VIETATO FUMARE?

di ENRICO IENGO ♦

Recentemente l’opinione pubblica, con grande risalto mediatico, ha appreso che è in discussione alla Camera una legge per la legalizzazione della Cannabis.

Il disegno di legge firmato da oltre 200 deputati prevede la possibilità di detenere piccole quantità di Cannabis (5 gr fuori casa e 15 gr in casa), di coltivarla (massimo 5 piantine), anche in associazione con altri soggetti, di comprarla in rivendite autorizzate, in un regime fiscale simile a quello per la vendita del tabacco, con unico obbligo di comunicazione all’Ufficio regionale dei Monopoli.

Rimangono le pene stabilite per lo spaccio, la proibizione del consumo in luoghi pubblici e le norme che vietano la guida di autoveicoli se sotto effetto della cannabis, mentre viene depenalizzata la cessione gratuita ad un maggiorenne o fra minorenni, sempre ovviamente entro la quantità massima (5gr) consentita.

Inoltre sono previste anche norme che estendono e facilitano l’uso della Cannabis per motivi terapeutici.

La proposta di legge, firmata da deputati del PD, di 5 Stelle, di FI, di SI, di Scelta Civica, ha sollevato, come era immaginabile, polemiche feroci che hanno coinvolto e diviso le forze politiche, ma, stranamente, ha avuto meno impatto nell’opinione pubblica.

Sono personalmente favorevole al disegno di legge suddetto. I motivi li ha evidenziati nell’ultima relazione annuale la Direzione Nazionale Antimafia: “il totale fallimento dell’azione repressiva” e “la letterale impossibilità di aumentare gli sforzi per reprimere meglio e di più la diffusione dei cannabinoidi”. La stessa DNA sollecita politiche di depenalizzazione al fine di raggiungere come obiettivi una “deflazione del carico giudiziario, la liberazione di risorse disponibili fra le forze dell’ordine e la Magistratura per il contrasto di altri fenomeni criminosi e il prosciugamento di un mercato, che, almeno in parte, è di appannaggio di agguerrite associazioni criminose”.

Parliamo, nell’anno in corso, di quattro milioni di consumatori in Italia per un fatturato di 12 miliardi di euro!

Quindi un sì convinto da parte mia, ma anche una riflessione seria sull’uso della Cannabis, partendo dalla constatazione che una parte non secondaria di quei 4 milioni di consumatori sono adolescenti, se non addirittura ragazzi in età preadolescenziale: è inutile precisare che sono i difficili anni della vita, dove spesso fattori esogeni ed endogeni contribuiscono a minare i fragili equilibri che accompagnano lo sviluppo e la maturazione della personalità.

L’esperienza clinica e la ricerca scientifica hanno evidenziato che in determinate condizioni l’uso della Cannabis comporta effetti negativi e rischi per la salute psico- fisica del consumatore

Sono stati individuati tre tipi di consumatori:

a) quelli che ne fanno un uso ricreativo, infrequente, meno di una volta a settimana;

b) coloro che vengono definiti abituali con uso di Cannabis 3-5 volte a settimana;

c) quelli dell’uso giornaliero (da 1 a 20 sigarette al giorno). Questi ultimi subiscono gli effetti della sostanza continuativamente e hanno più difficoltà a smettere.

Un recente studio del 2016 (fonte JAMA psychiatry) conclude che, nel tempo, l’uso di Marijuana potrebbe alterare il processo di elaborazione della “ricompensa” a livello della parte del cervello nota come nucleo Accumbens, considerato il centro del “piacere”; un meccanismo che aumenterebbe il rischio di sviluppare dipendenza da questa sostanza. Lo studio non è riuscito a dimostrare se l’effetto della Cannabis sia diretto o indiretto, cioè mediato da altre reti neurali in connessione con il nucleo Accumbens.

Nel tempo non si è dimostrato chiaramente che il “fumo” sia una sorta di droga di passaggio e ancora oggi si tende a considerare il successivo uso di droghe pesanti come legato a inclinazioni personali e a situazioni sociali, più che all’azione facilitante della Marijuana, nonostante il fatto che i consumatori di droghe pesanti abbiano in una percentuale maggioritaria fatto uso di Cannabis.

Sappiamo tutti gli effetti immediati dell’uso della Cannabis, effetti che scompaiono al massimo nell’arco delle 24 ore, ma in alcuni soggetti, spesso in personalità rigide, in consumatori abituali, magari in ambienti non considerati famigliari, si possono manifestare sintomi quali ansia, ideazione paranoide fino al disturbo delirante, attacco di panico con sintomi di depersonalizzazione e derealizzazione. Anche questa sorta di intossicazione acuta ha una durata massima di 24 ore.

Da sottolineare che l’uso di Marijuana può slatentizzare patologie psichiatriche gravi, quali la schizofrenia e il disturbo d’ansia generalizzato, patologie che sarebbero comunque emerse prima o poi in personalità predisposte, ma soprattutto può antagonizzare l’effetto dei farmaci antipsicotici utilizzati nella schizofrenia.

Infine, sorvolando sulle conseguenze sull’apparato respiratorio e su altri apparati, pongo l’attenzione sulla cosiddetta “sindrome amotivazionale” che può colpire i grandi consumatori che fanno uso quotidiano o quasi; sindrome caratterizzata da apatia, ritiro sociale, perdita di interessi, ipoergia ecc.; in questi casi la libertà di fumare può scontrarsi con le dure regole della realtà quotidiana, ove sono necessari efficienza e sapersi mettere in gioco, creando difficoltà che alimentano un circolo vizioso dal quale diventa difficile liberarsi.

Ma c’è un altro vecchio rischio, storicamente connesso con l’uso della Cannabis, specialmente in età “di passaggio” e con cui ci dobbiamo confrontare: è il possibile emegere di una temperie pseudo-culturale ove prevale un concetto di “banalizzazione” e semplificazione mistificante dell’ uso della Cannabis: la Marijuana come veicolo che consente scelte di appartenenza alla propria comunità, riti di iniziazione anticonvenzionali e quindi di rottura nei confronti di una realtà percepita come estranea e ostile.

Credo sia compito di tutti, scuole, famiglie, movimenti politici e giovanili affrontare anche questa sfida culturale: far vincere il messaggio che avere la possibilità di detenere la Marijuana, così come per gli alcoolici e il fumo di sigaretta, non vuol dire che si possa utilizzare tranquillamente e senza rischi per la salute, né che rappresenti un modo alternativo di vivere una realtà che non piace, anziché affrontarla e cambiarla, o affrontare e cambiare se stessi.

Quindi, almeno per me, un sostegno convinto al disegno di legge in Parlamento, ma un altrettanto convinto sì ad una campagna di informazione e di persuasione, contro ogni possibilità di mistificare il vero significato della legge in discussione.

Abbiamo dinanzi a noi una battaglia di civiltà: non la si trasformi in una sorta di vittoria di Pirro!

P.S: Se interesserà in una prossima occasione mi soffermerò sugli usi terapeutici, sempre più interessanti, della Cannabis.

ENRICO IENGO