tant’è che per il 2021 è prevista una estensione di spazio impegnato (Surface of the storage plant) di 30.000 metri quadri, ed una capacità di immagazzinamento (Storage volume) di 80.000 metri cubi.

L’estensore del documento però non considera che tali cisterne sarebbero in pratica in città e che si sommerebbero ai già esistenti serbatoi di combustibile che si trovano per altro ad un passo. Stavamo scarsi a rischio.

Progresso e crescita hanno i loro costi, si sa, e bisogna pur prendersi qualche rischio, ma già vediamo ricchezze che cascano sulle teste dei civitavecchiesi.
Forse è tutto un film, come quello della Concordia che doveva essere smantellata qui al doppio del prezzo che altrove, o come le Ferrari del mare della Privilege, o le terme ecc…
Per ora di certo c’è solo la cancellata che divide il porto dal mondo di fuori. Ci sarebbe però da capire chi sta dentro e chi sta fuori, non è chiaro.
A me pare che sia proprio il caso di dire “ammazza la vecchia…. col gas”
Il documento può essere reperibile all’indirizzo:
LUCIANO DAMIANI
Foto di copertina tratta dal documento citato